di Luigi Riccio
Un matrimonio mandato all’aria, 8 ore di “fermo” e una denuncia per mancanza di permesso di soggiorno. È quello che è accaduto a F., ragazza marocchina di ventisei anni, che il tre dicembre doveva unirsi con il suo fidanzato italiano. Siamo a Milano, a Palazzo Reale, di fronte al Duomo. La cerimonia, con rito civile, era fissata alle 10:30. Ma giunti sul luogo, alla richiesta dei documenti (che lei non aveva), i due sono stati divisi. Lei è stata portata all’ufficio della polizia municipale in via Custodi e lì è rimasta fino alle 18:30. Lui, interrogato, è stato rilasciato prima, ma impossibilitato a mettersi in contatto con lei. È così che va in fumo il giorno più bello: in un lungo interrogatorio, in “trattenimento forzato” sotto il giogo dei vigili.
Simona Giannetti, il legale della coppia, due giorni dopo ha presentato un esposto alla Procura e al Comune. «L’aspetto discutibile qui non è la denuncia, – spiega a Corriere Immigrazione – ma la tempistica: i controlli avrebbero potuto essere fatti prima invece di aspettare il giorno delle nozze». Difficile non concordare. Anche la Giunta Pisapia, del resto, ha mostrato una certa irritazione per la vicenda. Daniela Benelli, Assessore ai Servizi civici del Comune di Milano, da noi contattata, deplora «l’esagerazione dei modi», ma nega l’intenzionalità. «La polizia municipale non si era recata per quella coppia a Palazzo Reale. Solo dopo essere giunti sul posto per altro motivo, gli agenti hanno scoperto che la ragazza era sprovvista di documenti. È per il racket dei matrimoni che si effettuano questi controlli. In ogni caso, abbiamo raccomandato di non eccedere più in queste verifiche, di effettuarle, se ce n’è bisogno, prima del giorno delle nozze».
Il matrimonio milanese “con sorpresa” non è un caso isolato. Qualcosa di simile è accaduto a Terno d’Isola (Bergamo) a novembre: “segnalato” dall’ufficio anagrafe, lo sposo, marocchino e privo di permesso di soggiorno, è stato prelevato dal Comune e portato in questura. Qualcosa di peggio è successo a Modena, a marzo, a Vanessa e Said: poco prima del «Sì», gli agenti hanno preso e condotto il ragazzo al Centro di identificazione ed espulsione della città, da cui è uscito per intercessione del giudice. Ma perché questo accade? I matrimoni tra cittadini italiani e stranieri privi di permesso di soggiorno in teoria sono consentiti. Vietati dal Pacchetto Sicurezza di Roberto Maroni del 2008, sono stati “riabilitati”, nel luglio 2011, da una sentenza della Corte Costituzionale.
Ciononostante, accedere al matrimonio, per uno straniero (o straniera) senza documenti, resta un’arma a doppio taglio: se da una parte, con il giuramento, svaniscono le rogne dell’irregolarità, dall’altra, prima che questo avvenga, ci si espone al pericolo di essere denunciati ed espulsi. Abbiamo sentito diversi avvocati, chiedendo loro quali sono le precauzioni da adottare, prima o durante il giorno del matrimonio, per evitare o, almeno, attenuare gli inconvenienti.
Prima di effettuare la richiesta. Se si ha già una segnalazione o si è avuto il diniego del rinnovo del permesso di soggiorno, allora è meglio programmare il matrimonio altrove: in paesini più piccoli, nella Repubblica di San Marino o in altri luoghi da cui, previa consulenza (di avvocati o esperti), si abbiano notizie “rassicuranti”.
Il giorno del matrimonio. L’espulsione del cittadino/a ritrovato privo di permesso di soggiorno viene bloccata nel caso in cui la coppia possa esibire prove sulla loro precedente convivenza. Organizzare il matrimonio con molto anticipo, procurandosi magari i giustificativi appropriati (come qualcosa che dimostri la convivenza, ad esempio), potrebbe tornare utile. L’espulsione viene bloccata anche quando la coppia è in attesa di un bambino o sospetti di esserlo.
Coppie di età diversa. Se lui e lei hanno età molto differenti, allora è probabile che i controlli si verifichino: valutare previamente, dietro oculati consigli, il modo migliore per proseguire.
Poca pubblicità. Se non dal Comune, la segnalazione può partire dal seno della stessa famiglia: da madri, padri, nipoti o zii che non hanno molto in simpatia lo sposo o la sposa straniera. Pubblicizzare il meno possibile la notizia di matrimonio, in questo caso, può essere un’utile precauzione.
Infine, la scelta di effettuare i controlli il giorno stesso delle nozze è probabilmente suggerita da motivi di comodità: è in quel giorno e a quell’ora che gli agenti hanno la certezza di andare a colpo sicuro. La procedura è discutibile, ma non rappresenta, tecnicamente parlando, un abuso.
Questo articolo è stato pubblicato su Corriere Immigrazione il 16 dicembre 2012