Massima confusione, e poi?

di Silvia R. Lolli /
21 Settembre 2022 /

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In questo momento di massima confusione interna, non solo dovuta a crisi ambientale, economica e quindi sociale per tutto il mondo, noi ci apprestiamo ad elezioni; spero che non sia ancora il momento di far intervenire controlli internazionali sulle varie fasi di voto (vedi quello all’estero).

Intanto è ricominciata la scuola e rispetto alle probabili riapparizioni del Covid con le sue varianti si è deciso il nulla, solo di togliere le mascherine anche nelle aule. Interventi poi da azzeccagarbugli per definire gli isolamenti, comunque per meno giorni, in caso di positività al virus. Realmente in quali aule nelle varie istituzioni scolastiche? I tanto sbandierati soldi, anche del Next Generation Fund, sugli investimenti nell’edilizia scolastica che il ministro Bianchi ha descritto nelle sue tante apparizioni dove sono? La megalomania tutta italiana di usare soldi freschi tanto agognati quando verrà spesa? Perché non usare già alcuni fondi per la ventilazione nelle scuole?

Sono domande oggi legittime e vengono naturali quando, e solo alla ripresa dell’attività scolastica, ci si accorge che in due anni di tempo e al termine del governo definito dei migliori, vengono soltanto emanate circolari ministeriali che delegano ad altri il controllo dell’aria e gli interventi (nel nome di quella autonomia scolastica necessaria soltanto per il liberisti italiani. Nessuna fonte di investimento specifica per il problema ventilazione aule. Era un intervento da programmare e da attuare subito visto che gli scienziati si erano accordati e negli altri stati europei stavano operando per risolvere il problema “ambienti scolatici sani”! Ma a questi due ministeri sono dati sempre meno risorse economiche che si imputano di più per un sistema più privatizzato.

Non sappiamo operare per il bene comune e con una visione diversa su che cosa considerare investimento per il futuro, ma solo per compilare scartoffie appunto di manzoniana memoria per spiegare nuove norme mantenendo le vecchie e quindi aumentare la confusione dei sistemi. Inoltre da almeno vent’anni abbiamo dato il KO al sistema amministrativo-burocratico dei vari ministeri: si è diminuito il numero degli addetti assunti con regolare concorso dando invece lauti compensi a improvvisati e per lo più giovani neo laureati; il loro compito: scrivere gli indirizzi del ministro di turno per la sua riforma scolastica per esempio, sempre più nel nome del mercato e meno della democrazia. Oggi per esempio si potrebbe fare una ricerca sui curricula di tanti attuali dirigenti ministeriali. Chi è rimasto con un percorso amministrativo creato, trenta o quarant’anni fa, da un concorso per amministrativi nello stesso ministero?

Con lo slogan della PA troppo costosa ed inefficiente ci hanno detto che si spendeva meno a diminuire gli amministrativi (tutti nullafacenti), privatizzando le assunzioni, mantenendo però la nostra italica capacità di cercare gli amici per un posto sicuro nella PA. Molti “esperti” chiamati ora sono stati assunti…

La scuola, oltre alla sanità, sono i sistemi statali che hanno sofferto certamente di più di questo trend politico. Sono alla base delle democrazie, soprattutto la prima quindi oggi, anche con queste elezioni, tutti i nodi vengono al pettine. Se la partecipazione al voto sarà ancora in calo fra le cause non c’è solo la nostra demografia (tanti neo abitanti non sono cittadini, pochi sono i giovani…) o la stanchezza, ma anche la perdita culturale che parte dalla scuola statale.

Faccio un esempio di tutto ciò dalla lettura di una recente nota ufficiale, 9/9/22, del capo dipartimento del MI può dare l’idea di confusione esistente in un ministero importante a cui già da tempo si è tolto il termine “pubblica”!

Come si legge in oggetto, tratta della nuova figura professionale, inserita quest’anno solo per le quinte della scuola primaria, dell’insegnamento di “educazione motoria”. La nota ha lo scopo di dare: “Chiarimenti per l’anno scolastico 2022/2023”.

