Ieri mattina decine di migranti ospiti del Centro di accoglienza di via Mattei a Bologna hanno protestato per le condizioni in cui vivono: sempre esposti al contagio e a nessuno importa.
Vivono ammassati in camerate da 12, nessuno gli controlla la temperatura o li sottopone a tamponi, nessuno gli dice se e quando possono vaccinarsi, perfino un minore non accompagnato è costretto a vivere in queste condizioni. Sono alcuni dei motivi che hanno spinto questa mattina decine di migranti, che vivono al Centro accoglienza straordinaria di via Mattei a Bologna, a protestare contro le condizioni in cui da troppo tempo sono costretti a vivere. A partecipare alla protesta, proprio di fronte al centro Mattei, è stata fatta da quei migranti che di notte lavorano all’Interporto e in altri settori, come la logistica e i corrieri. «Viviamo in camerate, o container, con poca areazione, che ospitano oltre dodici persone. Non viene mai misurata la temperatura, né a migranti né a operatori che entrano ed escono dal centro continuamente, di giorno e di notte. Una sola volta ci hanno fatto un tampone senza dire alla città e alla stampa quanti di noi erano positivi. Non sappiamo chi di noi è positivo al Covid-19, viviamo tutti costantemente esposti al pericolo del contagio e non sappiamo se e quando verremo vaccinati», dicono i manifestanti.
Spesso capita che, nonostante la presenza di un medico, chi sta male o si ferisce venga lasciato solo, senza cura o assistenza. Molti di loro non hanno un medico di base né un codice fiscale e non hanno quindi la possibilità di curarsi. Chi non lavora non può permettersi nemmeno un biglietto dell’autobus per raggiungere medici e ospedali. Insomma la situazione, quasi mai raccontata, non è per niente facile per gli ospiti del Centro Mattei che chiedono che la loro salute venga tutelata. «Forse le istituzioni democratiche che governano la città sono troppo impegnate a designare il successore del sindaco Merola, ma i migranti del Mattei sono stanchi di vivere sfruttati e rinchiusi. Sono stanchi di promesse e parole al vento. Chiedono rispetto, sicurezza e libertà!», dice il Coordinamento migranti di Bologna.
Questo articolo è stato pubblicato su Gazzetta di Bologna l’8 aprile 2021