di Silvia R. Lolli
Sulla Gazzetta Ufficiale del 16 maggio 2013 è uscito il DPR 52/13 “Regolamento di organizzazione dei percorsi della sezione ad indirizzo sportivo del sistema dei licei, a norma dell’art. 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89”. Dopo tre anni si completa il quadro della neo riforma della scuola media superiore di secondo grado. Anche se abbiamo alcuni dubbi sull’opportunità di tale scelta per la situazione sportiva italiana e la sua storia nei confronto dell’educazione fisica scolastica, da alcuni anni ci interessiamo a questa novità, insegnando appunto educazione fisica, anzi scienze motorie, nella scuola media superiore.
Anche se l’articolato ha qualche punto paradossale, che magari affronteremo in un discorso a parte, qui limitiamo l’analisi al depauperamento di risorse e alla trascuratezza istituzionale per agevolare l’operatività ed i compiti costituzionali della scuola pubblica, aggiungiamo statale per evitare qualsiasi fraintendimento. Sappiamo che in provincia di Bologna nell’anno scolastico 2013/14, anno ufficiale di avviamento di questo liceo, non ci sarà nessuna sezione nei licei statali. Non ci sarà per gli studenti un’offerta, da parte dello Stato.
Già nel decreto, comma 5 art. 3 si sono posti dei limiti: “In prima applicazione del presente regolamento, nel rispetto della programmazione regionale dell’offerta formativa, e tenuto conto della valutazione effettuatadall’uffi cio scolastico regionale, le sezioni ad indirizzo sportivo di ciascuna regione non possono essere istituite in numero superiore a quello delle relative province, fermo restando il conseguimento, a regime, degli obiettivi finanziari di cui all’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modifi cazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ed evitando comunque che l’attivazione di tali sezioni possa determinare esuberi di personale in una o più classi di concorso”.
Questi limiti a Bologna sono maggiori, perché non ci sarà neppure un corso in un liceo statale. Sappiamo che già dallo scorso anno, se non da prima, almeno due scuole paritarie bolognesi hanno invece avviato il corso; si può vedere dalla rete: il liceo S. Vincenzo de’ Paoli e il liceo Classico Rita Levi Montalcini, della fondazione Malavasi, la stessa che supporta il liceo Manzoni che ha sezioni di liceo scientifico e scienze applicate; oggi sul suo sito internet leggiamo che la segreteria si sta trasferendo in Via Scipione del Ferro, vicino al centro sportivo dehoniano e troviamo anche le seguenti informazioni per le iscrizioni alle classi prime:
- Liceo Scientifico a caratterizzazione SPORTIVA per gli atleti (lezioni dal lunedì al venerdì senza rientri pomeridiani e moduli flessibili);
- Liceo Scientifico a caratterizzazione SPORTIVA per le professioni sportive (Manager dello sport, Allenatori, Scienze motorie).
Questa seconda informazione ci sembra alquanto sbagliata, perché le professioni sportive non sono di competenza dei licei per esempio, tanto meno il manager dello sport appannaggio delle lauree in scienze motorie o in economia dello sport. Comunque non è qui la sede per aprire questo discorso.
Sembra inoltre ci siano altre scuole, paritarie, intenzionate a Bologna ad offrire questa formazione. La domanda degli studenti sappiamo essere alta, visto che solo fra i nostri ce ne sono stati almeno quattro che hanno deciso, nel corso dell’anno scorso, di cambiare istituto ed andare appunto in un corso paritario di liceo sportivo.
Quindi ci chiediamo: perché a Bologna, territorio molto sportivizzato e nel quale molte scuole pubbliche sono dotate di una sufficiente impiantistica, il CSA e la provincia non hanno facilitato la domanda statale di un liceo sportivo per l’a.s. 2013/14?
Alle nostre richieste la Dirigente del liceo in cui insegniamo ci ha risposto che gli uffici decentrati del ministero non hanno predisposto nulla; nessuno è sembrato interessarsi; si aspetta così solo l’autonomia delle scuole? Forse i licei statali di Bologna non hanno voluto questo indirizzo?
Non sappiamo di più; però constatiamo che le istituzioni italiane, centrali e decentrate stanno pagando anni di politiche privatistiche in cui le risorse umane pensionate non sono state sostituite se non da esterni, spesso a contratto, vanificando un altro articolo costituzionale, l’art. 97 della Costituzione.
In questo caso la scuola paritaria è più capace a Bologna di stare sul mercato; è partita da tempo, mentre quella pubblica, statale, fa sempre più fatica a realizzarsi anche per il suo mirato depauperamento. La nostra conclusione? In questo caso, come diceva Calamandrei, si è trovato un altro sistema per bastonare la scuola statale, in un livello in cui è ancora obbligatoria (biennio superiore). Non far partire i nuovi licei sportivi vuol dire ancora una volta agevolare i bilanci delle scuole paritarie (gli sportivi giovanili di un certo livello hanno risorse economiche da spendere), come se poi non bastasse la quota che ancora annualmente il Ministero e le Regioni danno loro, nonostante l’art. 34 della Costituzione.
Non entriamo neppure nel discorso della mercificazione dei diplomifici, e neppure della dequalificazione della professione di insegnante di educazione fisica che continuerà ad avvenire, per la facilitazione nelle convenzione che questi licei aprono, soprattutto quando si preferiscono nelle paritarie.
Ci preme rimanere al discorso primario che è da affrontare come cittadini italiani: ancora una volta si vanificano i principi di uguaglianza dell’art. 3 e dell’art. 34 e lo Stato (i suoi rappresentanti sul territorio) non si ritiene più in obbligo per istituire le scuole statali di ogni ordine e grado, come dice l’art. 33 sempre della nostra Costituzione.