(puoi leggere la prima parte di questo contributo QUI)
Legislatura XIX. Iter di revisione costituzionale, art. 33, dal sito del Senato in cui si è discusso il disegno di legge costituzionale (S. 13-B), apprendo:
“Attesto che il Senato della Repubblica, il 17 maggio 2023, ha approvato, in seconda deliberazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, il seguente disegno di legge costituzionale d’iniziativa dei senatori Iannone, Calandrini, Amidei, Balboni, Bucalo, De Carlo, Maffoni, Malan, Nastri, Petrenga, Silvestroni, Zaffini, Marcheschi, Cosenza, Zedda, Mancini, Campione, Lisei e Melchiorre, già̀ approvato, in sede di prima deliberazione, dal Senato il 13 dicembre 2022 e dalla Camera dei deputati il 4 aprile 2023:
Modifica all’articolo 33 della Costituzione, in materia di attività̀ sportiva
Art. 1.
1. All’articolo 33 della Costituzione è aggiunto, in fine, il seguente comma:
« La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività̀ sportiva in tutte le sue forme »”.
Così l’ultima informativa inviata alla Camera da parte del Senato.
La legislatura attuale ha messo la sesta, iter costituzionale velocissimo e del quale non c’è alcuna comunicazione pubblica; sembra non interessare nessuno (parlamentari compresi), se non appunto solo una parte di addetti ai lavori. Questa revisione riguarda oggi uno dei più importanti articoli; si scrive al termine del primo articolo che garantisce un diritto universalistico, l’istruzione, soprattutto statale, come direbbe Calamandrei. Ma non c’è sempre stato qui anche il diritto all’educazione fisica e sportiva?
Finora, dalla sola lettura su internet il percorso della revisione, non mi era troppo chiaro; molti documenti citavano l’approvazione nelle prime commissioni delle due Camere, in sede referente. La lettura del documento del 4 giugno 2023 del Senato sopra riportato sintetizza meglio la discussione e mi chiarisce che ora è sufficiente l’approvazione del testo, non modificato, alla Camera, poi si avrà il nuovo articolo costituzionale!
Dopo cosa succederà? Quale sarà lo scenario? Se ne possono ipotizzare vari, ma ci sarà certamente l’acquisizione di un maggior potere del sistema sportivo, coni e Sport e Salute S.p.A. In Italia già da anni entra nelle scuole ormai in orario curricolare sostituendo – scuole primarie con alfabetizzazione e progetto Kids dal 2021/22 e/o affiancando l’insegnante di educazione fisica – progetto Junior dal 2021/22, senza parlare delle varie edizioni dei Campionati Studenteschi…) con l’estinzione della cultura e del ruolo dell’educatore fisico.
In genere l’informazione sulle revisioni costituzionali si conosce, c’è più comunicazione ai cittadini; in questo caso nessuno lo sa se non alcuni addetti ai lavori, dello sport soprattutto, perché non credo che molti insegnanti di educazione fisica della scuola siano al corrente, tanto meno gli insegnanti di altre materie. E si revisiona il primo articolo costituzionale sulla scuola…
Dalla lettura dell’atto del Senato desumo che le approvazioni in prima lettura nei due rami del Parlamento siano avvenute immediatamente dopo le approvazioni alle commissioni in sede referente, ricordo senza voti contrari, solo alcuni astenuti.
Se questo è stato l’iter rimane poco tempo, appena tre mesi di tempo anche se alla Camera non risulta ancora calendarizzata la discussione, perché venga approvato definitivamente il nuovo testo costituzionale.
Certamente si deciderà in fretta e con la maggioranza dei 2/3 come già al Senato; quindi, mancherà la possibilità di esercitare la sovranità diretta raccogliendo firme di cittadini per andare a referendum!
Sulla scena politica intravvedo ormai un pericoloso silenzio assenso legislativo, e mi appare un’altra immagine: dissolte ombre di maggioranze sempre più silenziose!
