La stagione bella, cominciano i festival

di Silvia Napoli /
7 Maggio 2025 /

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Anche se climaticamente e geopoliticamente le stagioni si fanno sempre più discutibili, inquietanti se non addirittura minacciose, come le rondini tornano garrule ad allietare il nostro crepuscolo, così ritornano puntuali i festival teatrali che segnano la chiusura delle principali stagioni nazionali.

Per la verità tra un ponte e l’altro si è già tenuta a Rimini la rassegna performativo artistica Supernova curata da Motus e ideale avanguardia di un festival di Santarcangelo a guida Tomek ancora per due anni, che vedrà il 13 maggio a Bologna la sua conferenza stampa di presentazione.

In corso una sorta di assaggio di compleanno per la Compagnia Kepler 452 che si articola con eventi diversi tra cui la proposizione bolognese del lavoro Album fin qui non visto in città ed iniziative che spaziano tra talk installazione, party. Si inaugura Mente locale il festival dei corti prodotti dai ragazzi delle scuole, ai blocchi di partenza Angelica, il festival della musica di ricerca giunto alla trentacinquesima edizione, di cui vogliamo proprio parlarvi, mentre inizia oggi di fatto, dopo il gentile cadeau di un prequel nello scorso weekend, il festival Polis, in quel di Ravenna giunto alla sua ottava edizione e curato dalla compagnia Eros Anteros, da tempo ben centrata su un tema di teatro europeo.

Abbiamo assistito per voi alla conferenza stampa di Polis, ricavando diverse suggestioni che andiamo adesso ad illustrarvi. La prima cosa che salta agli occhi per questa programmazione di teatro contemporaneo, caratterizzata per questa edizione da un iberian focus, è certamente la quantità e la qualità di determinazione e lucida passione che questo piccolo combattivo ensemble mette in gioco rispetto al suo dimensionamento per ottenere risultati di grande compatta coerenza.

E certamente la prima cosa che ci viene da dire è che difficilmente risultati di questo tipo sarebbero pensabili in un territorio provinciale solo nelle dimensioni ma non certo nelle posture istituzionali, che non fosse quello della Romagna felix. Una vera e propria categoria dello spirito e del fare  che ha saputo innovarsi per gemmazione dalla genealogia degli indiscussi maestri del teatro di ricerca italiano.

La seconda cosa è che il lavoro di rete conta eccome, specialmente se agito come trasversalità, intersezione, ma anche sistematica dialettica tra alto e basso, livello istituzionale e livello di spinta sociale, cura delle differenze, lavoro sulle disuguaglianze, ma anche attenzione ai saperi artigiani e commerciali della città, al turismo culturale sostenibile, al patto generazionale e formativo diffuso.

Mentre si alternano con calore e convinzione nella presentazione condivisa di un certamente vaste programme, Agata Tomsic e Davide Sacco, ci scorre innanzi l’infinito lavoro di tessitura consapevole che occorre per tenere insieme realtà e ambiti tanto diversi uniti alla meta della realizzazione di un insieme di eventi ed iniziative che solo grazie a questa certosina opera di condivisione possono risultare popolari e accessibili nel senso migliore del termine senza incorrere in derive demagogiche.

