Emilia Romagna senza scuola

12 Settembre 2012 /

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di Linda Chiaromonte
Niente aule, laboratori, mense, palestre per molti studenti dei comuni terremotati. Da Cento a Finale Emilia, in sette istituti tecnici le lezioni si svolgeranno nei prefabbricati. Numerose iniziative e raccolte di fondi. La campanella d’inizio lezioni per l’anno scolastico 2012-2013 non suonerà in alcuni istituti dei comuni emiliani terremotati. A pochi giorni dall’avvio del nuovo anno la situazione per migliaia di studenti si preannuncia precaria. Per alcuni niente aule, laboratori, attrezzature, mense, libri, palestre. Le forti scosse del 20 e 29 maggio, a cui ne sono seguite centinaia di minore intensità, hanno danneggiato gravemente alcune scuole rendendole inagibili.
Queste non potranno riaprire prima di una lunga ristrutturazione che si completerà fra circa un anno. Le strutture più compromesse sono quelle di sette istituti tecnici che sorgono nei comuni vicini all’epicentro: tre a Mirandola, uno a Cento, uno a Crevalcore, due a Finale Emilia, ognuno dei quali è frequentato mediamente da un migliaio di studenti. In questi casi si provvederà con l’affitto di moduli prefabbricati, 1500 in tutto, per garantire la copertura della didattica per quasi 8000 studenti. Il canone di locazione, la progettazione, realizzazione del basamento e sistemazione dei piazzali sarà di 21,5 milioni. Nel caso di Finale Emilia si tratterà di grandi prefabbricati pesanti.

