Al senato una legge bavaglio sull’export di armi

di Roberto Ciccarelli /
10 Febbraio 2025 /

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Un disegno di legge voluto dal governo Meloni intende modificare la legge 185/90 sull’export di armi italiane cancellando ulteriormente la trasparenza. Ieri è ricominciata la discussione alle Commissioni Esteri e Difesa della Camera dopo che il Senato ha licenziato il provvedimento impedendo emendamenti migliorativi. L’obiettivo è l’allentamento dei controlli e a favorire le vendite delle aziende italiane che producono armamenti.

«È un provvedimento in aperta contraddizione con l’impianto normativo che l’Europa sta costruendo da anni per garantire maggiore trasparenza nel settore finanziario» ha sostenuto Anna Fasano presidente di Banca Etica, una delle organizzazioni della società civile si è mobilitata contro questa revisione. Le associazioni sono un’ottantina. Tra le altre ci sono Arci, Agesci, Altromercato, Emmaus, Gruppo Abele, Libera, Manitese, Movi, Oxfam.

«È fondamentale che il maggior numero di forze politiche si attivi per migliorare questa norma ed evitare di legittimare pratiche opache anche da parte delle banche – ha aggiunto Fasano – Voglio essere chiara: la finanza etica rifiuta ogni finanziamento e investimento nel settore delle armi. Ma non ci aspettiamo che tutte le banche adottino questa politica, ne’ chiediamo che sia imposta per legge. Quello che chiediamo oggi e’ semplicemente di non cancellare il principio di trasparenza e il diritto del Parlamento a un’informazione corretta. La legge 185/1990, pur indebolita nel tempo, garantisce ancora questo presidio fondamentale: smantellarlo sarebbe un grave errore. Il mercato delle armi è uno dei più corrotti al mondo e strumenti di controllo sono necessari per continuare a costruire una finanza che costruisce e sostiene la pace».

La campagna in corso contro le modifiche peggiorative della legge ha un titolo inequivocabile: «Basta favori ai mercanti di armi». Nel corso delle audizioni alla Camera è stata avanzata la richiesta di non peggiorare i meccanismi di autorizzazione e controllo sulle esportazioni di armi. A questo scopo Fondazione Finanza Etica e Rete Italiana Pace e Disarmo hanno creato «Zero Armi», un rapporto che misura i legami tra le banche italiane e l’industria delle armi. Sono stati elaborati alcuni indicatori che permettono di misurare le partecipazioni azionarie nelle industrie armate; i finanziamenti diretti a programmi di sviluppo militare; i servizi finanziari connessi alla vendita delle armi. Si assegnano anche i punteggi da 0 a 1 in base ai quali si determina il grado di trasparenza degli istituti bancari. Il meccanismo serve a promuovere la maturazione di un atteggiamento più trasparente da parte delle banche. Chi collabora all’inchiesta migliora il proprio punteggio. La valutazione ha coperto le nove principali banche italiane per flusso di cassa nel 2021. Al campione sono stati aggiunti il Gruppo Banca Etica, i gruppi bancari cooperativi Iccrea Banca e Cassa Centrale Banca, Banca Popolare di Sondrio, socia di Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica. Intesa Sanpaolo e Unicredit risultano più esposte, con un punteggio che riflette un coinvolgimento significativo.

«L’obiettivo del Ddl del governo è la demolizione dei principi – ha sostenuto Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) – di una delle migliori leggi, anche se da tempo parzialmente disapplicata». «È una riforma che la lobby dei produttori d’armi ha dettato al governo attraverso il suo uomo di fiducia, l’ex presidente dell’associazione industrie difesa Guido Crosetto – hanno affermato Francesco Silvestri e Marco Pellegrini dei Cinque Stelle – Al Senato il governo non solo ha bocciato tutte queste nostre richieste, ma ha avuto il coraggio di aggiungere nella riforma l’introduzione del segreto bancario sulle transazioni legate al commercio d’armi togliendo ai cittadini il diritto di scegliere eticamente a chi affidare i propri risparmi». «Abbiamo presentato degli emendamenti – – ha sottolineato Stefano Graziano (Pd) – Siamo fermamente contrari a un testo contrario ai principi costituzionali e di trasparenza».

Questo articolo è stato pubblicato su il manifesto il 7 febbario 2023

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