di Leonardo Tancredi
Il numero di aprile di Piazza Grande è dedicato al gioco d’azzardo, al suo peso nell’economia nazionale, agli intrecci con la criminalità organizzata, ma soprattutto al rischio della dipendenza che può diventare causa di impoverimento e di esclusione sociale. La storia di Bogdan, raccontata nell’articolo di apertura di Alice Facchini, ne è un esempio. “In Romania avevo una vita bellissima: una moglie, una casa, un bambino. Gestivo un negozio. Ma il gioco d’azzardo mi ha fatto perdere tutto: ero sempre depresso e stressato. Sono finito in strada”.
È un vortice di successi, esaltazioni e perdite deprimenti quello di Bogdan, fino a quando, toccato il fondo, decide di curarsi. È da circa otto mesi che Bogdan ha smesso di giocare. Si è creato un gruppo di amici, ha imparato l’italiano. È in cura da una psicologa, che l’ha aiutato a superare la sua dipendenza e grazie alla comunità della parrocchia Sant’Antonio di Savena a Bologna è impegnato in un progetto di animazione culturale con altri migranti in difficoltà.
La storia di Bogdan non è isolata, i numeri in Emilia Romagna dicono il contrario: se sono 3 milioni e mezzo, l’87% della popolazione, le persone che hanno giocato almeno una volta in un anno, i cosiddetti problematici scendono nettamente al 1,4%, ma si tratta comunque di 60mila emiliano-romagnoli. Un dato importante viene dal rapporto col reddito: il 66% dei disoccupati gioca d’azzardo e comunque il 56% complessivo del ceto medio – basso cede alla tentazione. In crescita il fenomeno anche tra i giovanissimi: a rischio il 14,3% dei ragazzi dai 10 ai 19 anni.
Sul tema della dipendenza patologica interviene Matto Iori, presidente di Conagga (Coordinamento nazionale associazioni giocatori anonimi), intervistato da Giorgia Gruppioni: “La recessione ha determinato un aumento degli italiani giocatori. La percezione di un futuro poco certo e una bassa scolarizzazione sono, spesso, fattori determinanti. Paradossalmente, in contemporanea al crollo dei consumi, in Italia, si è registrato un grande aumento del fatturato del gioco”.
L’azzardo è il terzo settore economico del Paese e la criminalità organizzata vi ripone forti interessi. Lo confermano due giornalisti d’inchiesta come Giovanni Tizian e Antonella Beccaria. Il primo, sotto scorta dopo aver denunciato il coinvolgimento delle cosche calabresi nella gestione del gioco nero, in un’intervista di Sara Carboni e Giulio Ferrante, afferma: “Nonostante il gioco sia stato liberalizzato e legalizzato – ci racconta Tizian – lo Stato non ha saputo stilare delle regole chiare. Le mafie, che vivono di non regole e di illegalità, sono quindi riuscite a infiltrarsi facilmente, rendendo questo settore uno dei più colpiti dalla penetrazione mafiosa”.
Antonella Beccaria, in un suo articolo per Piazza Grande, spiega come “il fiorire di offerte per scommettere risale a una decina di anni fa, quando il governo ha deciso di porsi in concorrenza con la criminalità organizzata per ridurne la portata e per incrementare le entrate pubbliche. Ma i rapporti dell’antimafia dimostrano che la partita è persa, tanto al Nord quanto al Sud. Per rendersene conto bastano ancora pochi numeri che dimostrano come oggi il giro d’affari generato dal mondo dell’azzardo è pari a sedici volte quello di Las Vegas”.
Nelle pagine centrali di Piazza Grande trova spazio “La grande storia del piccolo Larry”, tavole a fumetti di Federico Manzone, vincitore del concorso “Noi e gli altri” lanciato da Flash Fumetto, in collaborazione con le associazioni Yoda e Hamelin, per la settima edizione del festival BilBolBul. Nel numero di maggio sarà pubblicato il fumetto vincitore della sezione Yoda, “Riunione di famiglia” di Raffaele Sorrentino.
Completano il numero la rubrica “Non parlate al conducente” dello scrittore-tranviere Donato Ungaro, il racconto ironico delle imprese pallonare del Bologna di Gianluca Morozzi e il Terzo Tempo di Marco Tarozzi dedicato al libro di Alessandro Donati, “Lo sport del doping”.