Morti sul lavoro, il 2013 finisce e nulla è cambiato

31 Dicembre 2013 /

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di Marco Bazzoni
Anche il 2013 si avvia a fine e per quanto riguarda le morti sul lavoro nulla è cambiato. I dati dell’Osservatorio indipendente di Bologna, diretto dall’amico Carlo Soricelli, ex operaio metalmeccanico in pensione, al 24 dicembre 2013, ci dicono che nel 2013 sono morti sul lavoro oltre 1180 lavoratori (stima minima) e molto probabilmente a fine anno saranno oltre 1200.
Il mio pensiero va ai lavoratori che purtroppo non ci sono più e ai loro familiari, che passeranno un Natale molto triste senza di loro. Io ci ho provato a far si che cambiassero le cose, che aumentasse la sicurezza sul lavoro: Dio solo sa se ci ho provato. Ho fatto anche aprire una procedura d’infrazione a livello europeo, perchè la legge per la sicurezza sul lavoro italiana (Dlgs 81/08, modificato dal Dlgs 106/09 dall’ex Governo Berlusconi), violava alcuni punti della direttiva europea quadro 89/391/CEE.
Per questa procedura d’infrazione (2010/4227), per cui è stato emesso un parere motivato il 21 Novembre 2012, probabilmente verremo deferiti alla Corte di Giustizia Europea se non prenderemo provvedimenti a breve.Ma purtroppo chi veramente avrebbe il potere di cambiare le cose o non ci sente o fa finta di non sentirci!Con il DL 69/2013 (detto decreto fare), il Governo Letta ha addirittura “semplificato le norme per la sicurezza sul lavoro”, ma purtroppo queste modifiche ridurranno la sicurezza sul lavoro, non la aumenteranno.

Anzi, probabile che la Commissione Europea aprirà anche un ulteriore procedura d’infrazione per la sicurezza sul lavoro, perchè diverse di queste modifiche violano delle direttive europee, tra cui l’esonero dagli obbighi di cui ai titoli IV del DLgs 81/08 sui Cantieri temporanei o mobili, che viola la direttiva 92/57/CEE sulle prescrizioni minime nei cantieri temporanei o mobili, le proroghe di adeguamento anticendio, che viola la direttiva europea 89/391/CEE.
Come se per aumentare la sicurezza sul lavoro, bisogna ridurre le norme per la sicurezza sul lavoro, visto che diversi datori di lavoro considerano la sicurezza sul lavoro, come un costo insostenibile per le loro imprese. Però, o non sanno o fanno finta di non sapere, che la mancata sicurezza sul lavoro ha un costo sociale spaventoso per lo Stato, oltre 45 miliardi di euro l’anno. L’ex Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, 3 anni fa(fine agosto 2010) disse (poi in parte rettificato) “robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci”.
Mentre 1200 morti sul lavoro ogni anno, quelli possiamo ancora permetterceli? Purtroppo è così che viene vista la sicurezza sul lavoro in Italia: che tristezza. Inoltre, sono anni che vado dicendo che va modifricato il TU 1124/65 che regola i risarcimenti per gli infortuni e le morti sul lavoro, perchè è una vergogna che la morte di un lavoratore venga risarcita dall’Inail solo con un assegno una tantum di rimborso spese funerarie di 2046 euro e 81 centesimi.
Purtroppo questa legge assurda, che ha quasi 50 anni, prevede infatti che hanno diritto alla rendita a superstite, in caso di infortuni mortali, coniugi e figli e, se assenti, gli ascendenti viventi e a carico del defunto, che contribuiva quindi al loro mantenimento. Perciò non hanno diritto alla rendita, ad esempio quei genitori delle vittime del lavoro che non risulti ricevessero contributi al mantenimento, dal loro caro ammazzato dall’insicurezza nei luoghi di lavoro.
Ho fatto anche una petizione che ha raccolto molte adesioni per far modificare il TU 1124/65, ma nulla, nessuno mi ha preso in considerazione. Quello che mi domando è questo: ma in Parlamento c’è Marco Bazzoni o altre persone? Perché se come sembra ci sono altri (io lavoro in fabbrica da Settembre 1994, cioè da quasi 20 anni), perché non fanno qualcosa di concreto perché aumenti la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro?
Quanti infortuni e morti sul lavoro ci devono essere ancora? Ogni anno mi faccio la stessa domanda, ma niente cambia in meglio per la sicurezza sul lavoro, facciamo come i gamberi, un passo in avanti e due indietro. Un Paese che si definisce civile come l’Italia non può permettersi tutti questi infortuni e morti sul lavoro: è così difficile da capire?
Questo articolo è stato pubblicato su Articolo 21 lo scorso 25 dicembre 2013

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