Vorremmo illustrare un fatto accaduto nei giorni scorsi, per introdurre un discorso più generale, discorso che consideriamo molto importante se vogliamo mantenere vivibile la nostra città nell’immediato futuro.
Partiamo con il racconto del fatto: un privato chiede all’Ufficio verde del Comune di Bologna l’autorizzazione all’abbattimento di un grande bagolaro, molto particolare, che era lì da circa ottant’anni, probabilmente il più bell’albero della Cirenaica, mai rovinato (cosa rara a Bologna) da precedenti interventi di potatura eccessiva, dal tronco di grande diametro (ben 168 cm) e perciò catalogato tra gli alberi tutelati di grande rilevanza. Valore ecologico: 97.000 (novantasettemila/euro). Sta di fatto che vanno eseguiti dei lavori di ristrutturazione di uno stabile, il bagolaro restringe la via di accesso, e il camion dell’azienda di là non ci passa.
Il proprietario allega una perizia, che però non apporta motivi sufficienti per motivare l’abbattimento. L’Ufficio verde propone allora al richiedente una rilevazione diagnostica strumentale, e viene fatta una tomografia, che puntualmente dà i risultati attesi: il tronco, soprattutto uno dei due tronchi (l’albero è bicormico, con due tronchi fin dalla base (1)), ha dei problemi che lo potrebbero rendere pericoloso. Si trattava di una minima carie (una cavità di qualche paio di centimetri) nella parte centrale del tronco più esterno come da immagine 1, con buona probabilità di natura traumatica da ricondursi ad urti da parte di auto o altri mezzi. Con percentuali di probabilità di schianto – desunte dalla perizia stessa – che vanno da 1/500 a 1/50000 a seconda della parte di albero preso in esame – praticamente minori di quella di essere colpiti da una tegola che cade da un tetto durante un temporale !
Fatto sta che ora la richiesta di abbattimento è motivata e viene concessa, e l’albero viene prontamente tagliato, nonostante si sia in pieno periodo di nidificazione.
Va tenuto presente che la grande maggioranza degli alberi di quell’età hanno qualche problema alla parte interna del tronco, che però nella stragrande maggioranza dei casi non è tale da comprometterne la stabilità. Si tratta in ogni caso di un bagolaro, albero dal legno dotato di una particolare tenacità. Merita poi sottolineare che l’altro tronco non aveva alcuna cavitazione e non vi era alcun minimo appiglio per concederne l’abbattimento, come ben evidenziato nella Immagine 2. Ma quindi perché è stato concesso di abbattere entrambi i cormi, che comunque erano ben distinti? E’ stata concessa perché quell’albero dava fastidio, e al di là del suo reale stato di pericolo andava eliminato per far passare dei camion per i lavori di ristrutturazione edilizia.
Nella perizia poi le dimensioni della carie del primo cormo è stata in qualche modo ingigantita, in quanto nelle immagini della rilevazione strumentale, il naturale spazio tra i due tronchi (ben visibile nella Immagine 3) è stato assimilato alla carie del tronco più esterno.
L’albero caratterizzava il paesaggio già da ben prima dell’asfaltatura della via e ombreggiava la casa adiacente da sempre – casa che ora è esposta al sole, con conseguente maggiore ricorso agli inquinanti, energivori condizionatori -. Con buona pace di risparmio energetico e riscaldamento climatico. Facciamo notare che l’albero era valutato ( non da noi) sequestrare ben 300 kg l’anno di anidride carbonica, e che la capacità di raffrescamento e depurazione dell’aria di un grande albero di tale chioma sia altissima, paragonabile a quella di cinque condizionatori da appartamento accesi 20 ore al giorno. Per dare un’idea, è noto in letteratura scientifica che una casa circondata da alberi consegua un risparmio di energia da circa il 25% al 50%, e che sotto un gruppo di 5/6 alberi adulti di alto fusto la differenza di temperatura sia da – 3 a – 8 gradi.
E’ una storia triste, un esempio come tanti altri di scelte fatte con il solito occhio di riguardo per il proprietario che richiede l’abbattimento, e nessuna considerazione per il bene collettivo che si va a perdere: il beneficio che apportano gli alberi, anche privati, va infatti ben oltre i confini della proprietà, assicurando a tutta l’area attorno apporto di ossigeno e una ragguardevole riduzione di un gas a effetto serra come l’anidride carbonica, ombreggiatura, un potente effetto di raffrescamento dell’aria nonché la riduzione delle polveri sottili, senza accennare ai tanti altri benefici ecosistemici.
Se pensiamo agli abbattimenti che continuamente si verificano in tutta la città, e che si verificheranno in particolar modo nei prossimi anni in seguito ai grandi lavori previsti (passante, tram, stadio, trasferimento provvisorio teatro comunale, solo per citarne alcuni) possiamo renderci conto del totale disastro climatico cui andiamo incontro.
Altro che città a impatto climatico zero entro il 2030 !
Questi abbattimenti sono il frutto di una mentalità vecchia, di una mentalità anni 1950 – 80 di continua crescita cementizia a discapito dell’ambiente, una mentalità con cui in questo momento storico non è più possibile affrontare la gestione della città e l’innovazione urbanistica.
