Caro Gianfranco La Grassa, il 25 settembre 2025 ci hai lasciati dopo diversi campanelli d’allarme sulle tue condizioni di salute, ma ci hai fatto star male lo stesso.
Stante i tuoi 90 anni, la ragione avrebbe dovuto farci elaborare il lutto in modo repentino, ma esiste anche il sentimento di affetto che tante persone, come me, hanno avuto ed hanno nei tuoi riguardi.
Ti scrivo come se tu fossi ancora vivo.
Vorrei, in questo modo, far capire meglio chi sei stato e chi sarai sempre a chi, di te, sa ben poco o quasi nulla.
Non voglio de-finirti. Sei stato un marxista, un postmarxista, un marxista-leninista-maoista, un neoleninista o qualche altra cosa? Il problema è che sei stato diverse cose nel corso di quasi un secolo di vita.
Come faccio adesso a sintetizzare i tuoi contributi teorici al materialismo storico?
Mi lasci libero di parlare di te senza tante formalità?
Prima di tutto, a proposito delle rivoluzioni del Novecento, hai sempre parlato bene soprattutto della rivoluzione multinazionale sovietica del 1917 e, di conseguenza, anche di Lenin.
Inoltre, a proposito del socialismo, cioè della transizione sociale e politica dal predominio del modo di produzione capitalistico al predominio di un modo di produzione associato, i cui elementi oggettivi (e in parte soggettivi) sono oggi riscontrabili soprattutto in America Latina e in altre aree del Sud del mondo, hai teorizzato la centralità della lotta per il superamento della divisione tecnica del lavoro fra lavoro intellettuale e lavoro manuale e della divisione sociale fra lavoro direttivo e lavoro esecutivo.
Sulla questione dei lunghi cicli storici dell’epoca moderna e contemporanea, hai precisato che l’imperialismo è la periodica fase di finanziarizzazione, di grande centralizzazione del capitale e di generale lotta fra le potenze per la supremazia mondiale.
Sul tema del rapporto fra produzione, circolazione e riproduzione sociale, hai ribadito la validità della marxiana legge del valore per analizzare e comprendere la connessione sociale realmente esistente nelle società in cui predomina il capitale.
Del pensiero di ognuno, compreso il tuo, bisogna però selezionare il meglio e non prendere tutto per buono.
Per quanto riguarda la politica, al di là di alcune tue illusioni sulla bontà sovranista di personaggi
come Giorgia Meloni (che una volta a capo del governo si è rivelata non molto diversa dai normali vassalli degli Usa), hai sempre amato le realtà simili a quelle costituite dalla rivoluzione bolivariana del Venezuela di Chavez prima e di Maduro poi, persone che non hanno davvero nulla a che fare con la destra e, più in generale, non hanno nulla a che vedere con le forze neoliberiste e oligarchiche dominanti negli Usa e nei paesi della sedicente Unione Europea.
Di conseguenza, nessun partito – inteso in senso stretto – può appropriarsi della tua eredità culturale.
Quest’ultima, a mio parere, appartiene al campo largo e aperto dei compagni e delle compagne della sinistra di classe.
Ciao Gianfranco!
Quante volte dovrò ripeterti che dietro le Br c’erano solo le Br?
Lo so che, da professore universitario, hai esaminato il detenuto ed ex br Cesare Di Lenardo.
Lo so che, nelle tue email, mi hai spesso chiesto di salutare quel compagno che tuttora, a partire dal 1982, si trova detenuto nelle patrie galere.
Grazie Gianfranco. Grazie di tutto. Grazie anche della tua commovente sensibilità umana.
Ti voglio bene e non ti dimenticherò mai!