Facciamo il punto su questa rubrica (e su cosa bolle in pentola)

di Maurizio Mazzetti /
10 Dicembre 2023 /

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Il lavoro deve essere sicuro: facciamo il punto su questa rubrica (e su cosa bolle in pentola) 

È ormai un anno che Il Manifesto in rete ospita questa rubrica, ed è tempo quindi di un primo bilancio, nonché di pensare a che farne per il futuro. L’iniziativa nacque un po’ alla garibaldina, per reazione all’insopportabile e retorico chiacchiericcio che accompagna SEMPRE qualche infortunio mortale che colpisce, si solito per poco, l’opinione pubblica; e si è sviluppata poi piuttosto artigianalmente, un po’ come quelle case costruite dai muratori senza l’intervento di un geometra/architetto/ingegnere (non me vogliano queste categorie …) 

Dal punto di vista dei contenuti, si continuerà a scrivere articoli essenzialmente divulgativi (ma, mi permetto, rigorosi), volti a far cresce la cultura della sicurezza tra i lettori, lettori non necessariamente addetti ai lavori (ma non inutili anche a questi ultimi, specialmente se non addetti “professionalmente” come gli RLS, Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza). Una trattazione generale che definirò basica è ormai completata; restano, ovviamente, molti altri argomenti da esplorare; e l’attualità (in qualche caso, aggiungo, purtroppo), come pure eventuali o previste innovazioni normative, non mancheranno di fornire materiali. Le visualizzazioni degli articoli sono peraltro numericamente soddisfacenti, e pur mancando input strutturati sul gradimento, ci facciamo bastare i meri numeri, e quindi si va avanti. 

Converrà però prima riepilogare, a mo’ di indice, gli articoli pubblicati (visualizzabili QUI

La nuova rubrica “Il lavoro deve essere sicuro”: Gli infortuni sul lavoro 13-nov-22 
Il lavoro deve essere sicuro: Le malattie professionali 27-nov-22 
Il lavoro deve essere sicuro: Infortuni con mezzi di trasporto e infortuni in itinere 11-dic-22 
Il lavoro deve essere sicuro. L’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali (parte prima) 27-dic-22 
Il lavoro deve essere sicuro. L’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali (parte seconda) 15-gen-23 
Il lavoro deve essere sicuro. L’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali (parte terza) 29-gen-23 
Il lavoro deve essere sicuro. L’assicurazione obbligatoria conto gli infortuni e le malattie professionali (parte quarta) 12-feb-23 
Il lavoro deve essere sicuro. Norme in materia di prevenzione, sicurezza ed igiene sul lavoro e strumenti di incentivazione 26-feb-23 
Il lavoro deve essere sicuro. Norme e strumenti per la sicurezza sul lavoro 12-mar-23 
10 Il lavoro deve essere sicuro. Norme e strumenti per la prevenzione e sicurezza sul lavoro – La vigilanza 02-apr-23 
11 Il lavoro deve essere sicuro. Norme che indirettamente svolgono una funzione dissuasiva, oltre che riparativa, comportando conseguenze patrimoniali negative 16-apr-23 
12 Il lavoro deve essere sicuro. Norme e strumenti di incentivazione economica dirette ad attività di prevenzione: oscillazione del tasso di premio INAIL per prevenzione 30-apr-23 
13 Il lavoro deve essere sicuro. Norme e strumenti di incentivazione economica dirette ad attività di prevenzione: incentivi alle imprese per la sicurezza sul lavoro – i Bandi ISI. 14-mag-23 
14 Il lavoro deve essere sicuro. Alcune riflessioni sugli ultimi eventi mortali del 25 maggio 2023 28-mag-23 
15 Il lavoro deve essere sicuro. Norme e strumenti di incentivazione economica alle attività di prevenzione – gli Avvisi pubblici INAIL 11-giu-23 
16 Il lavoro deve essere sicuro. Norme e strumenti di incentivazione economica alle attività di prevenzione – gli Avvisi pubblici INAIL – parte seconda 25-giu-23 
17 Il lavoro deve essere sicuro. Strumenti organizzativi volontari di gestione e miglioramento della sicurezza sul lavoro: gli SGSL  (Sistemi di Gestione della Sicurezza sul Lavoro) 09-lug-23 
18 Alcune riflessioni amare sugli (ultimi?) eventi 18-set-23 
19 Vigilanza in materia di sicurezza sul lavoro: le buone prassi 01-ott-23 
20 I dati Inail su infortuni e malattie professionali. Qualche irriverente riflessione 15-ott-23 
21 I costi della “non sicurezza” 29-ott-23 
22 Perché gli infortuni sul lavoro non calano come dovrebbero? 12-nov-23 
23 Nuovi rischi lavorativi: stress lavoro correlato e rischi psicosociali 26-nov-23 

