Guardo il video diffuso da La 7 (preso da Tik Tok) e sempre di più verifico come il mio sia un paese ormai incivile che non dovrebbe essere assolutamente seduto fra i paesi del G20 e neppure fra quelli Brics. Da anni osservo la decadenza di una società che ancora mi rifiuto di accettare passivamente.
Come si può invertire il nostro degrado e riprendere almeno i principali valori che hanno ispirato i costituenti a scrivere la Costituzione Italiana in vigore dal 1948?
Il lavoro era il suo caposaldo. Lavoro che assieme a sanità e scuola erano considerati diritti universali, da tutelare, ma allo stesso tempo sono presentati come doveri di ognuno per lo sviluppo del paese oltre che delle persone, non solo i cittadini. E lì non si intende e non voglio intendere come sviluppo del PIL, la cui diminuzione oggi tanto ci spaventa.
Al di là di tutto ciò che si può scrivere o dire sull’ennesima tragedia di Brandizzo in termini di legge, controlli, indagini, sanzioni per la sicurezza durante il lavoro, di appalti di appalti…, il video dovrebbe farci comprendere la poca consapevolezza dei diritti da parte dei lavoratori e dei doveri per la loro stessa sicurezza. Solo superficialità? Comunque, da dove deriva? È caduta in basso la consapevolezza, la coscienza individuale e collettiva sul lavoro; operai e altre maestranze ormai lasciati a loro stessi nella parcellizzazione di ciò che ancora viene chiamato lavoro, ma è più da intendere schiavismo: intellettuale/culturale, economico, sociale. Sono lavori sempre più difficili da intercettare dai corpi intermedi (sindacati e partiti) che avevano fino agli anni Settanta permesso di dare un po’ di gambe ai principi della Costituzione e che ci avevano illusi di essere fra i primi paesi al mondo. Certo in termini di sprechi e di consumi forse nessuno ci batte, in primis per corruzioni e mafie varie. Vedi poi la distruzione che si sta facendo della Magistratura, cioè di uno dei tre poteri della democrazia.
Chi si fa il video e raccoglie gli audio, salvo una breve carrellata del contesto e sugli altri lavoratori ci fa vedere consapevolezza, poca o nulla, di chi sta lavorando.
Dal mio punto di vista di ex insegnante di EF, cioè di chi fin dalla sua tanto vituperata formazione ISEF, ha sempre dovuto mettere particolare attenzione preventiva per il controllo dell’ambiente al fine di assicurare la massima sicurezza agli alunni in palestra o in altri ambienti, è fondamentale abbassare il rischio in ogni situazione, come dice la legge, sapendo che il pericolo esiste sempre. Ma devo farlo capire a chi non ha queste conoscenze.
La mia forma mentis, forse non solo professionale, è poi cresciuta dopo la L. 107/17 “Buona scuola” che ha obbligate le scuole a fare la formazione per la sicurezza di base, almeno primo livello, a tutti gli studenti dalle terze delle secondarie, prima di cominciare l’Alternanza Scuola Lavoro (ASL), oggi ridefinita nel PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento).
L’esperienza in campo formativo mi fa ricordare quanto troppi docenti abbiano sparato a zero su questa formazione, soprattutto nei licei; avrebbe dovuto essere percepita come formazione alla cittadinanza. In altri paesi un’educazione alla sicurezza in termini di responsabilità da assumersi penso sia molto più vitale ed efficace ed è quotidiana. Invece da anni si pensa che la scuola abbia bisogno di continui progetti, riforme; contratti da fame, rinnovati con il contagocce, per i docenti che intanto si sono dequalificati anche per la precarietà e il non senso di molte assurde riforme che hanno drenato il danaro pubblico verso l’extrascuola.
Ed oggi c’è il giovane di 22 anni, che fa il video e alla fine ricorda sorridente mentre fuma una sigaretta, lo metterà su Tik Tok; azione che fa pochi minuti prima di essere investito dal treno che doveva annunciare ai compagni di lavoro. Il video fa sembrare tutto un film, uno scherzo; invece c’è una realtà diversa: un lavoro che si accetta di fare per sopravvivere e non ci si preoccupa (non si può o non si è più in grado di percepirne la pericolosità?) se lo si fa senza sicurezza.
Ora è tutto in mano alla Magistratura per le indagini e per trovare i colpevoli. Sono troppi, tutti dovremmo essere inquisiti, dalla politica che liberalizza gli appalti, ai formatori alla sicurezza evanescenti, ai vari dirigenti e politici delle vecchie ferrovie statali che hanno scorporato, liberalizzando e spandendo pubblici danari solo per consulenti, manager che non pagano mai gli errori, ma hanno solo contratti e buone uscite milionarie.
