La storia di Nadea e Sveta: oggi l'operaio Cipputi è donna, è straniera ed è sola

9 Febbraio 2013 /

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Nadea e Svetadi Francesca Mezzadri
Nadea e Sveta sono due donne moldave, emigrate a Bologna per lavorare. Sveta ha appena ottenuto il permesso di soggiorno e questo le permette di tornare per un breve periodo in Moldavia a trovare sua figlia che non vede da anni. Però il ritorno non è come se lo era immaginato e tutto le sembra molto “deprimente”. Mentre Nadea, che invece è già nonna, ha voglia di tornare a casa, ma soprattutto amerebbe fare qualcosa di diverso piuttosto che accudire anziani. I suoi occhi sembrano sempre fissare un punto indefinito al di là di qualcosa che non si riesce a cogliere.
La storia di Nadea e Sveta è una storia vera, una storia di nostalgie e quotidianità, una storia delicata come la regista, autrice del film, Maura Delpero che racconta: “Lo spunto è nato dal mio lavoro all’interno di un’associazione dove si organizzavano corsi per insegnare l’italiano agli stranieri. Lì c’erano molte donne provenienti dall’est europeo, amiche tra loro, e io mi interessavo alle storie di vita che emergevano dai loro racconti. Sono piuttosto sensibile al sentimento della nostalgia e mi colpiva il fatto che questa donne fossero costrette a stare lontano dai genitori, dalla famiglia e soprattutto dai figli piccoli per così tanto tempo”.

Nadea, Sveta e le loro storie si sono “incontrate” così con Maura, e il risultato è un film-documentario che accompagna lo spettatore per un’ora all’interno di vite diverse ma comuni alle nostre, e lo fa con garbo e discrezione. La stessa discrezione con la quale spesso le badanti dell’est europeo entrano nella nostra quotidianità, occupandosi dei nostri anziani e sacrificando così in qualche modo i loro familiari.
E sono loro le migranti di oggi, donne indipendenti, autosufficienti, complici e amiche tra loro, che forse fanno “paura” a molti uomini, con una grande intraprendenza e forza. Donne che però spesso sottovalutiamo, o meglio non consideriamo se non come lavoratrici che “essendo stipendiate” dovrebbero stare tutti i giorni, ad ogni ora, ad occuparsi delle nostre case e dei nostri anziani. Donne che spesso consideriamo solo come badanti, come se fossero nate unicamente per fare questo.
Il film si dipana lungo un arco narrativo di anni: lo spettatore vede la figlia di Sveta crescere e imparare l’italiano, percepisce l’immobilità di certi momenti così lunghi quando non vissuti come si vorrebbe, sente la nostalgia di Nadea che si accumula, la frustrazione di Sveta come madre che non riesce ad accudire la figlia come vorrebbe, e al termine della proiezione acquisisce una consapevolezza in più. La regista ammette di aver costruito il film in itinere e perciò di averlo in qualche modo vissuto. E si sente anche questo.
“Spesso capita che i documentari informino e basta, mentre io volevo fare in modo che lo spettatore uscisse coinvolto dalla storia di Nadea e Sveta” spiega Maura Delpero. E la tenerezza che ci ispira la figlia di Sveta al corso di danza, la leggerezza e l’ironia delle telefonate delle due amiche, le loro preoccupazioni così reali e semplici, ci fanno sentire partecipi delle loro vite.
Nadea e Sveta non vengono presentate come badanti, ma in primis come donne. Tuttavia, o forse proprio per questo, il film è stato premiato a Torino con il Premio Cipputi come miglior film sul mondo del lavoro (“Oggi spesso Cipputi è donna, è straniera, è sola: alla fatica del lavoro aggiunge la fatica di mantenere vivi a distanza i suoi affetti. (…) Per guardare bene, per guardare meglio, ci vuole pazienza. Maura Delpero, donna italiana, ha dato allo sguardo, suo e nostro, il tempo necessario ad entrare nel mondo di Nadea e Sveta”).
E c’è ancora tempo a Bologna per vedere Nadea e Sveta al Lumiere, in Piazzetta Pier Palo Pasolini (da via Azzo Gardino). Il film infatti, insieme a “Bellas mariposas”, rientra nel circuito del Cinema Indipendente Italiano, al quale la Cineteca dedica una doppia tiratura settimanale, nella speranza che anche i film fuori dalle grandi distribuzioni possano essere riconosciuti per la loro qualità e apprezzati dal pubblico.
Le repliche sono dunque previste: venerdì 8 febbraio alle 22.30 con un’introduzione a cura della regista e di Gian Luca Farinelli; sabato 9 febbraio alle ore 18.15 con, a seguire, una serata danzante di musiche del gruppo moldavo Doina Basababiei; domenica 10 febbraio alle ore 17.45 con, al termine, un incontro con le attrici Nadea e Sveta; lunedì 11 febbraio alle ore 22.15; mercoledì 13 febbraio alle ore 18.30 e infine giovedì 14 febbraio alle ore 18.
Per saperne di più: www.nadeaesveta.com

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