Per quel che riguarda il futuro, cioè il 2024, sicuramente ci saranno da approfondire alcune novità:  

  • la Nuova Tabella delle Malattie Professionali emanata nell’ottobre 2023, che sostituisce quella dell’aprile 2008, con, inoltre, qualche richiamo all’invecchiamento della popolazione lavorativa ed alle sue conseguenze (dal momento che si prolunga l’esposizione protratta nel tempo agli agenti morbigeni, origine appunto delle malattie professionali); 
  • il nuovo Accordo Stato Regioni sulla Formazione obbligatoria che andrà a sostituire quello del 2011, più volte prorogato in quanto già scaduto, (il termine originario per il rinnovo era il 2021), e che i bene informati tra gli addetti ai lavori danno finalmente in uscita nella primavera 2024;  
  • la campagna “2023 – 2025: Salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale” dell’Agenzia Europea per la salute e sicurezza sul lavoro, (QUI) , con relativi Premi, per la Buone Prassi il primo, un secondo cinematografico “Ambienti di Lavoro sani e sicuri”; 
  • gli indici di frequenza e gravità per infortuni e malattie professionali, che l’INAIL ha di recente (quindi faccio ammenda per quanto negativamente sottolineato sul punto nell’ articolo del 15 ottobre) ricominciata ad elaborare e pubblicare, anche se, per ovvie ragioni di pulizia dei dati, al momento sono disponibili le informazioni sui trienni 2018-2020 e i due precedenti a scalare. 

Uno spunto possibile potrebbe venire quando l’INAIL completerà l’aggiornamento, e renderà nuovamente disponibile, lo specifico programma informatico Co&SI, per il calcolo dei costi degli infortuni a livello di singola azienda (ricordo, rinviando all’articolo del 29 ottobre per ulteriori dettagli, che i costi quantificati oggi sono frutto di elaborazioni statistiche non meccanicamente trasferibili a livello delle singole realtà lavorative). La prima versione di tale programma, sia pure con altro nome, risale al 2010, e, per esperienza diretta, si rivelò da subito inapplicabile a realtà medio piccole con un basso numero di infortuni, in quanto utilizzava algoritmi statistici che presupponevano una certa numerosità degli eventi. Sul sito INAIL non si sono in ogni caso reperite informazioni su diffusione e risultati, precedentemente al diciamo ritiro per aggiornamento del programma stesso; non resta quindi che attendere. 

Sempre con riferimento ai dati, tradizionalmente ogni anno, spesso in concomitanza con la ricorrenza dell’8 marzo, l’INAIL produce elaborazioni sugli infortuni al femminile, argomento meritevole di un focus specifico; per chi fosse sin da ora interessato, sul sito INAIL è presente solo il Dossier Donne 2022 (QUI), e non anche quello 2023 

In passato prestava specifica attenzione anche al tema degli infortuni ai lavoratori stranieri, tema approfondito al di là dei meri dati anche sotto il profilo di specifiche iniziative prevenzionali; posso testimoniare personalmente che, più o meno dal 2010 in poi, e in concomitanza con la designazione, ai vertici dell’INAIL, di personalità vicine alle forze politiche di centrodestra, tale attenzione è velavornuta meno. 

Attenzione rinnovata andrebbe, infine, a particolari segmenti del mercato del lavoro, sotto il profilo di numero e gravità degli infortuni: lavoratori somministrati (già interinali), part time, lavoratori intermittenti, autonomi solo di nome come le partite IVA a monocommittenza, i driver, i corrieri, i promoter, i falsi autonomi (il diritto del lavoro vigente offre innumerevoli strumenti di mascheramento della subordinazione …). Attenzione, per tutti costoro non si rinvengono sul sito dell’INAIL elaborazioni strutturate, a parziale eccezione dei lavoratori stranieri per i quali alcune informazioni sono presenti nella Relazione annuale 2022 (pubblicata nell’ottobre 2023) e nelle coeve Relazioni regionali. Per le figure sopra elencate occorre partire dai dati elementari (Open data), operazione non facile anche dal punto di vista tecnico, e a rischio di conclusioni errate; e in ogni caso, poiché come già ricordato più volte i dati INAIL sono raccolti con logiche assicurative e non prevenzionali, non abbiamo nulla sui lavoratori autonomi. 

