Un racconto del corteo di sabato: occupato per circa 30 minuti l’aeroporto di Firenze-Peretola, sfondato il cordone delle forze dell’ordine da una folla non prevista. Il popolo di Gkn non è dormiente e non resta passivo ad aspettare.
Se è vero che sabato 18 ottobre per le strade di Firenze non si è udito risuonare uno degli slogan più urlati nei cortei per la Palestina e in appoggio alla Global Sumud Flotilla di queste ultime settimane,
“BLOCCHIAMO / TUTTO / BLOCCHIAMO / TUTTO / BLOCCHIAMO BLOCCHIAMO BLOCCHIAMO / TUTTO TUTTO TUTTO”, è ancor più vero che nel corso della manifestazione dell’ex Gkn è esistita la messa in pratica di queste parole. Al contrario di quello che succede per il Consorzio pubblico nato dalla legge regionale redatta dal Collettivo di Fabbrica insieme alle/ai tecniche/i solidali, che dopo essere stato creato in piena estate è ancora arenato al mero riconoscimento formale perché sprovvisto delle essenziali figure dei revisori contabili: è necessario che vengano nominatə per “dare gambe al Consorzio e alla legge”, corpi poco più che inerti al momento. Motivo per cui i lavoratori e le lavoratrici ex-Gkn hanno ben donde di credere che ci sia “un problema di volontà politica”, che lə ha resə “stanchi di questo muro di gomma”.
La manifestazione si presenta al concentramento di piazza Ugo di Toscana con un aspetto da passaggio interlocutorio: numeri bassi, “residualità piuttosto che eccedenza”. Non ci si schiaccia a vicenda, lo spazio per respirare avanza, si sta comodə in piazza. Ma basta pochissimo e il corteo comincia a ingrossarsi, moltissime persone si uniscono dopo la prima svolta a destra. E poi sotto il ponte della linea tranviaria di via Novoli, e poi ancora, fino a toccare all’incirca quota 10.000 partecipanti. Il corteo sfila per un quartiere popolare, per poi prendere la strada dell’aeroporto Amerigo Vespucci di Peretola: i conti vanno rifatti rispetto alla partenza, ma la sensazione è che la presenza di massa da sola non basti a soverchiare quel timore di non riuscire a lasciare il segno, questa volta. I cori e i canti sembrano essere rivolti quasi esclusivamente alla Palestina. Convergenza, sicuro, ma la vertenza operaia sembra mettersi (consapevolmente) da parte.
Giunto nei pressi dello scalo alla periferia ovest di Firenze, però, lo scenario si modifica: il passo accelera, si scavalcano i guardrail e la testa del corteo si scontra con la polizia, guadagnando un passaggio verso gli ingressi. Ricompattatosi, il corteo si incunea all’interno dell’aeroporto e lì rimane, a fronteggiare le forze dell’ordine in assetto antisommossa, al suono dell’inno “Occupiamola” e del coro “Siamo tutte/i Gkn”. La differenza numerica fra dimostranti e polizia/carabinieri appare evidente, a favore dei primi, e di difficile gestione per i secondi, che sono costretti a osservare, prima, la determinazione di migliaia di giovani e meno giovani che non vanno via e si accalcano anche sugli ingressi laterali, circondando letteralmente le guardie e, poi, a vedere sfondare il loro cordone dalla caparbietà di chi vede un’occasione ghiotta per provare a bloccare la circolazione aerea sulle piste fiorentine per un po’ di tempo.
Il blocco si prolunga per mezz’ora, con i manifestanti che si fermano dentro l’aerostazione ma prima della cosiddetta “area sterile”, dove si accede ai varchi di imbarco e quindi agli aerei e alla pista. Qui, con il solito lodevole senso di responsabilità che contraddistingue tutto il Collettivo di Fabbrica – gente da quindici mesi senza stipendio e con tre procedure di licenziamento sulle spalle – Dario Salvetti, rappresentante degli operai, si rivolge agli/alle “occupanti” attraverso il megafono: “Oggi qui non ci sono stati dei ragazzi cattivi o scalmanati che si sono incappucciati e hanno spaccato di qua e di là. Il Collettivo di fabbrica si assume la responsabilità di questi fatti”: niente buoni e cattivi, insomma. Al contrario di certi organi di stampa che da subito hanno, invece, descritto chiunque abbia messo piede dentro o sia arrivato nei pressi degli ingressi dell’aeroporto come una “frangia staccatasi dal corteo che ha deviato dal percorso autorizzato”. “Riprendiamo adesso il corteo verso viale Guidoni”, conclude Salvetti. Tuttə si dirigono verso l’uscita, passando davanti ai vetri delle paste del baretto dell’aeroporto mandati in frantumi, secondo parecchie testimonianze che sostengono di aver visto personalmente la scena, da un paio di manganellate assestate da qualcuno/a.
Ci voleva questa scossa, adesso è lampante che il popolo di Gkn non è dormiente e non resta passivo ad aspettare. Convincetevi che ci saremo e che “ce ne sarà” ancora per molto. Convincetevi che “nessuno ferma la rabbia operaia”.
Questo articolo è stato pubblicato su Zic il 20 ottobre 2025