Qualche tempo fa una persona politicamente abbastanza impegnata e non a conoscenza dello sport alla mia informazione, mi rispose che, se c’è una maggioranza parlamentare schiacciante la revisione andrà bene. A questo punto anch’io mi sento smarrita quando non riesco più a trovare una comunione di pensiero, ma ancora non voglio assuefarmi al tran tran dell’indifferenza su temi che troppi ritengono secondari; e so di non essere rappresentata da questa minoranza di eletti. C’è un fatalismo politico, un oceano di indifferenti, che in questo caso non evidenziano problemi nell’attualità dei tanti attacchi alla Costituzione, tanto meno in quello alla scuola statale più in generale.
Il progettificio scolastico prelude alla perdita (già da tempo iniziata) della professionalità degli insegnanti; in molti casi ed anche nelle ore curricolari c’è un terzo settore sempre più presente nelle nostre aule. Non capita solo dunque per l’educazione fisica e sportiva. Non si dovrebbe dunque leggere questa revisione anche come una strada in discesa e già molto tracciata nelle pratiche quotidiane scolastiche?
Accanto a tutto ciò c’è poi la riforma del lavoro sportivo che entra finalmente in vigore (1° luglio 2023), ma con tantissime modifiche che ne hanno snaturato i valori iniziali e che manterranno sostanzialmente quasi inalterato lo status quo del sistema sportivo: per esempio lavori sportivi precari, con lavoro nero legalizzato e/o con pochi obblighi per le tutele previdenziali ed assicurativi da parte dei datori di lavoro, cioè delle società sportive. È insomma il sistema sportivo che continuerà ad imporsi mantenendo ancora una legislazione parallela ed autonoma rispetto al diritto ordinario. Intanto si vuole scrivere sport, con un nuovo termine “attività sportiva” in Costituzione e proprio nell’articolo che parla di libertà di insegnamento!
In questi passaggi legislativi avviene, oltre che l’estinzione di una cultura che ho professionalmente cercato di diffondere per oltre 40 anni, un colpo di mano sui diritti all’istruzione e alla formazione; ritorniamo indietro.
Infatti, il nuovo decreto legislativo entrerà in vigore con ulteriori ritocchi importanti, e si dovrà aspettare la pubblicazione in GU (Gazzetta Ufficiale) di queste news e prima un passaggio alle Camere. Il ministero dello sport con il ministero del lavoro hanno deciso di prevedere per gli atleti la stipula di contratti di apprendistato dai 14 anni! La scuola non dirà nulla? È un ritorno indietro nel nome dello sport, cioè del lavoro sportivo da prevedersi per il giovane atleta.
Questo è un tema non trattato nei convegni ascoltati non si sollevano critiche: sono gli addetti ai lavori che fanno le loro norme, nella solita gattopardesca capacità sportiva italiana.
Ancora mio smarrimento per l’evidente contraddizione: si può riconoscere il valore educativo dello sport decidendo di anticipare l’età di un contratto di lavoro sportivo, chiamato apprendistato sportivo? Mi sembra che permanga solo l’idea della specializzazione sportiva precoce; bella cultura di riferimento per il futuro! Risultato del connubio dell’attuale ministero dello sport e del lavoro del governo Meloni e si risolve la questione annosa del vincolo sportivo: dal 1990 (sentenza della corte di giustizia europea cosiddetta Bosman) si imponeva di lasciar liberi gli atleti di scegliere anno per anno di giocare dove vogliono! Gli atleti devono essere liberi di scegliere dove allenarsi e con chi gareggiare. Si capisce forse meglio in questo contesto il perché di una revisione costituzionale così fatta, mettendo poi alcuni dati che da anni preoccupano federazioni sportive e Coni: il calo del numero dei tesserati per i campionati giovanili: la scuola, come è sempre stata, sarà la risorsa primaria, anche per fronteggiare meglio le regole che stabiliscono (soprattutto nella prima stesura del D. Lsg. 36/21 però!) limiti al volontariato sportivo.
