È controversa l’etimologia del nome della città, la cui fondazione è fatta risalire al 987 d.c. Forse dal latino Vedinum ( ma è improbabile) o più facilmente dal proto-tedesco Weiden (prato) o dallo slavo Viden. Comunque si trattava di un centro di secondaria importanza che faceva parte in quell’anno del Regno Italico indipendente (888) e poi inglobato nel dominio di Berengario, marchese del Friuli e successivamente Re d’Italia.
Oggi la piazza della Libertà si è riempita di quanti in maniera composta, ma col sollievo dello scampato pericolo, si sono ritrovati per commentare e festeggiare l’esito del voto, ed in quella che una volta era chiamata piazza Contarena (in onore di quel Girolamo Contarini, luogotenente della Serenissima che l’aveva fatta selciare nel 1484) qualcuno sì è pure ricordato, alzando il calice, che ancor prima di quell’avvenimento la Piazza si chiamava “Place dal Vin” in quanto era sede del medioevale mercato del vino. E tra una rimembranza e l’altra sul passato, guardando al presente un po’ di soddisfazione c’è.
Al primo turno delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale era avanti la coalizione di centrodestra che ripresentava l’uscente sindaco Fontanini, sostenuto da sei liste: quella di “Identità” (leghista, collegata al neoeletto Presidente della Regione Massimiliano Fedriga); della Lega Nord, la sua (“Fontanini Sindaco”); ancora quella dell’UDC (esiste ancora ed ha per simbolo lo scudo crociato della ex DC); infine FDI e Forza Italia. Questa coalizione aveva ricevuto al primo turno 19524 voti mentre la coalizione di centrosinistra (allargato) che presentava come sfidante Alberto Felice De Toni, già Magnifico Rettore, Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e Presidente dell’Associazione Italiana di Ingegneria Gestionale, aveva ottenuto 16762 voti. Al primo turno c’erano altre due liste, quella dei Cinquestelle affiancata da due civiche “Con Ivano Marchiol “ che aveva ottenuto 3903 voti e la lista di Stefano Salmè, già sostenitore cinque anni fa di Fontanini, con una lista di estrema destra e che si ripresentava in questa occasione come “candidato antisistema né di destra né di sinistra”: abusato déjà-vu che però gli aveva fruttato 2029 voti. Così è avvenuto che nel ballottaggio, forse anche da questa parte siano arrivati i voti mancanti e De Toni è stato eletto con 18.576 voti pari al 52,85%, con i voti determinanti del M5S. Il primo cittadino uscente, otteneva invece 16.573 voti pari al 47,15%
Il Centrosinistra ha riconquistato la città forse anche sulla spinta del buon esito elettorale ottenuto dalle opposizioni di sinistra contro Fedriga alle recenti elezioni regionali, quando l’unità di cinque liste a sostegno di Moretuzzo, esponente del Patto per le Autonomie ha dimostrato come fosse possibile recuperare non tanto il distacco elettorale, che è e resta grande tra destra e sinistra democratica, quanto nel recupero del consenso sociale e della mobilitazione popolare per cambiare la Regione.