Come si diceva diverse sono state le peculiarità teatrali europee scandagliate da Polis nel corso degli ultimi anni e stavolta tocca alla penisola iberica che significa Spagna e Portogallo e che significa naturalmente aver personalmente visionato da parte di Agata decine di spettacoli e aver stretto relazioni con realtà produttive e compagnie a caccia anche di idee, sinergie, informazioni in maniera ragionata, ovvero calibrandosi anche sui bisogni culturali del nostro contesto. E non si può dire che Eros Anteros, tramite il sagace utilizzo di bandi di varia natura non stia sul pezzo da questo punto di vista se pensiamo alla creazione del gruppo dei Visionari, uno zoccolo duro di spettatori creatori, selezionatori, che ormai porta il suo fattivo contributo dentro le stagioni teatrali. Ma andiamo con ordine, di fatto Polis è quest’anno una lunga festa mobile iniziata il due maggio e in conclusione domenica 11. Ancora una volta la grafica è affidata ad un vero e proprio artista visivo nonché attivista, quale Gianluca Costantini, che si ispira per il pieghevole niente di meno che a Francisco Goya, con una immagine dal sapore stregonesco, quasi una trimurti sabbatica sospesa su uno sfondo cangiante smeraldino allusivo alla cultura del mosaico e ai colori del territorio tra cielo e mare. Sul dorso vengono ricordate contribuzioni e patrocini, che sono tutti di calibro, partendo dal Ministero della Cultura, dalla Regione ER, dalla Siae persino, il comune di Ravenna, naturalmente, la Fondazione del Monte, ma anche venendo al focus di cui sopra: L’istituto Camoes della Cooperazione e della lingua Portoghese, l’istituto Cervantes, l’ambasciata di Spagna e portogallo, il governo e il ministero turistico delle Baleari, l’istituto di Studi Balearici. Mentre Rai Radio tre è media partner del Festival. Inutile dire che Polis aderisce alla rete dell’Italia dei festival, ai progetti in Box e alla rete C.RE.S.Co. Polis è anche un festival attento agli aspetti ecologici e quindi a produrre meno materiali e sbigliettamenti cartacei possibili, favorisce anche per questo la pratica del car sharing quantomai opportuna in un periodo di agitazioni nel settore dei trasporti. Le sportine omaggio del festival per addetti ai lavori, contengono una piccola pensata selezione di prodotti biologici, per dire. Pranzi e merende o aperitivi di lavoro godono della collaborazione di produttori locali a km zero. Per favorire un teatro di welfare e dunque a bassa soglia di accesso, esiste la possibilità di un certo numero di biglietti sospesi a disposizione dei meno abbienti e anche una serie di tariffe e combinazioni articolate e ridotte a beneficio dei pubblici più giovani e a questo proposito bisogna anche sottolineare la stretta collaborazione che un festival in fondo ancora giovane del suo e per certi aspetti sofisticato ha saputo attivare con le scuole. Insomma, un festival che spinge sulla contemporaneità d’innovazione ma che non potremmo mai definire di nicchia, questa la qualità a mio avviso più rara e preziosa della rassegna. I luoghi del festival sono pertanto molteplici. il Rasi naturalmente, casa di albe Teatro, ma anche le Artificerie Almagia, il Mar ovvero il museo d’arte della Città di Ravenna, ma anche il teatro Sociale di Piangipane evocativo di stagioni di mutuo soccorso e di profumo di cappelletti, che non potranno mancare neppure stavolta e si aggiunge stavolta persino il Cimitero monumentale di Ravenna, ovvero la Certosa. Qui si compie da oggi in avanti l’esperimento di un accesso gratuito e individuale di tipo sonoro che si svolge con ausilio di cuffie previa iscrizione on line e che si fregia del titolo Cuerpos Celestes, a cura di uno dei più quotati gruppi di ricerca, El Conde de Torrefiel, che abbiamo imparato a conoscere a Santarcangelo come collettivo immaginifico divagante tra grandi progetti ad ampio spettro di interattività e piccole deliziose chicche come questo sound walking ad esempio.

Saremmo tuttavia poco centrati a non citare il famoso prequel, costituito dalla scorsa due giorni in Officine Almagia, del due e tre maggio. Polis Neon, che traslando dalla lingua più classica ed evocativa che esista, ci introduce al mondo delle giovani compagnie che forse più che emergenti, sono surfanti su una realtà produttiva e distributiva assai carente a livello nazionale. Troviamo qui nelle note di programma, una vecchia, si fa per dire, conoscenza di Premio Scenario, per esempio, ovvero Usine bag da Genovaed il gruppo veramente nuovo, Ucci Ucci, in Twisted World. Naturalmente il tutto condotto come si conviene per target e location da complici dj settings. Come non riflettere sulla scena nuovissima che si prospetta all’orizzonte? Ed ecco infatti già all’attivo di sabato tre maggio un talk condotto da Laura Palmieri sui postumi, o posteri? della generazione T. A coronamento di tanta opportuna attenzione, ecco giusto uno spettacolo ormai di repertorio, pur rispetto a compagini giovanissime di riferimento, quale questo Sparanoia, a firma Fettarappa- Guerrieri in questo caso e destinato certo ad una sorta di fruizione generazionale che pure cerca di guardare in modo consapevolmente parziale ed  autoreferenziale a spaccati di emblematica quotidianità in bilico.

