La nuova stretta repressiva del governo contro i conflitti sociali

di USB /
12 Giugno 2024 /

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Il governo Meloni si appresta ad approvare un disegno di legge che prevede una serie di aumenti di pena e di nuove fattispecie di reato finalizzati a combattere i conflitti sociali e destinati a svolgere una funzione di deterrenza contro chi volesse dar vita a manifestazioni di protesta.

Arriva in approvazione ai due rami del Parlamento un disegno di legge molto pericoloso, da stato di polizia. Il DDl reca il titolo “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” ed è stato presentato da ben tre ministri del governo Meloni, Piantedosi (interno), Nordio (giustizia) e Crosetto (difesa) a gennaio di quest’anno. Nei prossimi giorni approda in aula per la sua approvazione.

Si tratta di una serie di aumenti di pena e di nuove fattispecie di reato finalizzati a combattere i conflitti sociali e destinati a svolgere una funzione di deterrenza contro chi volesse dar vita a manifestazioni di protesta. Sotto attacco in particolare le occupazioni di stabili e l’ostruzione delle strade o delle ferrovie o finanche delle sterrate, o l’imbrattamento di muri, reati per cui vengono previsti anni di galera al posto delle vigenti sanzioni amministrative. Ovviamente, come da sempre, questi stessi reati se commessi in gruppo subiscono sostanziosi aggravamenti di pena.

L’articolato prevede poi diverse altre misure che mirano a colpire le proteste in carcere o nei centri di accoglienza per migranti, tutelare le forze dell’ordine, sanzionando pesantemente anche il reato di lesioni lievi o lievissime nei loro confronti o le semplici minacce verbali, ed esentarle dal porto d’armi nella detenzione e nell’impiego di armi diverse da quelle di ordinanza. Un insieme di restrizioni che devono servire a rendere sempre più effimera e innocua la protesta, a depotenziare i conflitti e a mettere le forze dell’ordine nelle condizioni di procedere all’arresto anche di fronte a conflitti di bassissima intensità.

C’è in queste misure la logica di trasformare i problemi sociali in questioni di ordine pubblico. Che il sovraffollamento carcerario o le condizioni di vita, spesso sotto il livello minimo di dignità nei centri di detenzione per migranti o negli stessi centri di accoglienza, preluda ad inevitabili proteste, spinge il governo a prevenire i conflitti. Che la fortissima carenza di alloggi popolari porti la gente a cercare soluzioni di emergenza anche ricorrendo all’occupazione di immobili inutilizzati viene visto con preoccupazione e si crea un fuoco di sbarramento repressivo che scoraggi il conflitto. Fino ad arrivare a prevedere il carcere anche semplicemente per chi fa resistenza passiva o per chi occupa una strada, per colpire le proteste dei nuovi movimenti ecologisti e di chi si batte contro grandi opere nocive per la salute e per l’ambiente.

Il governo interpreta le ultime elezioni come un successo della sua politica. Non vede che un elettore su due non è andato a votare. Trascura di aver perso più di un milione di voti dalle ultime elezioni del settembre 2022, se si sommano i 660 mila voti in meno di Fratelli d’Italia con i 400 mila in meno della Lega. Ma si sa che i prossimi tempi saranno segnati da nuove restrizioni economiche e che i problemi sociali sono destinati ad acutizzarsi. Per questo mette le mani avanti e riduce i nostri spazi di libertà.

Bisogna fermarli.

Questo articolo è stato pubblicato su Osservatorio Represssione l’22 giugo 2024

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