Il Patto per l’Autonomia (PpA: in friulano Pat pe Autonomie, in tedesco Pakt für die Autonomie, in sloveno Pakt za Avtonomijo) che ha contribuito in modo significativo a questa vittoria non scontata, nasce all’indomani della “sparizione” del Movimento Friuli, in parte assorbito dalla Lega, in parte estintosi per fisiologica senescenza politica delle motivazioni su cui era nato. il Patto, invece si pone come obiettivo la difesa della specialità regionale e la tutela delle sue minoranze linguistiche e culturali. Per questo dialoga ed ha intessuto rapporti con le forze storiche delle autonomie speciali riconosciute, fra cui l’Union Valdôtaine, la Südtiroler Volkspartei, la Slovenska Skupnost, in un’ottica di difesa e valorizzazione delle minoranze linguistiche e delle autonomie territoriali e a Trieste, in alleanza con lo spazio politico rappresentato da “Adesso Trieste” ha consentito di fare eleggere sui banchi del Consiglio Regionale Giulia Massolino, già portavoce del movimento municipalista progressista. La segretaria del PD Schlein, che era a Udine per sostenere il candidato, espressione di uno schieramento ampio, come già aveva fatto a Trieste, e che dovrebbe essere preso ad esempio per iniziative future, non solo elettorali, oggi ha un argomento in più da far valere in direzione di un cambiamento di rotta del PD che interessi e coinvolga le comunità di tutto il territorio, non solo Udine o Trieste. La regione FVG ha un ruolo strategico poiché inserita in un contesto geopolitico dove la guerra si sente da vicino ed è stata vissuta anche in modo diretto e drammatico dopo la dissoluzione della Jugoslavia e dopo l’intervento della NATO nei Balcani. Oggi ci si ritrova da una parte, con richieste di aziende che chiedono spazi fisici da attrezzare e gestire per fare impresa, come la BAT e dall’altra la spada di Damocle di persistenti servitù militari e il confine, punto d’arrivo della rotta balcanica, luogo di incontro dell’affarismo criminale e del riciclaggio di denaro.
Occorre invece che la sinistra sia in grado di confrontarsi quando serve contestare questi fenomeni che sono l’altra faccia delle politiche di privatizzazione e subalternità allo sfruttamento della manodopera delle imprese. Una volta erano i piccolo-medi padroni, oggi sono le più agguerrite multinazionali, come IKEA, Amazon etc. Dunque, occorre ripartire da qui e dalle esigenze di pace e sviluppo economico ecocompatibile dei territori.
Salendo sul palco in Piazza della Borsa a sostegno del candidato Moretuzzo del Patto per l’Autonomia ha espresso soddisfazione per il risultato, ma qui non ci si nasconde che, come una rondine non fa primavera, così il buon risultato di Udine non va scambiato come episodio per la desiderata inversione di tendenza per quanto riguarda il destino prossimo, e frutto dello sviluppo di Udine e più in generale della Regione. Ma la “bellissima notizia” come ha dichiarato lunedì sera Elly Schlein c’è e si tratta di farne tesoro. Complimenti ad Alberto De Toni, il “neosindaco”, sono giunti da Massimo Moretuzzo, segretario del Patto per l’Autonomia, un partito autonomista con ispirazioni progressiste ed ambientaliste, attivo in Friuli-Venezia Giulia, già candidato presidente del Friuli Venezia Giulia per il centrosinistra alle regionali che si sono svolte il 2 e 3 aprile.
A determinare la vittoria il conseguimento di un accordo con i 5S e con le due civiche di Ivano Marchiol per il ballottaggio. In questo modo, i voti delle liste che appoggiavano De Toni, ovvero Lista De Toni Sindaco, Pd, Terzo Polo e Alleanza Verdi e Sinistra, si sono sommati quelli di Spazio Udine, Movimento 5 Stelle e Udine città futura.
Il neosindaco Alberto Felice De Toni è nato a Curtarolo, il 27 giugno 1955, ed è un ingegnere. Politicamente proviene dai DS-Margherita, dal 2005 al 2010 è stato presidente dell’agenzia per lo sviluppo economico della montagna (Agemont) del Friuli Venezia Giulia e dal 2002 al 2006 è stato vice presidente dell’Area di Ricerca scientifica di Trieste e dal 2015 al 2018 è stato segretario generale della Conferenza nazionale dei rettori delle Università italiane. Lo sconfitto (ma il cdx è attivamente alla guida e siede nei luoghi che contano della Regione) Pietro Fontanini è stato presidente del Consiglio Regionale del FVG dal 9 luglio al 3 agosto del 1993 all’11 gennaio 1994, parlamentare della Repubblica dal 1994 a 2006 ed infine presidente della Provincia di Udine per due mandati dal 2008 al 2018.