Durante un pomeriggio soleggiato di primavera, mi sono assopito e i pensieri si sono trasformati in sogno: ero in un territorio desertico e osservavo in lontananza il transito di carri, trainati da cavalli ed asini. Nei carri si vedevano figure umane, non distinguevo bene ma un provvidenziale binocolo mi restituì l’immagine di donne e bambini, stretti gli uni agli altri, e i carri senza conducenti procedevano lentamente. Misi a fuoco meglio il binocolo e vidi i volti di questi esseri umani, erano grigi, gli sguardi persi nel nulla, inespressivi, anche se si udiva in lontananza un suono come un canto di lamento.
Mi chiedevo dove mai andassero questi carri con quella umanità dolente, e volgendo lo sguardo da una parte nella direzione in cui si muovevano, vidi che in lontananza, molto lontano, c’era una macchia verde scuro. Mollai il binocolo e presi un cannocchiale più potente e puntai sulla macchia, allora vidi che in realtà era un’oasi, c’erano palme e s’intravedevano edifici bianchi, allungai il cannocchiale e guardai ancora più in profondità: si vedeva una grande piazza e una fontana d’acqua zampillare, poi prati verdi e sugli edifici c’erano scritte “scuola” “pronto soccorso” “mensa” “biblioteca” “cinema”.
Nella piazza animata di molte persone si distinguevano, dottori, infermieri, pompieri, sacerdoti, maestre bidelle, saltimbanchi, un carretto di gelati, un tavolo pieno di leccornie ed un’orchestra che suonava ritmi mediterranei. Ad un certo punto i carri giunsero nell’oasi, subito tutti i presenti si avvicinarono e accolsero le donne e i bambini e li circondarono di abbracci e di cose buone, se ne presero cura, li rifocillarono, li curarono, li vestirono di nuovo, ed i saltimbanchi cominciarono a danzare e l’orchestra attaccò un ritmo festoso.
Mi svegliai dal sonno e dal sogno con uno stato d’animo diverso, mi sentivo meglio sollevato, come se avessi realizzato uno scopo, un bisogno: di vedere che gli orrori che ci passano tutti i giorni davanti agli occhi finalmente in un baleno erano scomparsi, sostituiti da giorni più sereni di pace.
Lo so che si tratta di un’illusione, ma la speranza ci serve per andare avanti, perché l’umanità non può sopportare di osservare questa insensata e dissennata violenza, il genocidio del popolo palestinese, senza poter fare nulla per impedirlo, per lottare occorre coraggio e capacità di superare il sentimento di disperazione impotente che alberga in noi