di Sergio Caserta
Il prossimo 10 febbraio, presso l’Istituto Gramsci a Bologna, si presenta l’archivio documentale di Guido Fanti, scomparso l’11 febbraio di due anni fa. Un’occasione importante per ricordare la figura prestigiosa di Sindaco di Bologna e poi di primo Presidente della Regione Emilia Romagna, parlamentare nazionale e Vicepresidente del Parlamento europeo; un uomo che ha dato tanto alla nostra città, al Paese, al suo partito e a tutta la sinistra.
Avendo avuto la fortuna e l’onore di stargli vicino negli ultimi cinque anni di vita, laboriosa e attiva, ho potuto da lui imparare tantissimo sull’arte della politica intesa nel senso più nobile ed elevato, così come la concepiva Guido: pensiero e lotta, rispetto degli altri, difesa intransigente delle proprie ragioni, battaglie a viso aperto; non te le mandava a dire e quando qualcosa non lo convinceva, usava il silenzio, arma tagliente ed eloquente.
Inutile dire che non era contento dell’andamento in generale della politica nel paese ed anche per tanti aspetti di quella locale; e non lo teneva dentro di se, sono note le sue interviste, le conferenze stampa, in cui fino all’ultimo si sforzava di spiegare che era necessario per ben governare, dotarsi di una visione strategica, di un progetto largo e lungo.
Quando è finito, un giorno ho dato una piccola mano a suo figlio Lanfranco, a risistemare alcune sue carte dell’ultimo periodo e con enorme sorpresa, sfogliando la pila di appunti, fogli sparsi e cartelle, mi sono reso conto che non aveva mai gettato nulla, tutte le cose che avevamo discusso, e che aveva discusso con tanti altri, erano conservate con estrema cura, anche se nell’ultimo anno non stava bene, aveva continuato a scrivere di progetto per la Bologna del 2050, di città metropolitana, di questione del fiume PO (suo grande impegno per tutta la vita) e tanto tanto altro ancora.
In quelle carte ci sono i suoi pensieri e giudizi sulle diverse situazioni. Guido era riservatissimo e non parlava mai, dando giudizi personali su alcuno, anche se c’erano stati tanti comportamenti che l’avevano addolorato, quel che non sopportava era il formalismo ipocrita, lui che era molto austero e diretto, educato fino all’inverosimile, non sopportava che non si mantenessero gli impegni che non si onorasse la parola data, perfino i ritardi non giustificati lo infastidivano ma era poi molto comprensivo con tutti.
I suoi “voti” erano molto severi, raggiungere la sufficienza con lui era impresa ardua, e ciò che non gli piaceva della politica di oggi, era proprio la superficialità e la casualità del governismo improvvisato, lui che decisionista l’era stato ai suoi tempi, ma in un sistema di “regole del gioco” molto chiare e rispettate, un altro mondo.
Mancherà a Bologna il suo punto di vista sull’amministrazione, proprio adesso che il Sindaco Merola si appresta a traghettare l’amministrazione nella seconda fase del mandato; cosa direbbe Guido del lavoro svolto, dei risultati e delle prospettive, darebbe la sufficienza? Il suo stimolo che poteva esprimersi anche in una critica severa, sarebbe senz’altro utile a orientare la barra, è questo che manca oggi, non si vede chi possa esprimere liberamente e in modo complessivo un’opinione efficace che sia d’aiuto.