Se rischiamo di perdere la Memoria: a rischio chiusura il Museo storico della Liberazione di Roma

30 Dicembre 2013 /

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di Giacomo Russo Spena
Rischia la chiusura. Per mancanza di fondi. Eppure è un patrimonio politico, storico e culturale per la nostra Memoria. Quasi 15mila visite solo nel 2013, tra cui moltissimi studenti. “Siamo in attesa che arrivino i soldi dal ministero dell’Istruzione, altrimenti sarà dura andare avanti”, è il grido d’allarme giunto dal Museo storico della Liberazione di Roma, a Via Tasso. Nel cuore della Capitale.
Istituito con la legge 227 del 14 aprile 1957, l’attuale stabile – di proprietà statale – venne utilizzato nei mesi dell’occupazione nazista di Roma (11 settembre 1943 – 4 giugno 1944) come carcere dal Comando della Polizia di sicurezza. Divenne tristemente famoso come luogo di reclusione e tortura da parte delle SS per oltre 2000 antifascisti, molti dei quali caddero poi fucilati a Forte Bravetta e alle Fosse Ardeatine. Le celle di detenzione, che allora occupavano l’intero edificio mentre adesso soltanto due dei quattro appartamenti destinati a museo, sono ancora come furono lasciate dai tedeschi in fuga. Ora sono dedicate alla memoria di coloro che vi furono detenuti, e ricordano le più drammatiche e significative vicende nazionali e romane dell’occupazione.
Dal 1980 il Museo ha incrementato le attività arrivando al culmine dei 15mila visitatori di quest’anno. “L’80 per cento è composto da studenti – spiega il presidente Antonio Parisella – Abbiamo intensificato il lavoro con le scuole e i giovani vengono in gita o a consultare i nostri archivi storico-documentaristici. Negli ultimi tempi abbiamo avuto la presenza anche di turisti europei”. Le iniziative promosse dal Museo – comunemente detto – di via Tasso sono moltissime e vanno oltre le ricorrenze del 25 aprile o del 27 gennaio. Di grande valore l’archivio storico, l’aula didattica e la biblioteca: documenti originali, cimeli, giornali e manifesti, volantini, scritti e materiali iconografici relativi all’occupazione nazifascista e alla lotta che valse alla città di Roma la medaglia d’oro al valor militare durante la Seconda guerra mondiale.

“La biblioteca – si legge sul sito del Museo – si è arricchita, nel tempo, anche di opere generali e particolari relative al fascismo, al nazismo, all’antifascismo del ventennio, alla Resistenza in Italia e in Europa, all’antisemitismo, alla deportazione, all’internamento e al lavoro coatto. Nella fase più recente, nell’ambito del Museo sono state realizzate diverse iniziative di ricerca storico-documentaria volte ad arricchire la documentazione e ad ampliare le conoscenze. Inoltre, il Museo ha avviato contatti in Italia ed in Europa per collegarsi con analoghe istituzioni e luoghi di memoria”.
Per tale prezioso lavoro, negli anni lo stabile è stato preso di mira da gruppi di neofascisti: nella notte tra il 22 e il 23 novembre 1999 fu oggetto di un attentato esplosivo di natura antisemita. Recentemente è stato invece “sporcato” con le scritte ingiuriose “Olocausto propaganda sionista” e “27/01: ho perso la memoria”. Accanto, una croce celtica.
A mettere in pericolo la sopravvivenza dello stabile di Via Tasso, più che i neofascisti, è la mannaia sui fondi. Il mese scorso si è rischiato il commissariamento per l’impossibilità di chiudere i bilanci del 2013. Dopo una forte mobilitazione, sono giunti i finanziamenti della Regione Lazio, 25mila euro, e del Comune, 10mila. La vicenda è arrivata in Parlamento con un’interrogazione parlamentare del deputato Pd Emanuele Fiano al Ministro dei beni culturali e al Ministro dell’Economia.
Anche Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, non ha fatto mancare il suo sostegno. “Il Museo della Liberazione di via Tasso – dichiarava in una nota il 5 dicembre – è un patrimonio di tutti quei cittadini che si riconoscono nei valori della libertà, della democrazia e dell’antifascismo. Un luogo e una realtà che siamo tutti chiamati a tutelare per far sì che, attraverso le generazioni, viva il ricordo dei crimini del regime ma soprattutto il coraggio e l’eroismo di chi, a rischio della propria vita, strenuamente vi si oppose”.
Chiuso il bilancio del 2013 e superata la paura del commissariamento, il problema si è spostato sul 2014. I soldi non ci sono. “Il personale è volontario ma non abbiamo le risorse per la spese di funzionamento come luce, condominio, pulizie, manutenzioni, riscaldamento” afferma Parisella. Al Museo servirebbero 30-40mila euro. Dal ministero dell’Istruzione si conferma la volontà di stanziare i fondi: resta il dilemma della legge di Stabilità e dei forti tagli subiti dal dicastero di viale Trastevere. “Ridiscuteremo i finanziamenti a gennaio” fanno sapere. Nessuna certezza, né tempi.
Intanto è stato lanciato un progetto di azionariato popolare per salvare il Museo con cui già sono stati raccolti 6mila euro. Lo storico Sandro Portelli ha pubblicizzato tale campagna scrivendo una lettera uscita su il manifesto: “In un’Italia che eleva coi soldi pubblici monumenti a Rodolfo Graziani, inetto massacratore fascista, l’emergenza di via Tasso dunque è una figura dell’emergenza generale. Aiutare questa straordinaria istituzione a superare anche questa emergenza, e magari cercare di metterla al sicuro da emergenze future, è compito imprescindibile di tutte le istituzioni, e richiamo immediato alla coscienza di tutti noi come cittadini”.
Proprio il 21 dicembre, una grande serata di finanziamento: “Libertango” una maratona di tango popolare, dalle 18 alle 6 del mattino, intervallata da spettacoli teatrali. Allo spazio autogestito Intifada, con la partecipazione di decine di artisti e la presenza dell’assessore alla Cultura di Roma, Flavia Barca. Mobilitazione per il Museo di via Tasso, un bene comune, e per la Memoria di tutti noi.
Questo articolo è stato pubblicato su Micromega Online il 19 dicembre 2013

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