di Valentino Parlato
Cari compagni dei circoli,
ieri e oggi abbiamo pubblicato le vostre lettere e gli interventi (mi scuso del ritardo) al fine di aprire una discussione seria e utile per la salvezza e il rilancio del manifesto.Per questo bisogna guardarsi dalle prese di posizioni facili e dannose; bisogna prendere atto della realtà. L’attuale redazione, della quale sono responsabilmente compartecipe, è certamente criticabile come tutti, però ha l’innegabile merito di aver tenuto in vita questo giornale per più di 41 anni, con sospensione degli stipendi (particolarmente bassi) e rischio di fallimento e disoccupazione.
Certo, c’è stato il vostro aiuto, il vostro e di tutti gli altri affezionati lettori, ma nelle stanze di via Tomacelli prima e di via Bargoni oggi, la vita è stata particolarmente difficile per tutti noi. Abbiamo resistito e non vogliamo mollare. Per questo alcune critiche alla redazione sono ingiustificate e dannose. Tra di noi – se siamo del manifesto – ci deve essere più reciproca fiducia e più rispetto.
Sono per la democratica proprietà collettiva, ma appunto democratica e senza appropriazioni ingiustificate. I circoli del manifesto sono circoli del manifesto con tutti i titoli, ma non possono appropriarsi dell’uso della testata, danneggiando l’impresa generale, nella quale la testata è, ovviamente, solo del quotidiano. Dobbiamo puntare a una proprietà collettiva, ma a una proprietà (scusate il bisticcio) democratica nella quale una funzione hanno i circoli e una funzione ha la redazione.
Siamo impegnati in una importante impresa comune: far rinascere una forza di sinistra anticapitalista, in una crisi epocale del capitalismo, dell’Europa e anche dell’Italia. E, soprattutto, della antica e gloriosa classe operaia, che oggi è oggetto della lotta di classe portata avanti dal capitalismo internazionale e dai padroni nostrani.
Carissimi, la situazione è molto seria e grave. Teniamoci uniti. Concordiamo le iniziative. Oggi, non solo per il manifesto ma anche per l’Italia, è decisivo rafforzare la nostra unità e resistere. Resistere per ricominciare la lotta per uscire dal capitalismo, che è in crisi, ma colpisce innanzitutto il mondo del lavoro e la democrazia. Uniti si resiste e si può anche vincere. E questo vincere – consentitemi – lo dico pensando soprattutto ai giovani. Alla mia età pensare di vincere è proprio difficile.
Un abbraccio a tutte e tutti.
(Questo articolo è stato pubblicato sul Manifesto dell’11 settembre 2012)