Biomasse e rigassificatori nella Bassa bolognese: la strisciante insistenza di chi vuole gli impianti

15 Aprile 2013 /

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di Massimo Corsini
Dunque, a che punto è la centrale a biogas di Galliera? Tanto per fare mente locale è giusto ricordare che, in seguito alla richiesta del comune di apporTare alcune modifiche strutturali al piano della centrale, la parte proponente, la BG Galliera (la società che, sul territorio, ha in ballo la maggior parte di permessi), aveva deciso di fare ricorso al Tar del Lazio (perché del Lazio si sono chiesti in molti?) richiedendo la sospensione cautelare d’urgenza delle modifiche richieste dall’amministrazione ( si trattava sopratutto di lavori di adeguamento stradale per il traffico dei camion).
La sospensione è stata rifiutata ed il 26 marzo c’è stata l’udienza in cui sono state sentite la parti: per la sentenza definitiva bisognerà attendere ancora qualche mese. I comitati possono plaudire al fatto che, per il momento, non verrà ancora posata la prima pietra. Nel frattempo, è giusto ricordare che nel fermento che si vive in questa parte della pianura bolognese, dove troppo spesso si assiste ad un braccio di ferro tra le amministrazioni locali che continuano ad approvare progetti per centrali a biomasse, vedi il caso di San Pietro in Casale, e l’opposizione di comitati cittadini, il terremoto dello scorso anno ha portato, con il decreto terremoto appunto, ad un allungamento dei tempi per l’approvazione definitiva dei progetti e la conseguente possibilità di usufruire del vecchio incentivo.

Si trattava di 0,28 centesimi al kilowatt per le centrali da un megawatt messe in funzione entro il dicembre 2012, ma con lo scorso terremoto le scadenze sono slittate di un anno, ovvero a fine dicembre 2013. I vecchi incentivi sono stati spostati sulle centrali fino a 300 kilowatt, mentre quelle da un megawatt percepiranno la metà di prima.
È giusto ricordare che quella delle biomasse, nella bassa bolognese, è diventata la patata bollente delle amministrazioni locali targate PD: nei territori dove il problema biogas è più sentito, in occasione del voto (che si trattasse di primarie o di politiche) le preferenze hanno designato chiaramente una protesta nei confronti delle amministrazioni locali: nel caso delle primarie preferendo Renzi a Bersani, mentre in quello delle politiche preferendo il Movimento 5 Stelle al PD.
Eppure c’è ancora chi, come a San Pietro in Casale, continua ad approvare progetti nonostante le proteste cittadine: altre quattro centrali dovrebbero essere costruite nella sede dell’ex zuccherificio di proprietà della SFIR, due a biogas, una a cippato e un pirogassificatore. Per essere più precisi, al momento sono stati presentati soltanto due progetti e sono state fatte due conferenze dei servizi. La curiosità delle curiosità è che, in quella sede, i sindaci dei territori limitrofi non sono stati interpellati. È il segno che qualcuno continua a fare i conti senza l’oste e che la lezione non l’ha ancora imparata, ammesso che gli interessasse qualcosa.
Tanto per non abbassare la guardia, sull’altro grande fronte di resistenza al biogas nella bassa, dopo Galliera e San Pietro in Casale, ovvero Budrio (Mezzolara per l’esattezza), lunedì l’appuntamento è all’auditorium alle 21 per una conferenza sui rischi ambientali e sulla salute organizzata dal comitato “Mezzolara per l’ambiente” con il patrocinio dell’unione dei comitati dell’Emilia Romagna e del coordinamento nazionale “Terre Nostre”. Per l’occasione sono stati invitati, come relatori, Michele Corti, docente di zootecnia alla Statale di Milano, Pier Luigi Rossi, medico e docente alla facoltà di scienze dell’alimentazione all’università di Siena-Arezzo, e Gianni Tamino docente di biologia e diritto ambientale all’università di Padova.

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