Chissà dove finirà la professionalità dell’insegnante di educazione fisica e sportiva? L’estinzione di questa cultura, complice anche le scienze motorie, sta già avvenendo in Italia, ma le modifiche contenute nella riforma dello sport sottolineano che chi lavora nello sport, può essere un tecnico, può avere fino a 15 mila euro esentasse se vi lavora per 18 (con le ultime correzioni al decreto diventano 24 ore/settimana, ma occorre attendere l’ufficialità della GU).
Mi arriva un primo, personale, link: le ore di un insegnante di scuola primaria sono 24, quelle dell’insegnate di superiore sono 18; poi ho un altro link: la riforma nella scuola primaria con la nuova figura dell’insegnante di educazione fisica sta andando con il contagocce; è un’economia di spesa per il ministero (del Merito!); con questo decreto potrà continuare a non investire in questa riforma. Non credo di esagerare se dico che il futuro di una riforma appena abbozzata sarà fermata: gli istruttori di questo terzo settore sportivi continueranno ad esercitare nella scuola primaria a 24 ore come gli altri maestri!
Il sistema dell’educazione fisica e sportiva scolastica finora non ha sentito il bisogno di essere riconosciuto in Costituzione, perché come per le altre materie scolastiche aveva già un suo status, magari poco valorizzato, ma esistente e di valore a livello educativo. L’educazione fisica scolastica già valorizza a livello educativo quel diritto allo sport per tutti definito da comunità europea e Unesco negli anni Settanta. Entrambe sottolineavano l’importanza delle competenze per chi educava e negli altri paesi, soprattutto in quelli dove si è sviluppato il professionismo, trova nell’educazione fisica scolastica il suo fondamento.
Lo sport, anzi l’attività sportiva ci dicono i nostri parlamentari, dev’essere riconosciuta come diritto in un senso costituzionale più ampio, perché diventi realmente un diritto sociale per tutti/e/@.
Se è così allora dimostro che si valorizza già in tanti articoli della Costituzione italiana ed è anche perciò che si può sostenere nel titolo V.
Fin dall’art. 1 della Costituzione Italiana dove si indicano democrazia (che lo sport deve ancora completamente attuare, non ci sono rappresentanti di genitori e/o di atleti eletti nelle assemblee delle varie società sportive, come invece a scuola; c’è la figura del dirigente sportivo) e lavoro; viene poi molto accentuata nei principi contenuti negli artt. 2 e 3 dove è la persona ad essere tutelata e garantita nella sua unicità e pari dignità; nell’art. 4 come lavoratore, quindi anche sportivo, e ci si riferisce al suo valore per lo sviluppo del paese; l’art. 9, appena modificato fra l’altro, richiederebbe una lettura diversa della sostenibilità ambientale nello sport. Infine, oltre che agli artt. 32,-33-34, la tutela dello sport per tutti si può leggere in tanti articoli che tutelano le libertà, 13-16-17- 18-21.
Abbiamo dunque veramente bisogno di modificare solo l’art.33 causando l’estinzione di una cultura e dando ad un sistema estraneo alla scuola sempre più potere?
Sono smarrita da questi inutili lavori parlamentari, che pago io anche culturalmente.
Ormai lo smarrimento è qualcosa su cui ho “fatto il callo”, perché di questa materia si chiede l’estinzione da tempo: Andrea Ichino il 26 luglio 2010 sul IlSole24ore: “Educazione fisica? Bocciamola”; qui afferma che gli insegnanti di educazione fisica e sportiva possono essere tutti licenziati, tanto ci sono le società sportive ed un mercato del lavoro in cui loro dovranno dimostrare di valere professionalmente!
Piano piano si sta trovando la strada per arrivare a ciò e purtroppo sta diventando costituzionale quando poi si comincia a parlare di lavori sportivi (in teoria quindi di competenze) ma cercando di lasciare molto come prima, tranne l’occupazione della scuola da parte del terzo settore sportivo.