È probabile che nei paesi della zona del cratere ci sarà un leggero slittamento dalla data ufficiale di inizio, ma l’anno sarà comunque assicurato. Per comprendere meglio l’entità dei danni bisogna tener presente che il sisma ha riguardato un’area molto ampia e diffusa, così come un alto numero di edilizia pubblica. Nelle quattro province interessate dal sisma, Modena, Ferrara, Reggio Emilia, Bologna, sono circa 71.000 i ragazzi che frequentano le 429 scuole sul territorio. Di queste circa centonovanta hanno subito danni lievi alla cui sistemazione comuni e province hanno provveduto in tempi brevi per poter accogliere regolarmente gli studenti a settembre. Più di centocinquanta istituti hanno registrato lesioni più gravi e, dopo le perizie realizzate dai comuni, entro fine luglio sono stati presentati i progetti di ristrutturazione per l’autorizzazione alle spese. Per farvi fronte si attingerà a due miliardi e mezzo del patto di stabilità destinati al terremoto.
Questa la procedura applicata per la maggior parte delle strutture di edilizia scolastica. Per l’Istituto tecnico agrario Calvi di Finale Emilia ad esempio, frequentato in totale da circa milleduecento studenti, compresi i quasi seicento del liceo scientifico Morandi ospitato nella stesso edificio, l’anno scolastico 2012-2013 si svolgerà nei prefabbricati. A fine luglio scorso si sono aperte le gare. In totale i lotti sono circa settanta, ogni impresa può partecipare per non più di due o tre, «questo per evitare che una sola eserciti un monopolio», spiega l’assessore regionale alla scuola Patrizio Bianchi. «Il bando per la ricostruzione delle scuole partirà a quarantacinque giorni esatti dal primo evento sismico del 20 maggio» e, considerato che le perizie sono state fatte più volte viste le continue scosse di assestamento alle quali doveva seguire necessariamente una nuova verifica, è un risultato di tutto rispetto. «Oltre agli edifici», prosegue l’assessore, «sono stati fatti interventi di riorganizzazione e ricostruzione della dotazione di elementi per l’e-learning, ad esempio, e per tutta la copertura informatica».
Per tornare alla storia del Calvi, a guardarlo da fuori sembra che il terremoto non l’abbia scalfito, s’intravede qualche crepa, ma nulla che faccia immaginare la reale gravità delle lesioni subite a causa delle prime scosse del 20 maggio. Se ci si affaccia dentro con molta cautela, sbirciando dalla porta sulla scala di sicurezza, l’impressione cambia repentinamente. Ci sono muri crollati, crepe enormi, squarci nel cemento armato, detriti, tanto da rendere la struttura inagibile almeno per un anno. Il tempo necessario al completamento dei lavori. Oltre ai muri è andata perduta gran parte della strumentazione dei laboratori, i libri, le lavagne elettroniche.
L’istituto agrario di Finale Emilia, insieme al liceo scientifico, sono fra gli edifici scolastici più danneggiati. Già gli esami di maturità si sono svolti presso la scuola d’infanzia, l’unica che ha retto alle scosse. Entro fine agosto l’istituto sarà svuotato di tutti gli arredi e del materiale recuperabile, si sta pensando a come fare lezione in modo alternativo, nel primo mese dell’anno scolastico che sta per iniziare, fra le ipotesi quella di ricorrere all’e-learning. L’appalto è stato assegnato a fine luglio, i lavori per l’installazione dei moduli nei campi adiacenti sono stati definiti in questi giorni. L’istituto è anche un’azienda agricola, intorno ha alcuni ettari di terreno coltivato, cinque dei quali ad alberi di pero. Per la raccolta della frutta, che si fa in agosto fino alla prima settimana di settembre, il Cefa, comitato europeo per la formazione e l’agricoltura che realizza progetti di sviluppo rurale in molti paesi del mondo, ha lanciato una campagna per arruolare volontari. Con questo progetto, partito da pochi giorni, la scuola risparmierà circa 15 mila euro di manodopera che saranno utilizzati invece per la ricostruzione. Fra i volontari anche un piccolo gruppo di detenuti. Il Cefa organizzerà anche una raccolta fondi nel suo stand alla festa dell’Unità del capoluogo emiliano a partire dal 23 agosto.
Il Calvi, pochi giorni dopo il terremoto, è stato adottato grazie all’iniziativa Adotta una scuola pensata dall’ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna e rivolta a tutte le scuole danneggiate (www.istruzioneer.it). Questo comporta che i donatori, fra cui gruppi, singoli cittadini, scuole, associazioni, istituzioni, possano destinare delle quote per dare un aiuto concreto per la didattica e parte di ciò che è andato perduto o danneggiato, non per i muri che sono di competenza degli enti locali. Fra benefattori e scuole si è creata una sorta di gemellaggio, fra i servizi messi a disposizione anche corsi di lingua all’estero e borse di studio per gli studenti. Una gara di solidarietà con oltre duecento offerte che entrano direttamente e in maniera trasparente nelle casse degli istituti. Stefano Versari, direttore generale dell’ufficio, fa notare che «chi ha perso la casa non ha più neanche computer, libri, connessione, inoltre alle necessità materiali c’è da aggiungere una richiesta di intervento di natura psicologica per un disagio diffuso dato dal venir meno dei contesti abituali».
All’adozione si sono aggiunte le iniziative di due grandi case editrici, Zanichelli e Rcs libri, disponibili a sostituire gratuitamente i testi scolastici persi o danneggiati. Per concludere qualche dato: i lavori, che partiranno dopo ferragosto, per realizzare ventotto edifici scolastici temporanei, tre in provincia di Ferrara, quattro nel reggiano, tre nel bolognese e diciotto nel modenese, costeranno 56 milioni e 420 mila euro. Per la riparazione e la messa in sicurezza di immobili pericolanti serviranno 81 milioni e 250 mila euro. A Bologna, dopo aver verificato lo stato delle 189 scuole di proprietà comunale, si è riscontrata l’inagibilità temporanea di un solo stabile.
Questo articolo è stato pubblicato sul sito ilmanifesto.it il 5 settembre 2012

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