di Francesca De Benedetti, Nuovo Comitato Articolo 33
La raccolta firme per l’indizione del referendum consultivo cittadino, cominciata il 7 settembre e in corso fino al 6 dicembre, è a un ottimo punto: il referendum si farà! Abbiamo più di 10mila firme valide, numero ampiamente superiore alle 9000 necessarie. Un risultato eccezionale, il segno concreto che tantissimi bolognesi vogliono il referendum. In un contesto locale e nazionale di duro attacco al diritto alla pubblica istruzione e di progressiva privatizzazione dell’istruzione, l’ampio consenso che converge sulla iniziativa referendaria dimostra ancora una volta la tenacia con cui i cittadini sono pronti a rivendicare il valore e il diritto all’istruzione pubblica.
COINVOLTI, SOPRA OGNI ASPETTATIVA Quella del comitato referendario doveva essere una raccolta firme dedicata alla città nella sua pienezza (centro, periferia, scuole). Doveva essere una raccolta firme civica e trasversale, aperta e indipendente. Così è stato, anzi di più: la reazione della società civile ha superato le migliori aspettative. Donne e uomini, giovani e anziani, in tanti hanno fatto sentire il loro supporto ai banchetti e nelle altre occasioni di incontro. Ai cittadini che con le loro intelligenze e le loro energie stanno contribuendo alla raccolta delle firme, come volontari o semplicemente come firmatari, va il nostro grazie e l’invito a continuare a coinvolgere e sentirsi coinvolti. La raccolta delle firme non si ferma, continua a frequentare le strade e le piazze della città, continua a informare e coinvolgere bolognesi e non solo.
I NUMERI DI UN SUCCESSO Più di 100 banchetti in meno di due mesi, circa 200 volontari coinvolti, più di 20 autenticatori delle firme, 50mila volantini distribuiti. Più di 10mila firme certificate ad oggi, raccolte nel centro come nelle periferie di Bologna, con una presenza capillare nelle piazze, nei mercati, in prossimità delle scuole, dei luoghi di lavoro e di incontro. Notevole anche la risposta positiva dei cittadini fuori dalla festa dell’Unità. Tutti i quartieri sono stati coperti, e ulteriori luoghi verranno toccati nel prosieguo della raccolta, fino ai primi di dicembre. Vivace l’incontro in luoghi non solo fisici ma anche virtuali, a conferma dell’interesse diffuso per il referendum: 20mila utenti unici hanno visitato il sito dall’estate a oggi, 80mila gli accessi alla nostra fanpage su facebook in soli due mesi, ampia la rassegna stampa raccolta sul sito e su facebook, centinaia le comunicazioni diffuse via tweet dal Comitato; inoltre una rubrica settimanale, Diario di scuola, che sin dall’inizio dell’anno scolastico è online sul nostro sito tutti i lunedì e coinvolge in prima persona tanti cittadini.
PARMA, MODENA, MILANO: REFERENDUM DA ESPORTAZIONE Assieme al sostegno e alle tante firme dei bolognesi, è arrivato anche l’interessamento dei non residenti in città. Le questioni che il referendum affronta, riportando al centro il diritto alla pubblica istruzione e la necessità di coinvolgimento democratico, hanno una portata non solo locale ma ben più ampia. Non è un caso che già a Parma, nella provincia di Milano e in quella di Modena gruppi di cittadini ci abbiano fatto pervenire il loro interessamento ad “esportare” il referendum anche sui loro territori. Relazioni e alleanze che nascono, si costruiscono e si rafforzano dal basso, ma che sempre più dovranno far sentire il loro peso a una politica che troppo spesso mette in secondo piano, a livello locale come nazionale, il valore e il diritto alla pubblica istruzione.
E ORA? Ora, come e più di prima, la raccolta firme continua, coinvolgendo sempre più cittadini. I referendari promuovono il confronto nel merito e si appellano a soggetti collettivi, singoli cittadini, personalità della cultura, perché altri ancora aderiscano all’iniziativa referendaria. Il referendum non è più solo una possibilità, ma grazie al contributo di molti è una realtà, e senz’altro ci sarà da festeggiare questa vittoria. Lo faremo presto, sperando che altrettanto presto il referendum venga indetto. Ribadiamo la sollecitazione ad accorpare il referendum con le elezioni politiche. I referendari, pur riaffermando il valore prima che il costo di appuntamenti democratici come quello della consultazione dei cittadini, ritengono che non procedere all’accorpamento significherebbe rinunciare alla opportunità di riduzione dei costi.
Questo articolo è stato pubblicato sul sito Comitato art. 33