Nell’articolo del 26 novembre si era sommariamente accennato allo stress lavoro correlato, nelle sue varie configurazioni, ed ai cosiddetti rischi psicosociali; tematiche meritevoli di qualche singolo approfondimento. 

Infine, merita due parole su una recente, illuminante (si fa per dire, come si vedrà) intervista del presidente del presidente di Confindustria Bonomi a RaiNews, in risposta a specifica domanda del giornalista di una riflessione su infortuni sul lavoro e relative responsabilità, in occasione della diffusione dei dati INAIL al 31 ottobre 2023 (QUI). Tali dati, per quel che valgono in quanto provvisori, riferiti solo alle denunce (e non ai riconoscimenti), e non confrontati con le ore lavorate e senza analisi della gravità (gli indici di frequenza e gravità di cui sopra), indicano, in estrema sintesi, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente 

  • una diminuzione delle denunce di infortunio, 489.526 su 522.147,  
  • un aumento di quelli in itinere (+ 5,6%, 77.525 da 73,422),  
  • meno casi mortali (868 rispetto a 941),  
  • e infine un sensibile aumento delle denunce di malattia professionale (60462, cioè oltre 10.000 in più, con un aumento di oltre il 20%), aumento che segue quello degli anni precedenti. 

Tornando all’intervista, Bonomi, dopo aver svicolato sull’accusa sindacale di insufficienti investimenti in materia da parte dei datori di lavoro, come pure sull’insufficiente attenzione del Governo, sostiene che  

  • i dati sugli eventi denunciati, che pure presentano un trend decrescente,  non sono particolarmente significativi perché provvisori e perché poi buona parte di questi non vengono riconosciuti come infortuni o malattie professionali dall’INAIL. Ma i dati definitivi del 2022 indicano però il contrario, nel 2022 riconosciuti ed indennizzati  368.628 infortuni rispetto ai 322.619 dell’anno precedente (QUI)
  • Sorvola sull’aumento delle malattie professionali (una malattia denunciata ogni otto infortuni, con nel 2022 60.659 MP indennizzate rispetto alle 55.201 del 2021) (QUI)
  • Sorvola pure su quel 25,1% (!) in più di infortuni nella fabbricazione di autoveicoli, (settore di innegabile importanza economica, ancora trainante anche se come subfornitore di marche estere, e che magari una riflessione la meriterebbe…).  
  • Ribadisce poi i datori di lavoro che egli rappresenta non c’entrano nulla con gli infortuni in itinere, in aumento; e si tratta un evergreen di Confindustria (ricordo in particolare altre consimili esternazioni di Emma Marcegaglia). Il che riveste una buona dose di verità; ma dimentica che Confindustria non può del tutto tirarsi fuori dal fatto che il modello di trasporto italiano, che privilegia/obbliga all’uso del mezzo privato, nonché quello urbanistico (abitativo e produttivo), è una delle cause del rischio da circolazione stradale, da cui originano gli infortuni in itinere.  

Ma, ammesso pure che Bonomi non abbia piena conoscenza e confidenza con i dati, anche se dovrebbe, dove l’intervista si rivela davvero sorprendente è nell’ultima parte: dopo aver affermato che l’inasprimento delle sanzioni non è la strada giusta e che occorre prevenire prima piuttosto che punire dopo (affermazione assolutamente condivisibile) si produce in una curiosa dissertazione sulla presenza, sullo smartphone di un lavoratore, dell’immagine del meccanismo di sicurezza di una macchina disattivato: e auspica, per evitare simili evenienze, commissioni paritetiche datore di lavoro/sindacati con certezza di impunità al lavoratore (se parla?!  E le commissioni, con quali competenze e poteri? Bah … ma allora che ci stanno a fare gli RLS – Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, di cui agli articoli t. 37, 47, 50 del TU. 81/2008, con attribuzioni ben precise?). 

 A quanto si deve concludere, se il meccanismo di sicurezza è disattivato (e, per esteso, quindi, una qualsiasi norma di sicurezza non è rispettata) secondo Bonomi la responsabilità è dell’ultimo anello della catena, cioè il lavoratore, che addirittura se lo fotografa, il meccanismo disattivato (per essere sicuro di non attivarlo neppure per errore!?). Non si capisce se il lavoratore è sprezzante o inconsapevole del pericolo quando non addirittura luciferinamente complice. E a Bonomi non sembra neppure sfiorare il dubbio che ci potrebbero essere altre responsabilità, e che è quantomeno improbabile che il lavoratore abbia propri motivi, diciamo spontanei, per non rispettare le norme. Buona visione di quella parte dell’intervista (QUI)

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