5 stelle, Pd e l’antifascismo che manca

di Daniele Nalbone /
27 Luglio 2022 /

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“Si è spianato il terreno per l’avanzata di un partito post-fascista che si prepara a governare l’Italia”. In un commento su Twitter, il giornalista Paolo Berizzi, ricorda qualcosa che, anche in queste ore, sembra essere caduto colpevolmente nel dimenticatoio. “L’antifascismo è fuori dall’agenda politica”. E ora che siamo alla fine di questo governo, a ridosso di una nuova tornata elettorale, possiamo dire che anche stavolta nessuno ha fatto nulla per sciogliere Forza Nuova e gli altri gruppi “neri”. Soprattutto, sottolinea Berizzi, “si è spianato il terreno per l’avanzata di un partito post-fascista che si prepara a governare l’Italia”. E ora, con le elezioni in vista, il baratro è in pericoloso avvicinamento.


Colpa di chi? Di Draghi, certo. Ma prima ancora di Giuseppe Conte e soprattutto di quel Movimento 5 stelle che ha pensato bene di governare con Matteo Salvini. L’esperienza di governo ha eroso i consensi della Lega, questo è vero, ma ha anche sdoganato un principio: che con queste destre si può governare. E così l’indebolimento di Salvini, nei mesi di governo, altro non ha fatto che rafforzare Giorgia Meloni. Colpa, però, anche – se non soprattutto, visto che si parla di antifascismo – del Partito Democratico che per portare Draghi a Palazzo Chigi ha accettato che i Giorgetti, i Centinaio, le Bergonzoni facessero parte della squadra. Come a dire: Salvini no, ma i leghisti si. Mai ragionamento è più pericoloso.
Perché cosa accadrà è facile da immaginare. Torneranno i toni accesi, perfino violenti, che hanno scandito l’ultima campagna, e si continueranno a costruire alleanze, palesi o sottotraccia, con forze politiche che in nessuna democrazia dovrebbero e potrebbero partecipare a una contesa politica.

Eppure … Era inizio ottobre di un anno fa quando, dopo l’assalto squadrista alla Cgil a margine di una delle tante manifestazioni “No Green Pass”, anche i piani alti della politica si resero conto di dover sciogliere il partito Forza Nuova e, da lì, iniziare a ripulire lo scenario politico italiano. Finalmente (!), commentammo su MicroMega ricordando come non fosse necessario alcun intervento governativo, nessun passaggio in nessuna aula. Sarebbe stato sufficiente applicare due leggi, la Scelba e la Mancino, che sono oggi in vigore. Sarebbe bastato un decreto del governo per mettere al bando i partiti e le organizzazioni che si rifanno al fascismo, come spiegò il costituzionalista Francesco Clementi in un’intervista sulla Stampa.


Ecco perché, forse, è il caso di chiamare direttamente in causa il Partito Democratico. Chi teme oggi che alle prossime elezioni la destra estrema italiana possa avere i numeri per governare da sola e, perché no, addirittura mettere mano alla Costituzione doveva mandare un segnale, anche minimo, quantomeno per dire “basta”. Poi le destre avrebbero vinto lo stesso, ma almeno si sarebbe aperta una crepa nel muro di silenzio che da anni circonda l’Italia quando si parla di antifascismo. Il Pd era chiamato a una prova: mettere al bando i partiti che si rifanno al fascismo. E iniziare, davvero, a difendere la Costituzione. Perché se il prossimo governo sarà guidato da un partito che nel suo simbolo ha la fiamma tricolore è colpa di chi non ha mai messo l’antifascismo nell’agenda politica di un partito che ha governato non con Draghi, non con il Movimento 5 stelle o ciò che ne resta, ma con Matteo Salvini.

Questo articolo è stato pubblicato su MicroMega il 21 luglio 2022

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