Settant’anni di cento

di Sergio Caserta /
19 Gennaio 2021 /

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Pubblichiamo questo articolo nel giorno della scomparsa di Emanuele Macaluso, una grande personalità della sinistra

È cominciato l’anno del centenario della fondazione del PCdI-PCI, con una messe di libri, saggi, articoli, eventi che ricostruiscono la storia gloriosa di un partito nato cent’anni fa e morto a settant’anni nel 1991, ma è come se si discutesse di qualcosa che è ancora vivo.

E non potrebbe essere altrimenti perché la fine del PCI decretata con il ventesimo e ultimo congresso di Rimini del 1991 che votò lo scioglimento e la nascita di un nuovo soggetto il PDS, poi diventato DS e infine PD, è ancora materia di indagine e di confronto, anche se i protagonisti di allora, hanno scelto a lungo di far calare il silenzio sulle vicende che portarono alla fine del PCI.

Una “cupio dissolvi” come Aldo Tortorella definì la volontà di cancellare perfino la storia oltre che l’identità del partito comunista più forte e importante dell’occidente dal dopoguerra in poi.

In realtà il silenzio aveva una ragione politica precisa, dal momento che molti di quei protagonisti hanno assunto successivamente cariche importanti nelle istituzioni a tutti i più alti livelli, pertanto quella storia poteva pesare sull’opinione pubblica soprattutto perché il frutto di quel cambiamento, per il modo in cui si era determinato, non aveva e non ha prodotto niente di migliore sul piano politico.

 I successivi mutamenti nel PDS-DS-PD, non hanno mai eguagliato in consenso elettorale, forza e soprattutto prestigio, quel che aveva rappresentato per settant’anni il PCI, per quanto questi partiti abbiano gestito un potere ben maggiore, sia al governo del paese, nei vertici istituzionali, nei territori.

Un paragone, anche solo ponderato ai tempi, sarebbe stato ed è tuttora improponibile. Senonché quest’anno ricorrendo il centenario della fondazione del partito comunista, d’improvviso si è scatenata una vera e propria passione rievocativa. Tra le tante pubblicazioni si distingue il gruppo Espresso-Repubblica che, a partire dal suo fondatore Eugenio Scalfari, sta pubblicando numerosi testi, articoli, speciali come l’ultimo “Robinson”, una raccolta di testi “Cento anni di sinistra” e soprattutto “La dannazione” il libro dell’ex direttore Ezio Mauro che furoreggia in tutti i talk show e sarà raccontato in una trasmissione televisiva interamente dedicata all’evento.


La sorpresa è grande per chi, come il sottoscritto e penso tanti altri che hanno conosciuto e vissuto il PCI, essendosi opposti a quella svolta, in tutti questi trent’anni ha subito le scelte di volta in volta compiute, senza mai poter analizzare seriamente gli errori compiuti e le conseguenze che ne derivarono per la sinistra e per il Paese.

Ora si riapre una discussione che sembrava sepolta nell’oblio della “damnatio memoriae” che non serve per “processare” tardivamente i presunti o veri colpevoli di allora, se mai per capire perché quella cesura abbia pesato sulle vicende successive e come si possa recuperare ciò che può servire a guardare avanti e tentare di costruire una sinistra all’altezza della sfida dei tempi, di cui in Italia oggi si avverte tutta la grave assenza.

Tra gli articoli pubblicati, uno dei più interessanti è su Repubblica di venerdì 15 gennaio “Napolitano e il secolo breve del PCI” dello storico Silvio Pons che ricostruisce un passaggio decisivo della svolta che portò alla liquidazione del PCI. Non è una novità ma l’articolo racconta l’influenza determinante che ebbe la componente cosiddetta “migliorista” ed in particolare il suo più autorevole esponente, Giorgio Napolitano, nell’indirizzare la proposta di Occhetto lanciata alla “Bolognina” verso l’approdo finale della costituzione di un nuovo soggetto politico non più comunista. L’articolo lo rivela pubblicando una lettera autografa di Napolitano nella quale “ingiunge” al segretario del partito di non cedere alle fortissime resistenze che si erano manifestate nel partito contro il carattere e soprattutto il metodo, della svolta, di procedere nel successivo e decisivo comitato centrale, definendo con chiarezza tappe e obiettivi del progetto per evitare ogni incertezza o tentennamento che potesse “annacquarlo”. Oltre Napolitano, Pons cita altri leader della corrente moderata del PCI che assunsero questa decisiva posizione: Macaluso, Lama e Chiaromonte, un gruppo che deteneva nel partito una notevole influenza e che caratterizzò in misura rilevante l’evolversi della vicenda del partito non più comunista.  Il peso di questa posizione spostò decisamente “a destra” l’asse politico che il gruppo dirigente più giovane, formalmente al comando con Occhetto, forse non avrebbe fino in fondo voluto ma che di fatto subì, connotando con quella direzione l’animus del cambiamento e tutte le scelte conseguenti.

Cosicché la scelta del cambiamento del nome, per una precisa determinazione, assunse un carattere di scontro dirimente sull’esistenza o meno del partito, divenne argomento di divisione tra chi voleva “salvare” l’unità del partito e chi era accusato di attentarla e si concluse con una vittoria ai voti e in una frattura che non è stata mai più veramente ricomposta.

Nessuno di chi ha avuto le maggiori responsabilità nella conduzione delle diverse ulteriori “svolte” ha inteso ripensare criticamente la vicenda, lasciando una ferita aperta cicatrizzarsi attraverso il tempo. Siccome però il tempo in fondo è galantuomo, la verità difficilmente si può occultare per sempre.

Cosicché Il dibattito su questi argomenti ha ripreso quota e molte iniziative sono in programma, pur nelle contingenti limitazioni causa COVID.

Tra quelle più rilevanti c’è la pubblicazione del primo numero del 2021 della nuova edizione di Critica Marxista, speciale tutto dedicato al centenario che si può acquistare on line, sul sito  https://criticamarxista.net/  o sulla pagina https://www.facebook.com/criticamarxista.

Giovedì 21 gennaio, alle ore 17.00  si può ascoltare dalla viva voce di Aldo Tortorella, storico dirigente che criticò e si oppose alla svolta, un autorevole punto di vista sulla storia del PCI, in un evento on line promosso dall’Università dell’uguaglianza https://www.universitadelluguaglianza.it/, facendone richiesta all’indirizzo universitadelluguglianza@gmail.com.

Infine di rilievo la Cineteca di Bologna propone la proiezione in questa settimana nella sezione “Cinema ritrovato” di un eccezionale documento, il film restaurato dello storico congresso di Livorno https://programmazione.cinetecadibologna.it/il-cinema-ritrovato-fuori-sala-2/centenario-partito-comunista/

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