Mi cercarono l'anima, storia di Stefano Cucchi

5 Settembre 2013 /

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Mi cercarono l'anima
Mi cercarono l'anima
di Altreconomia
Un libro imparziale – ma non neutrale – che ha bisogno del sostegno di chi crede nell’informazione indipendente e dal basso. Altreconomia, cooperativa d’informazione senza padroni politici o commerciali, è un editore tanto forte negli ideali quanto minuto nelle risorse: perciò non si vergogna di chiedere aiuto alle persone e ai gruppi sensibili a questo tema.
Ci piacerebbe che questo libro vedesse la luce proprio entro il 22 ottobre 2013, quarto anniversario della morte di Stefano Cucchi. Prenotate un numero libero di copie (o quote) che volete e diffondete il progetto a tutti i vostri contatti. La scommessa è garantire la minima sostenibilità economica dell’investimento. Ecco il link: http://www.produzionidalbasso.com/pdb_2803.html

Stefano Cucchi, geometra trentunenne con la passione per la boxe, muore a Roma il 22 ottobre 2009, nel letto del presidio ospedaliero protetto Sandro Pertini per “presunta morte naturale”. Una settimana prima era stato arrestato per possesso di sostanze stupefacenti. Per 7 giorni resterà nelle mani dello Stato: dai Carabinieri alla Polizia penitenziaria, dai funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria al magistrato che ne convalida il fermo per direttissima, dai medici del carcere di Regina Coeli e dell’ospedale Fatebenefratelli al personale del presidio Pertini. In 7 giorni, prima di morire, perderà quasi 10 kg. La famiglia lo rivedrà solo dopo la morte, dietro a una teca di vetro: sul suo corpo, inequivocabili segni di percosse. Dopo tre anni e mezzo di processo, la recente sentenza commina condanne lievi ai medici, assoluzione per tutti gli altri, compresi i tre agenti di Polizia penitenziaria accusati di aver pestato Cucchi nelle celle di sicurezza del tribunale di piazzale Clodio, in attesa dell’udienza.

Questa è la ricostruzione dei fatti dalla parte dei “vinti”: una versione autentica, aggiornata, puntigliosa e fedele – minuto per minuto, attore per attore – di che cosa accadde tra l’arresto di Stefano e la sua morte. Un libro che – dopo quattro anni esatti, recuperando testimonianze di fatto accantonate – che depura i fatti dai silenzi e dalle omissioni, e restituisce dignità alle parole della famiglia Cucchi, che – come in un amaro controcanto – racconta quei 7 giorni kafkiani. Il testo non solo ripercorre la “cronaca” di quei giorni attraverso i passaggi processuali approfonditi con il legale della famiglia di Stefano, Fabio Anselmo, ma racconta – grazie al contributo schietto e mai retorico della sua famiglia – la persona Stefano Cucchi, con la sua umanità e le sue debolezze. C’è di più, alcuni paragrafi sono dedicati ai “nodi” che Stefano Cucchi, lungo il percorso che l’ha portato alla morte, non ha potuto sciogliere: la normativa in materia di sostanze stupefacenti; lo scollamento della “catena di comando” tra i molteplici pezzi di Stato (medici, agenti, magistrati, infermieri, funzionari); la questione del reato di tortura, la cui mancanza misura l’arretratezza giuridica del Paese. Ultimo ma non meno importante, l'”esercizio esclusivo della forza” da parte dello Stato – e il suo abuso – che è invece il tema sotteso all’intero libro.
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Con il contributo del presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi, di Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, di Lorenzo Guadagnucci, giornalista di QN presente nella scuola Diaz di Genova nel luglio 2001, di alti magistrati e giuristi.
Ecco il link dove preacquistare le copie (in forma di quote) del libro: http://www.produzionidalbasso.com/pdb_2803.html
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