Sfidando il caldo da apocalisse climatica di questi giorni un manipolo di audaci interpreti e cittadini, sotto l’egida di Collettivo Amalia, tra un atto e l’altro e gruppo in coprogettazione nel centro stesso, si prepara con un evento itinerante e monstre per ricchezza di testimonianze e contributi tra gli spazi interni ed esterni al centro ora Michelini, ex Gorky, a rievocare quasi un cinquantenario di vicende scandite praticamente a decadi, che raccontano abbastanza emblematicamente una serie di processi… della serie “contrordine compagni”.
Stiamo parlando naturalmente del mitico decentramento alla bolognese, che portò i quartieri ad essere 18 a suo tempo e tutti inscritti in una logica di servizi sanitari, culturali e alla persona capillarmente diffusi in questi vari distretti.
Il complesso Gorky, inaugurato nel 1978, alla fine di un apice, arricchito di un supermercato coop, fiore all’occhiello e presto insanguinato dal terrore della uno bianca, sempre erroneamente attribuito all’architetto Maccaferri, con un suo astrattissimo e spesso inefficace funzionalismo, si perdoni l’ossimoro, rappresenta da un lato l’orgoglio del fu quartiere Corticella blasonato per stratificazioni storiche e indissolubilmente legato alle vicende partigiane, da un lato un’autentica verve sperimentale che pervadeva la costruzione di quei servizi che insieme ai portici, ai mattoni rossi e ai tortellini, ci hanno reso noti un po’ ovunque.
Non solo ripensamenti demografici e amministrativi fanno parte di questa storia del Gorki, ma anche le trasformazioni dell’organizzazioni sanitaria in azienda e i trasferimenti di competenze alle regioni.
Oggi i centri civici come questo, titolato in una delle sue ricorrenti fasi trasformative al partigiano Michelini, eroe della battaglia di Porta Lame che risiedeva in Corticella, appaio molto depotenziati nelle loro prerogative e soprattutto deprivati di quella valenza aggregante oggi redistribuita tra circoli arci, case di quartiere e persino case di comunità… Assomigliano un po’ tutti a cattedrali nel deserto o balene spiaggiate.
Eppure, potrebbero anche fungere da agorà civica e richiedere di instaurare un rapporto dialogante diverso con le istituzioni, in un momento storico in cui sia le popolazioni che le amministrazioni politiche necessitano di legittimazione reciproca… tutto ci si può inventare perché il transito da city users in questi luoghi si trasformi viceversa in partecipazione attiva. Ed è un contributo affinché ciò possa verificarsi, questo spettacolone verità che va in scena prima con l’inaugurazione di una mostra documentaria e video in loop presso lo spazio della caffetteria storica bar Massimo alle 19 e poi dalle 20, proprio davanti alla Coop ha il suo inizio in quanto recital e opera pop.
Questo il pensiero dietro la realizzazione di questo Gorky ieri, oggi e domani che si avvale di uno scrupoloso lavoro preparatorio di raccolta di materiale scritto e di memorie orali su un pezzo di vita cittadina vissuto in maniera rock e spericolata in certe sue fasi e che ora non può cedere al languore della decadenza senile. Insomma, una ricerca quasi antropologica fa da sfondo a decenni molto caldi da ogni punto di vista in cui apparentemente sembra non sia mutato granché ma a livello demografico, tecnologico economico e relazionale, tutto è davvero molto diverso, specialmente dopo la solitudine sociale enfatizzata dalla pandemia.
Si comincia dunque dalle 20, sperando in un accenno di mitezza metereologica, coinvolgendo in prima persona il giornalista e storico Paolo Soglia sui fatti della Uno bianca, per proseguire in un emozionante mix di attori e voci originali che raccontano le strategie inventate nei decenni per riequilibrare disuguaglianze, povertà culturali, fare prevenzione sulla salute, garantire a tutti un diritto all’infanzia come stagione di socialità e apprendimento, tutelare e valorizzare le Donne. Angela Malfitano ed Elena Natucci sono le sapienti drammaturghe e coordinatrici di un lavoro che stavolta possiamo definire di massa in senso metaforico e non soltanto e che vede compartecipi tutte le associazioni che insistono nel comparto del civico 12 e molti protagonisti di ogni età e competenza a tentare una sorta di reportage storico e sociologico vivente e dal vivo. Non mancherà la musica e tante sorprese finali a dirci che in fondo nonostante tutto sarà una festa di tutti e per tutti. Ci si vede pertanto al capolinea del 27a, nell’unico centro civico al mondo che tra le mille altre sue peculiarità, vissute come esotiche dagli stessi bolognesi che raramente si avventurano sin là, alla estrema Corticella, territorio peraltro ricco di bellezze naturali ed aree ex industriali recuperate, a vantare un’autentica promenade muralista che altrove sarebbe valorizzata come museo a cielo aperto e qui invece forse è un po’ dimenticata e negletta. Ma lo spettacolo vuole anche comunicarci che si fa sempre in tempo a rimediare.