Resistere bisogna: mai allentare la presa di fronte alla democrazia minacciata

3 Aprile 2014 /

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di Silvia R. Lolli
Tra le assenze associative di domenica 30 marzo a Marzabotto si deve contare l’associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi). Da socia aggregata non essendo tanto vecchia da essere realmente partigiana, mi chiedo come mai, dopo la condivisione del primo appello il 2 giugno 2013 in Piazza S. Stefano a Bologna, si è ritirata e, per ovviare ai malumori degli iscritti, ha fatto un’altra manifestazione in proprio, non partecipando a Roma il 12 ottobre?
I partigiani dovrebbero rappresentare la resistenza italiana, madre dell’attuale Costituzione. Oggi da parte dell’Anpi non c’è neppure una chiara parola sullo scempio che si sta cercando di fare della democrazia. Il dispiacere è tanto, ma saremo messi peggio quando ci sarà la restrizione ancora maggiore di diritti: politici e sociali su tutti. Soprattutto quando si pensa ai tanti tentativi per delegittimare la democrazia italiana, dalla P2 a oggi.
Intanto la Borsa italiana in questi giorni rileva uno spread “ai minimi storici”. Un caso? Non crediamo proprio; occorre cominciare a leggere molte situazioni in un unico modo, contestualizzandole, incrociando i dati, ma soprattutto cercando di guardare oltre un’informazione troppo ridondante e univoca.

È la stessa informazione che sta dicendo: “È l’opinione pubblica che vuole il cambiamento!” Ma quale opinione pubblica? Fra indecisi e non votanti i sondaggi danno una percentuale del 50%; di quale opinione pubblica si parla? Per questi motivi sarebbe importante vedere riunite le forze politiche ancora pensanti, che studiano, che non si fanno guidare da uno solo o da pochi; e che vogliono ancora una partecipazione politica attiva. Dovrebbero essere capaci di ipotizzare un futuro vivibile per l’uomo ed in cui la democrazia rimane ancora centrale.
Il tentativo della “via maestra”, ma per le elezioni europee anche la lista Tsipras, potrà e dovrà essere la base di partenza per i democratici futuri. Sono comunque tentativi nei quali chi partecipa si deve considerare parte di un gruppo all’interno di un’appartenenza di politica già “ribollita”, e quindi deve sapersi liberare da vecchie immagini per conoscere bene l’oggi e vedere nel futuro.
Si deve cominciare o per l’Italia ricominciare appunto dai diritti politici (partecipazione attiva con il voto, lavoro, istruzione pubblica soprattutto per i meritevoli), civili e sociali della nostra Costituzione; invece che cancellarli, bisogna portarli anche in Europa. Qualche anno fa per esempio si sperava che nella Costituzione europea, poi rimasta solo a livello di Statuto e di trattati, ci fosse il nostro art. 11, soprattutto la frase “…ripudia la guerra”, rimasta anche da noi come molti altri articoli solo sulla carta, ed oggi lo vediamo bene.

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