Antonio Panzeri è stato, per otto anni, segretario della Camera del Lavoro di Milano. È stato, cioè, un dirigente del movimento operaio nel senso pieno del termine. Come tale Panzeri si trovava al centro delle logiche conflittuali tra capitale e lavoro.
E non c’è dubbio che, indipendentemente dal grado di radicalità delle sue posizioni, egli stesse dalla parte del lavoro. Aveva uno stile di vita consono al suo ruolo politico
Oggi Panzeri è in stato d’arresto accusato di gravi reati collegati direttamente al suo nuovo ruolo politico. Dopo la conclusione dell’esperienza alla Camera del Lavoro il suo stile di vita ha subito, nel tempo, cambiamenti assai rilevanti.
Nel 2006 Antony Giddens sosteneva che «la frontiera del discorso politico» si era spostata sulla «lifestyle change agenda». Agenda politica e cambiamento di stile di vita erano strettamente correlati.
La ragione di tale spostamento, del passaggio da «vecchio» a «nuovo», spiegava il teorico del blairismo, stava nel fatto che «il socialismo riformista», sostenitore di «un’economia mista», dell’assegnazione allo «Stato un ruolo parziale nella vita economica», era morto insieme a qualsiasi altra forma di socialismo. Morto in quanto «dottrina segnata da una lettura del capitalismo». «Non vi sono eccezioni», affermava categorico. E due anni dopo ribadiva: «La fine della storia» ci ha lasciato «senza offrirci la speranza di un’alternativa», al di fuori delle dinamiche interne alle logiche strutturali del «realismo capitalista» nella sua fase neoliberista.
La teorizzazione e la pratica indicate da Giddens sono state, e sono tuttora, le coordinate entro le quali si muovono partiti socialisti senza socialismo. Entro cui si sono mossi e si muovono anche quelli che sono stati dirigenti del movimento operaio nella transizione tra due diversi stili di vita.
Lo stile vecchio è quello dell’età in cui il socialismo non veniva considerato ancora morto. Il tempo della «diversità», non antropologica, bensì del tutto politica. Quando i dirigenti del movimento operaio, anche i più alti, Berlinguer ad esempio, avevano uno stile di vita ed un reddito modesto.
La differenza abissale degli stili di vita può rimanere senza conseguenze sui modi di intendere il rapporto tra etica e politica? Già i padri nobili del riformismo italiano, Turati e Kuliscioff, del resto, ritenevano che le scelte dirimenti legate ad una identità ispirata all’insieme delle teorie critiche del capitalismo, fossero un elemento consustanziale all’etica politica dei socialisti.
Lo stile nuovo, invece, deve costruirsi in un contesto «nel quale ogni momento della vita, ogni aspetto della società, è un “bene” da sfruttare, da vendere e da comperare; nel quale ogni sapere è un’abilità, una competenza e ogni un’opportunità» (C. Galli, Ideologia, 2022, p.130). Un contesto in cui la politica offre molte opportunità per cambiare il proprio stile di vita. A sua volta il cambiamento dello stile di vita muta il modo di fare politica e il senso stesso di come la si vive.
Le «opportunità» offerte dal ruolo politico rivestito nel delineare e praticare le strategie migliori per il salto di qualità nello stile di vita, sono davvero molte e non hanno certo come inevitabile esito le scelte di Panzeri. C’è tuttavia un humus comune da cui germogliano pratiche penalmente legittime e pratiche penalmente illegittime: la considerazione del ruolo politico come «valore di scambio» in un’ottica che ritiene il mercato l’ottimo regolatore in ultima istanza.
In tale ottica anche la sfera politica diventa la sfera del mercato politico, le azioni politiche diventano oggetto di scambio, sottoposte all’etica dello scambio.
Essere avidi senza sentirsi in colpa perché il mercato lo permette e lo vuole. Ci sarà pure un rapporto tra Blair che costruisce il New Labour, Schroeder che costruisce la Neue Mitte e le scelte dell’uno per un incarico milionario alla Banca Morgan, e dell’altro per un incarico, sempre milionario, alla Gazprom? Passi altamente coraggiosi, come li ha definiti la «comunità degli affari» («Washington Post Foreign Service», December 10, 2005)
È illusorio pensare che la ricostruzione di un’etica politica per coloro che intendono essere gli eredi della storia del movimento operaio possa avvenire da nuove e più dure regolamentazioni dell’amplissimo e puteolente magma lobbista. La ricostruzione di un’etica politica è del tutto interna alla politica. Alla ricostruzione di una sinistra «diversa».
Questo articolo è stato pubblicato su il manifesto il 22 dicembre 2022