Quattrocento metri: tanti separano dal paese il punto in cui la sera del 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola, di cui sette a segno, fu ucciso Angelo Vassallo, sindaco di Pollica.
Il sindaco pescatore – com’era denominato per le sue origini semplici – il personaggio che in poco più di dieci anni era riuscito a trasformare l’anonima località balneare del Cilento campano in un centro noto in tutt’Italia e anche all’estero per qualità dell’offerta turistica: pulizia, attenzione all’ambiente, salubrità del mare, buon cibo mediterraneo e cultura.
In circostanze rimaste dopo 14 anni ancora per lo più ignote nonostante i tanti indizi e sospetti, fu eliminata una delle personalità emergenti della politica meridionale, protagonista di lotte senza quartiere alla corruzione e al clientelismo, alla speculazione edilizia e al malgoverno.
Ogni anno che torno a Pollica, tante volte in prossimità della ricorrenza del delitto per partecipare alle celebrazioni in suo ricordo, non posso fare a meno di pensare con incredulità a come questa tragica vicenda sia avvolta in un mistero che non si riesce a dipanare, nonostante le svariate indagini dei più disparati organi dello Stato. Sembra come se il delitto di un uomo così importante non sia nemmeno avvenuto, tanta è l’omertà che lo circonda. Persino in un luogo così piccolo in cui è evidente che tutti sanno tutto di tutti.
E immagino, ripercorrendo a piedi quei pochi metri dal centro del Paese che Angelo risaliva in auto quella sera, luoghi a lui familiari: il rettilineo in salita fino al ponte sotto la Statale, poi subito la prima ripida curva a destra e poi la seconda a sinistra, il breve rettilineo e l’ultima curva, pochi secondi e poi lo stop, l’ombra, forse nota, che gli esplode i fatali colpi in testa.
Oggi il luogo è ancora più silente e appartato, anche se a un passo dalle case che sono lì a poche decine di metri, case di sordi e di ciechi che quella sera alle 21 non udirono nulla e non videro nessuno. Silenzio per 14 anni e forse per sempre.
Angelo è stato dimenticato, forse tra un po’ si dirà che non è mai veramente esistito. Come Ernest Hemingway nel bar del porto di Acciaroli, dove non è mai passato ma qualcuno dice di sì, un’estate qualcuno aprirà un bar “Angelo” con la sua immagine che beve l’acqua pura e racconterà che molti anni addietro, un tempo forse, c’era stato un sindaco pescatore che fece del bene, ma un giorno spari con la sua barca sul mare e nessuno lo vide più.
A proposito, c’è una frana che incombe sul piccolo tabernacolo a memoria del suo omicidio, può darsi che con la pioggia frani e ricopra definitivamente anche questo ricordo.
Questo articolo è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 24 giugno 2024