In altri articoli ho spiegato la novità per i prossimi due anni prima solo per le classi quinte e l’anno successivo per le classi quarte di avere un docente di educazione fisica in queste classi, che arriva con la Finanziaria. Nella circolare si scrivono terminologie diverse; perché non avere un termine solo per tutti gli ordini di scuola come la Physical Education dei paesi anglosassoni o l’Education Physique dei francofoni? Perché abbiamo leggi o decreti o circolari ancora in vigore.

Nella scuola primaria si parla oggi (o si dovrebbe) di educazione motoria.

Alcuni chiarimenti riguardano le ore che sono aggiuntive rispetto a quelle in essere nell’orario ordinamentale di 24, 27 e fino a 30 ore previsto dal DPR 89/09. Per le quinte invece che fanno il tempo pieno, cioè 40 ore “le ore di educazione motoria possono essere assicurate in compresenza”. Spero in palestra. Si stabilisce anche qui l’obbligo di frequenza perché “rientrano nel curricolo obbligatorio”. Da questo chiarimento si potrebbe evincere che non in tutte le scuole l’organizzazione del curriculum abbia dato troppo spazio curricolare e per tutti/e a questa materia. Molti/e esonerati? Conoscendo i contesti italiani non è un pensiero pregiudiziale. Tralasciando altri aspetti legati alla valutazione, mi hanno colpito i due paragrafi centrali dedicati alla terminologia e programmazione:

L’educazione motoria in sostituzione di educazione fisica
Per le classi quinte, le ore di educazione motoria sono da considerarsi sostitutive delle ore di educazione fisica finora stabilite da ciascuna istituzione scolastica e affidate ai docenti di posto comune. Pertanto, i docenti di posto comune delle classi quinte non progettano più né realizzano attivit
à connesse all’educazione fisica. Le ore precedentemente utilizzate per tale insegnamento vengono attribuite ad altre discipline del curricolo obbligatorio, tenendo a riferimento quelle individuate dalle Indicazioni nazionali di cui al decreto ministeriale n. 254/2012.

Il curricolo di educazione motoria
In via transitoria, fino alla emanazione di specifici provvedimenti normativi, il curricolo di “educazione motoria” per le classi quinte prende a riferimento i traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento declinati per la disciplina “educazione fisica” dalle citate Indicazioni nazionali per il curricolo. Le istituzioni scolastiche provvedono, pertanto, alla rimodulazione del Piano triennale dell’offerta formativa e del curricolo di istituto con l’inserimento di educazione motoria per le sole classi quinte”.

Leggere questa semplice nota esplicativa di un cambiamento minimo ci può raccontare tantissime cose sulla situazione del nostro Stato alla vigilia di elezioni che possono mettere ancora di più in pericolo la nostra struttura democratica.

La confusione anche legislativa è massima e il pericolo di instabilità democratica è più presente.

E’ solo un esempio forse poco importante per molti; ma in mancanza di una riforma, che si è fermata al Senato e che ha avuto soltanto in Finanziaria una parziale applicazione si emanano note circolari e le scuole sono sempre più in affanno: non è l’interpretazione di continue norme incerte il lavoro degli insegnanti per esempio; la continua incertezza ha bisogno di continue riprogrammazioni, il lavoro diventa più complicato e si danneggia la didattica. A molti mesi dall’emanazione della L. 234/21 lascia ancora interrogativi. Non si poteva fare prima? Ma quando si mettono in campo interventi “tappabuchi” e ricordo in un contesto di “economia di spesa” per il ministero dell’Istruzione, questa diventa la normalità per le procedure. Chi entra oggi in queste scuola non ha fatto concorsi come la finanziaria programmava, ma è solo supplente, quindi da licenziare o a giugno 2023 o a settembre 2023.

Quindi è normale che con il ministero della Sanità, quello dell’istruzione non abbia individuato risorse per la ventilazione atta non solo a contrastare il Covid ma anche altri contagi. Sarebbe stata un’importante operazione di manutenzione straordinaria per le scuole e capace di sgravare altre amministrazioni (sempre dello Stato italiano) i cui deficit aumentano.

Foto in copertina, Ivan Aleksic/Unsplash

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