Questa tragedia succede in Italia nel 2023, dopo tante altre; spesso neppure si sono dati ai parenti delle vittime i giusti riconoscimenti. Dov’è un minimo di cultura della sicurezza? Intanto il sistema ferroviario è sempre più in difficoltà; quello minore si è regionalizzato lasciando tratte da paesi dell’epoca da Far West, vedi treni Nord in Lombardia. Molte linee “secondarie” (le chiamano così, ma sono importanti) ci mettono più tempo per le stesse tratte di vent’anni fa; bello sviluppo!
Kevin Laganà, non so se diplomato, aveva fatto a scuola l’ASL e quindi il corso per la sicurezza di base? In che modo l’aveva fatto? Il subappalto delle FFSS aveva fatto il corso, cioè, aveva dato le informazioni, i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) e la necessaria formazione a questi lavoratori come dice la legge? La Magistratura indagherà su questo. E la politica dovrebbe essere in grado di avviare maggiori procedure di controllo su questi luoghi di caporalato legalmente accettati, come sono e lo vediamo i subappalti e anche gli stessi appalti.
C’è però un altro aspetto e ripenso al recente viaggio ad Auschwitz e Birkenau con l’ANED di Bologna, viaggio esperienziale svolto in bici fra Cracovia e i campi di sterminio. Una parola su tutte: scelta, alla quale aggiungo il coraggio della scelta.
Sta alla base della nostra Repubblica; mi ha permesso di nascere in un paese democratico fondato su una Costituzione avanzatissima nella quale, unica al mondo, si è data dignità al lavoro, alla persona, ai diritti umani, ma anche ai doveri inderogabili di solidarietà: ognuno deve cogliere le opportunità e operare per creare un paese migliore, quindi non solo per sé stesso.
Oggi si è tutti consapevoli di ciò?
Ci vuole coraggio a scegliere di licenziarsi perché il lavoro dato dalla ditta appaltatrice non garantisce la necessaria sicurezza. È avvenuto per qualcuno, ma poi ci vuole coraggio per denunciare; bisogna scegliere e continuare a controllare che la denuncia abbia effetti positivi.
Scelta e coraggio non solo per chi lavora, ma per chi professionalmente è deputato a formare giovani responsabili e consapevoli dei loro diritti/doveri; non dovrebbe essere necessario ribadire imponendo programmi e/o progetti di cittadinanza o di educazione civica. Dovrebbe essere etica di ogni insegnamento scolastici. I progetti si rischia che nei meandri scolastici diventino solo faldoni di programmi scritti sulla carta. Quanti docenti delle scuole statali odierne si sentono realmente coinvolti per lo sviluppo delle coscienze?
Il video mi ha lasciato tristezza e non solo al pensiero delle morti di cinque operai e di tutti gli altri che continuano a morire nel nostro paese; ho una tristezza maggiore ed anche rabbia per la mia impotenza ed incapacità quando vedo superficialità (vedi uso del video e lo scanzonato dialogo durante il lavoro), mancanza di consapevolezza e responsabilità per teste di operai senza il casco; sono lavoratori ignari dei pericoli, si accontentano poi di strumenti di lavoro direi alquanto antiquati. Rispetto ai DPI sono negligenti loro o le ditte per le quali lavorano? Perché loro non hanno richiesto mezzi idonei? Questo mi lascia rabbia, perché ad ogni livello manca l’assunzione di responsabilità, per esempio anche per il dovere di voto (art. 48 Cost. ormai sconosciuto ai più).
L’ignoranza fa diventare solo schiavi. Ma chi lo percepisce questo passaggio culturale?
Ricordo la difficoltà che avevo a far seguire le lezioni sulla sicurezza e sul lavoro agli studenti, in particolare a quelli di istituto tecnico e professionale industriale, che dovendo affrontare il lavoro manuale e ai macchinari devono più di altri porsi domande per la loro sicurezza e raggiungere subito un grado di consapevolezza elevato.
Al di là di tutte le responsabilità da indagare, c’è questa triste situazione della nostra società; non so proprio come potremmo recuperare prima di tutto noi adulti.
È il coraggio di fare scelte difficili, ma indicate dalla conoscenza e coscienza anche se sono fuori dal coro del neoliberismo attuale. La sicurezza per la propria vita dovrebbe essere prioritaria rispetto a tutto il resto, ma si ha paura di morire di fame?