di Norma Ferrara
Era il 2 aprile del 2011 quando in Calabria il sindaco di Monasterace, da tempo nel mirino della ‘ndrangheta, dopo l’incendio della sua farmacia decideva di dimettersi. In poche ore si mobilitarono, società civile, istituzioni e il mondo dell’informazione per sostenerla. Quello di Maria Carmela Lanzetta, che scelse di restare e rilanciare con più determinazione il suo impegno di sindaco, È uno dei 270 casi monitorati e censiti nel rapporto annuale di Avviso Pubblico” Amministratori sotto tiro. Intimidazioni mafiose e buona politica” presentato oggi alla provincia di Roma, da Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma Rodolfo Sabelli, Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Francesco Forgione, già Presidente della Commissione parlamentare antimafia Umberto Santino, Direttore del Centro di Documentazione Siciliano “Giuseppe Impastato” Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, in un dibattito moderato da Antonio Maria Mira, giornalista di “Avvenire”.
I numeri del rapporto
Sono 270 i casi di intimidazioni mafiose censiti nel rapporto annuale di “Avviso pubblico”. Un fenomeno in aumento fra il 2011 e il 2012 rispetto all’anno precedente, un incremento del 27 percento in più. Incendi, minacce verbali e scritte (persino on line), spari, tentativi di omicidio, ritrovamento di proiettili davanti ad abitazioni private o enti pubblici e tanto altro che non si registrano solo nel Mezzogiorno – dove si registrato il maggior numero di casi – anche nelle regioni del centro – nord dal Lazio, all’Emilia Romagna, dalla Liguria, al Veneto, al Trentino Alto Adige.
In testa alla classifica drammatica delle regioni più colpite dal fenomeno la Calabria (con 85 casi, 31 per cento a livello nazionale) seguita dalla Sicilia, (67 casi, il 25 per cento a livello nazionale) al terzo una regione in cui si racconta poco di mafie e illegalità, la Sardegna con 36 casi. Ancora dopo la Campania, 25 casi, la Puglia con 20. La provincia più colpita È Reggio Calabria, un dato che conferma la situazione generale in cui versante gli amministratori locali in Calabria. Meno nota ma altrettanto colpita dal fenomeno la provincia di Agrigento. Al terzo posto la provincia di Napoli con 31 casi censiti. Nuoro, Barletta – Andria – Trani, Roma e al nord, Lecco con 5 casi.
La buona politica
“È necessario diffondere questi dati – dichiara il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti – per aprire una riflessione complessa sul contesto in cui questo accade e che è peggiorato. C’È una fragilità della cultura della legalità”. Quantomani necessario, dichiara Zingaretti, porre la stessa attenzione che abbiamo per lo spread, per intenderci, anche alla lotta per la legalità”. “Scegliamo di realizzare questa analisi annuale perchÈ vogliamo sottolineare con forza e dati alla mano – dichiara il presidente di Avviso Pubblico, Andrea Campinoti – che non possiamo lasciare soli donne e uomini che governano nell’ interesse comune della collettività”. Questo rapporto spiega Campinoti dice anche che “non siamo tutti uguali” in politica. Esiste e lavora in questo paese per la democrazia “una buona politica”.
“Non basta non vogliamo rinviati a giudizio, nessun candidato con ombre, saremo efficaci se persone candidate sono un esempio sono per il modello tedesco, ministro finanze dimesso per tesi università. Oltre le leggi abbiamo bisogno di un atteggiamento di alto profilo, responsabilità etica e politica rispetto alle mostre comunità. Così come facciamo un appello perché nella realizzazione del programmi elettorali, legalità sia farò per le scelte di governo nei prossimi anni. Per non mortificare servizi, premiare merito, fatica, lavoro vero, imprenditoria sana. E sul provvedimento del Governo, approvato ieri sull’ incandidabilita’ dei candidati condannati aggiunge: “Non basta, noi non vogliamo rinviati a giudizio, mi spingo a dire che non vogliamo candidati con ombre perché saremo efficaci se le persone candidate saranno un esempio, come in buona parte d’Europa. Oltre le leggi abbiamo bisogno di un atteggiamento di alto profilo, responsabilità etica e politica rispetto alle nostre comunità.
“Serve recuperare il codice etico approvato nella precedente legislatura dalla Commissione antimafia e da li ripartire – spiega il politico e docente universitario, Francesco Forgione – con maggiore rigore interno ai partiti e guardando soprattutto ai nodi sensibili della macchina amministrativa locale, la dove le mafie fanno affari: ambiente e appalti pubblici in particolare”. E sulla legge anticorruzione, aggiunge: “Di quella legge che chiedevamo È rimasto solo il titolo, È una pessima legge, non modifica la cultura della corruzione, non incide sul sistema degli appalti, non garantisce la certezza della pena per questo reato”.
È lo storico Umberto Santino a ricordare oggi l’anniversario della morte di Felicia Impastato, madre di Peppino, un caso simbolo dell’impegno politico per il territorio, oggi profuso da tanti amministratori locali. “Storicamente abbiamo avuto un tasso molto alto di illegalità, possiamo parlare di illegalità legalizzata, privatizzazione del sistema del potere, criminalizzazione del sistema istituzionale – dichiara il presidente del Centro Peppino Impastato ma “È stata la prerogativa di pochi che si sono trovati davanti ad una macchina organizzativa istituzionale nella quale vigeva una continua interazione fra istituzioni e mafie”.
“Dentro questo rapporto c’È la politica di cui l’Italia ha bisogno. Ma anche la fragilità di un tessuto istituzionale, serve quindi una iniezione molto robusta di ricostituenti che consentano allo Stato” – afferma Franco La Torre. All’interno del rapporto una lunga intervista proprio al figlio di Pio La Torre in merito a politica e buone prassi, memoria e impegno nel nostro Paese. “Troppi anni di scontro fra politica e magistratura ci hanno disabituati ad una vera collaborazione, in vista di obiettivi comuni, su questi temi in particolare – spiega il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli. “Serve superare questo scontro e lavorare in un’ottica di unità di intenti – continua. Siamo spessi abituati a ragionare per schemi, ad aspettare che sia la magistratura ad intervenire, invece serve maggior impegno di tutti. Anzi la magistratura interviene quando i reati vengono compiuti mentre serve agire in termini di prevenzione” . Il primo fronte, infatti, È proprio quello degli amministratori locali.
Questo articolo è stato pubblicato su Libera Informazione il 7 dicembre 2012