Per quel che riguarda l’esordio vero e proprio del focus iberico, segnaliamo al Rasi in giornata sei maggio, l’esordio delle selezioni dei Visionari, ovvero Giovanni Onorato con A.L.D.E e di Peso Piuma con Amazon Crime.  Mercoledì 7, giornata forse graziata dagli scioperi, al Rasi avremo Aria teatro, con Rita.

Giusto per confermare i ragionamenti precedenti, vediamo che giovedì 8, Aria replica in matinée per le scuole e si offre anche ad un incontro con il giovane pubblico all’interno del teatro Rasi.

Infine, però spettacoli molto attinenti ad un pubblico giovane devono essere un poco parecchi dei lavori in programmazione per la giornata se è vero che un gruppo esplosivo e visionario come La Mecanica, un gruppo veramente movimentista dalle Baleari i che raccoglie l’esperienza notoria della fura des Bauls, proponendo alle Officine Almagia, una Odissea Teen, mentre poco più tardi, al Rasi i va in scena il gruppo portoghese Hotel Europa, con il Portogallo non è un paese piccolo. Fa parte del progetto In box, Anna Chiara Vispi con sei la fine del mondo letteralmente). Venerdì 9, giornata di repliche ma in compenso alle 21 e 30ecco una prima tavola rotonda finalmente apertamente storico politica e dedicata nota esperienza della rivoluzione dei garofani. Sabato giornata di core intellettuale con una tavola rotonda assai pensosa circa le sorti del teatro contemporaneo della penisola iberica in qualche modo autonomamente gestita da figure rappresentative di questa scena presenti al festival. Isabel Costa presenterà al Mambo dalle 16, i Manifesti per dopo la fine del Mondo. In serata, al Rasi, Rui Pina Coelho, si produce nel lavoro Icaria Icaria Icaria, mentre un poco più tardi, Hermanas Picohueso si spende al Rasi con questo Signora Dittatura. Si chiude in bellezza per la grande ricchezza degli interventi ed eventi in programma con domenica 11. Domenica è la giornata famosa del pranzo sociale a Piangipane e dunque non solo siamo dalle parti dei cappelletti ma anche da un certo spirito d’amore e di anarchia, esemplificato da Alejandro Postigo e dal suo cabaret spagnolo. Alle 15, al Rasi, Marco de Marinis e Marco Martinelli, ovvero lo studioso più vicino alle esperienze di Eros Anteros e in qualche modo il padre nobile di tutta una pedagogia teatrale a matrice quasi antropologica, riflettono insieme al pubblico su Don Chisciotte e le Macerie dell’Occidente: Don Chisciotte sarà infatti il nuovo mega progetto artistico delle Albe. Seguiranno un po’ di repliche dagli spettacoli fin qui enunciati, per chiudere in bellezza con Nerval teatro e le sue “Brevi interviste con Donne eccezionali” e il Teatro Onnivoro in Corpo Arena. Abbiamo fin qui definito questo festival come a bassa soglia, per la democraticità delle possibilità di accesso e fruizione ma ora dovremmo definirlo ad alta intensità per lo spessore dei contenuti e la varietà delle proposte. Un cuore forte di innovazione batte in effetti nella penisola iberica e non resta che prenderne atto. Dobbiamo ringraziare la grande spinta ideale che anima la compagnia Eros Anteros, tale da trasformare una compagine di esperti artisti della scena, in un think tank di curatela e organizzazione di livello internazionale, cosa di cui dopo, la messa tra parentesi delle Vie festival e del progetto Atlas of transitions, o ancora dei progetti PON metro teatrali dedicati all’adolescenza sentiamo viceversa di avere in qualche misura un bisogno e un’urgenza.

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