E’ necessario che tutto il Comune, e in particolare il suo settore che ora si fregia del nome di “Settore Transizione Ecologica e Ufficio Clima” senta come sua mission la salvaguardia del verde pubblico e privato esistente, e non più i meri interessi dei singoli privati cui un albero è di impiccio.
Per tornare all’esempio in questione, l’Ufficio avrebbe dovuto secondo noi semplicemente negare l’autorizzazione all’abbattimento, evitando di suggerire un esame utile ad ottenere il risultato desiderato. Ma, quel che è più importante, lavorando con una mentalità meno burocratica e avendo più a cuore la salvaguardia di un albero storico del rione – albero che non aveva mai dato problemi di viabilità in circa 80 anni di vita – l’Ufficio avrebbe potuto ottenere un risultato doppiamente vincente, permettendo sia al privato il passaggio del camion sia la sopravvivenza di un albero di particolare rilevanza: avrebbe potuto concedere l’abbattimento del tronco inclinato che sporgeva sulla stradina di accesso, il più compromesso, quello che impediva l’accesso al camion, mantenendo in essere l’altro tronco, verticale, e la relativa chioma.
Cercando di affrontare i problemi con la stessa logica win-win, in parte conservativa e rispettosa del grande valore dei grandi alberi storici, in parte attenta alle problematiche dello sviluppo urbano, siamo convinti che sicuramente si sarebbero potuti salvare anche svariati dei grandi alberi protetti abbattuti in massa nell’area delle case popolari di Via Malvasia, come se ne potranno salvare molti nel prossimo futuro, nelle aree interessate dalle nuove opere che verranno messe in cantiere in Città.
Contiamo sul fatto che, almeno, nel giardino delle case del quadrilatero di Via Malvasia vengano ripiantati alberi di prima grandezza, a parziale risarcimento del danno arrecato abbattendo i precedenti.
Siamo fortemente preoccupati per l’esito nefasto che potrebbe avere la prevista riqualificazione delle case Acer tra Via Bentivogli e Via Libia, che sono sotto vincolo di protezione delle Belle Arti. Le corti interne sono alberate : sono ombreggiate da 32 grandi alberi contornati da terreno libero da cementificazione , alberi che ci aspettiamo vengano conservati e protetti da lavori di ricopertura / impermeabilizzazione del terreno adiacente, e non sacrificati in nome dell’”ammodernamento”.
Ci chiediamo quante volte, nel corso del tempo, l’Ufficio verde abbia imposto di curare un albero importante, anziché abbatterlo…. anche se mai accaduto in passato, vorremmo che ciò accadesse, da oggi in poi!
Cogliamo anche l’occasione per sottolineare che, quanto ad assorbimento dei gas serra e raffrescamento dell’aria, quello che conta non è il mero numero di alberelli messi oggi a dimora in città, ma il volume della chioma, che è garantito più dagli alberi di prima grandezza già oggi esistenti che da quelli giovani, che soffrono di un’elevata percentuale di mortalità nei primi anni dall’impianto, ben prima di aver potuto sviluppare la chioma di un albero adulto. (Per dare una cifra, facciamo notare che 100 alberi ad alto fusto di 25-30 anni valgono per CO2 sequestrata e raffrescamento dell’aria come diecimila alberi di un anno. )
Quindi, anche nel caso di un privato, obbligare a reimpiantare un albero non ripara al danno arrecato dall’abbattimento di un altro, adulto, della stessa specie.
Come sarà possibile arrivare entro otto anni all’obiettivo di una città a neutralità carbonica se non cambieremo completamente mentalità su queste cose?
Che transizione ecologica vogliamo fare, se proprio il Settore transizione ecologica e Ufficio Clima valuta la transizione e il clima con questi criteri?
Come pensiamo di poter almeno mitigare la drammatica emergenza climatica, se continuiamo a depauperare il volume della chioma degli alberi che raffresca la nostra città ?
In conclusione
chiediamo che il Sindaco del Comune di Bologna in prima persona, la Giunta, gli Uffici preposti e l’amministrazione tutta, cambino la loro visione di gestione del verde improntata ad una utilità e convenienza momentanea. Che al posto di una politica facile ma anche suicida di sostituzione progressiva delle grandi alberature esistenti (privando i cittadini di tutti i benefici che queste offrono) con specie di minore grandezza, si adotti invece una politica di salvaguardia dei grandi alberi urbani, di cura e protezione degli stessi. Che gli amministratori acquisiscano infine la consapevolezza che gli alberi annosi sono un patrimonio inestimabile e insostituibile per mantenere un clima vivibile per la salute dei cittadini e per la bellezza e la storicità delle nostre città.
L’appello è stato redatto dal Comitato per la Tutela degli Alberi Bologna e Provincia il 25 maggio 2022 e sottoscritto da Associazione ECO, Codacons Emilia-Romagna, Animal Liberation, LIPU Bologna, WWF Bologna, STAI ( Stop Taglio Alberi Italia) Bologna, Isde – Medici per l’ambiente Italia, LAV Bologna, Associazione Ornitologi Emilia-Romagna, Comunità Splende il Sole.