La nostra primavera: sboccia il nuovo manifesto. Esito inaspettato dell'assemblea dell'associazione

1 Aprile 2014 /

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dell’Associazione Il Manifesto in Rete
Bologna 29 marzo 2015. Che sarebbe successo qualcosa lo si incominciava a sentire nell’aria già dal primo mattino. Una affluenza inaspettata di compagne e compagni riempiva rapidamente il cortile del Centro Costa già mezz’ora prima dell’inizio, forse per la concomitanza con il forum dell’acqua pubblica. Invece erano li per la nostra assemblea. Persone che non vedevamo da tempo dei vari circoli sparsi per l’Italia: più delle mail avevano evidentemente funzionato i rapporti personali, le telefonate dirette. Mancano i compagni del Circolo di Roma, peccato; ma in fondo ognuno ha i suoi tempi per elaborare il lutto.
Poi arrivano i giornalisti ed i collaboratori, anche quelli che credevamo ormai dispersi in altre esperienze e scelte. C’è persino il sindacato. Alla fine ci contiamo e siamo più di cento. Con emozione il presidente dell’Associazione apre la giornata; dopo una breve descrizione dell’attività svolta dalla fondazione ad oggi, dà lettura dei messaggi giunti la sera e la notte precedente da chi non ha potuto partecipare: Luisa da Strasburgo, Giovanni da Parigi, Guido da Berlino, Marco da Barcellona.
Tutte le comunicazioni pongono in modi diversi il tema del “fare”, tanto più di fronte ad una condizione sociale e politica in vertiginoso disfacimento, davanti alla marginalità dello spazio coperto dall’attuale manifesto ed alla breve esperienza di pagina99. Prendono subito la parola giornalisti e collaboratori che in maniera molto sincera ed appassionata ripercorrono la storia del giornale sviscerando gli errori commessi di cui si dichiarano corresponsabili, e contemporaneamente tracciano il profilo di quello che dovrebbe essere il progetto editoriale di un nuovo giornale comunista al passo coi tempi.

Il dibattito si fa intenso, evidenziando posizioni anche fortemente diverse, ma rispetto ai contenuti, non alle modalità. Da parte del sindacato l’appello ad un strumento che dia voce e prospettive ad un mondo del lavoro sempre più marginalizzato e isolato. Qualcuno si lascia sfuggire che sembra di essere in una riunione di redazione come ne sognava da tempo. Antonietta, responsabile del blog di Bologna, oltre a rendicontare sull’attività svolta delinea i contorni editoriali di un portale nazionale anche in termini di impegno e costi. Luigi, esperto di economia dei mezzi di comunicazione, tiene quasi una lezione definendo costi e profitti di ogni possibile operazione in base alle opzioni che si intenderebbero intraprendere. Si parla di una rivista settimanale o mensile, qualcuno azzarda un quotidiano a quattro pagine come il primo manifesto, oltre al portale nazionale.
Ma stiamo parlando sul serio o stiamo sognando? E chi paga? Eh già, come si supera lo scoglio costi? Prende la parola Roberto, che dopo uno strano racconto di intrecci personali ed “aziendali”, ci fa capire che sono disponibili, in una ipotesi di nuova avventura editoriale, con la certezza della partecipazione di una solida componente di firme storiche, investimenti per circa €. 800.000,00. Una pubblicazione comunista sotto padrone no. Ci tranquillizza spiegando che è una sorta di prestito fiduciario (non del tutto gratuito) i cui termini sono da definire ma che non interferirà con le scelte editoriali. Si decide di dare mandato a Roberto, Giacomo (tesoriere dell’Associazione) e Alessia (legale di diritto cooperativo) di approfondire con gli investitori i termini dell’operazione. Nel contempo occorre ripescare il progetto cooperativo rifiutato a novembre 2012 dal manifesto Normalizzato ed adeguarlo alla nuova avventura.
Ma su quale progetto editoriale? Viene (ri)costituito un gruppo di lavoro con quattro giornalisti, due collaboratori ed i responsabili del sito di Bologna e di quello Sardo. Tempo di lavoro due/tre mesi massimo. Alla manifest@ di giugno il progetto deve essere completo. E la ragazza di fine secolo cosa dirà? Una delegazione andrà a Parigi per il suo compleanno per esporgle il progetto e per portarle il nostro abbraccio.
Ma sarà tutto vero? Fuori è una bellissima giornata di sole e quando, dopo sette ore di discussione, ci riversiamo in giardino respiriamo a pieni polmoni la primavera: la nostra primavera.

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