“Essere bisessuale raddoppia immediatamente le tue possibilità al sabato sera.” chiosava ironico uno splendido Woody Allen degli anni Settanta. E’ probabile che la grande maggioranza dei miei lettori si fermi, quanto a conoscenza del tema “bisessualità” alla citazione di Woody Allen. Parliamo infatti di un orientamento sessuale fra i più negletti della storia recente, della cui esistenza si è spesso negato sia da parte delle istituzioni eterosessuali che quelle omosessuali.
Uno dei più completi studi sulla bisessualità maschile
A questo tenta, con successo, di rimediare il lavoro di Giuseppe Burgio, Fuori binario. Bisessualità maschile e identità virile (Mimesis, 2021, pp. 200, € 18) che colma una delle più importanti lacune che anche gli studi di genere in lingua italiana avevano, sviscerando cosa si intenda per “bisessualità maschile”.
Enna, Pisa e il suo Cirque
Burgio, che si divide fra Palermo, la Toscana e la Sicilia, dirige a Pisa il CIRQUE (Centro interuniversitario di ricerca queer) ed è professore associato di Pedagogia generale e sociale presso l’Università Kore di Enna. Il saggio si divide in 8 capitoli e una introduzione che affronta i problemi teorici e metodologici, spiegando fra l’altro perché l’autore ha deciso di limitare il campo alla sola bisessualità maschile e non anche quella femminile. Ciascun capitolo tratta un tema specifico, una delle espressioni esistenti della bisessualità maschile.
Nel primo capitolo si definiscono i modelli del comportamento bisessuale e si imposta il problema teorico rappresentato dal concetto di “orientamento sessuale”, cioè il tipo di attrazione emozionale, romantica e sessuale di una persona verso altre persone, del proprio genere o di differente genere.
Come cambiano i giovani d’oggi
Il secondo e il terzo capitolo offrono un confronto con la letteratura internazionale, assai più sviluppata di quella italiana, partendo dall’analisi degli adolescenti e dei giovani adulti di oggi. Qui Burgio tratta con passione di un atteggiamento in generale più fluido dei giovanissimi, sempre meno disposti a considerare l’etichetta di chi si ama o si è attratti, per andare al nucleo dei comportamenti, delle emozioni, di ciò che produce piacere.
Nel mio piccolo, dall’osservatorio che ho come insegnante di liceo, non posso che confermare le tesi di Burgio: i ragazzi della generazione Z, forse anche grazie a ciò che i loro fratelli maggiori hanno ottenuto socialmente e politicamente, tendono a essere se stessi in pubblico – per esempio a scuola – in modo molto meno preoccupato e coraggioso. Questo vale anzitutto riguardo al proprio orientamento sessuale, al modo di vestire e di porsi, allo smalto indossato dai ragazzi sulle unghie delle mani o al trucco. E sarebbe sbagliato fare la banale equipollenza “adolescente maschio truccato” = gay. Tutt’al più, potremmo dire “fluido”, ma non è nemmeno questo sempre vero. C’è ormai un modo di vivere la sessualità, anche dai giovani eterosessuali delle realtà più urbane, che è semplicemente più libero e meno omofobico di quanto fosse anche solo fino a 20 anni fa.
Il cruising, questo sconosciuto
Nel quarto capitolo si affronta il tema del cruising, anche definito battuage, ossia i luoghi d’incontro omosessuale all’aperto dove “si rimorchia”, frequentati, oltre che dai gay, da una vasta varietà di uomini che non si definiscono soltanto omosessuali o bisessuali, ma che desiderano sperimentare nuove forme di rapporti sessuali con altri uomini o persone che possono anche apparire o essere percepite come femminili.
Il quinto capitolo, più antropologico e culturale, parla della “sessualità mediterranea”, che per diversi secoli fu mitizzata specie dagli intellettuali del Nord Europa, quando le pratiche omosessuali erano proibite dalle leggi inglesi e tedesche, ma godevano invece di un liberi tutti, forse d’impronta greco-classica, nel nostro Meridione.
Gli hijras dell’India
Il sesto capitolo parla di ermafroditi, femminielli, evirati cantori, donne transessuali e transgender e hijras (nella società Indù, sono dei maschi che hanno un aspetto e un abbigliamento tradizionalmente femminili. Molti, ma non tutti, scelgono di sottoporsi a una cerimonia di castrazione, rimuovendo i genitali maschili come offerta alla dea indù Bahuchara Mata; altri hijra nascono direttamente intersessuali).
Nel settimo capitolo si tirano le somme e si offre un quadro interpretativo dei vari comportamenti. Burgio qui offre una disamina antropologica, storica, culturale, folkloristica relativa ai comportamenti (bi)sessuali di differenti culture, in modo sia sincronico che diacronico.
La lezione di Rubin
Il percorso termina nell’ottavo capitolo, dove l’autore esplicita dei possibili scenari di ricerca a cui questo lavoro potrebbe portare. Il dato centrale di Burgio è criticare l’attuale orizzonte epistemologico incentrato sul dualismo tra i sessi, su quello di genere e su quello tra gli orientamenti sessuali. Burgio conclude citando l’antropologa Gayle Rubin: “invece di lottare per classificazioni immacolate e confini impenetrabili, sforziamoci di mantenere una comunità che concepisca le diversità come un dono, veda le anomalie come preziose e tratti tutti i principi fondamentali con una sana dose di scetticismo” (168).
Tre diversi tipi di bisessualità
Il contributo più notevole di questo lavoro di Burgio, a mio modo di vedere, risulta nella suddivisione fra una bisessualità “sequenziale”, quella “concomitante” e quella “simultanea“. Come può intendersi dai termini, la bisessualità sequenziale è quella in cui una persona ha rapporti con uomini e donne in periodi temporali diversi, non rompendo la monogamia seriale. La bisessualità concomitante prevede invece partner sessuali femminili e maschili in una stessa fase della vita. La bisessualità simultanea prevede partner dei due generi anche all’interno della stessa relazione, quindi il vecchio concetto del “triangolo” di cui cantava Renato Zero prima della fase mariana.
Per il resto, il volume si rivolge a un pubblico di studiosi e di iniziati, con una formidabile bibliografia che spazia su più generi, molto utile, e un registro prettamente accademico. Resto sempre dell’idea che questo genere di pubblicazioni dotte debbano essere accompagnate, in Italia, anche da testi più divulgativi e accessibili al grande pubblico, motivo per cui a inizio secolo avevo pubblicato Gay: diritti e pregiudizi. Dialogo galileiano contro le tesi dei nuovi clericali (Nutrimenti, 2005, pp. 196, 12€).
Questo articolo è stato pubblicato su il Riformista il 19 luglio 2022