di Emanuela Locci
Il comune di Fossalto il 4 marzo ha deliberato di conferire la cittadinanza onoraria a Abdullah Ocalan, leader curdo che dal 1999 si trova nelle carceri turche. L’iniziativa del piccolo comune del Molise rischia di far esplodere una crisi diplomatica tra l’Italia e con la repubblica di Turchia.
La Turchia ha infatti immediatamente condannato il riconoscimento conferito dall’amministrazione di Fossalto, poco più di 1200 anime in provincia di Campobasso, al leader dei separatisti curdi del Pkk. L’ambasciata turca in Italia rilancia una nota del ministero degli Esteri di Ankara che si esprime in questi termini: “Esprimiamo ancora una volta che ci aspettiamo la cooperazione delle autorità italiane nella lotta all’organizzazione terroristica contro questa iniziativa, che è l’ultimo esempio di decisioni simili di alcune amministrazioni locali in Italia, e contro tentativi simili che possano avvenire in futuro”. Non è la prima volta che la Turchia condanna questo tipo di iniziative, era già accaduto per il comune di Palermo. La Turchia infatti considera il Pkk un’organizzazione terroristica e non ammette che all’estero la si consideri invece un’associazione con legittime richieste indipendentiste, per cui cerca di bloccare ogni iniziativa che richiami la realtà turca e la forte propensione curda all’indipendenza. Un problema che la Turchia non ha mai interiorizzato e che rischia di incrinare i suoi rapporti esterni.
Numerose in Italia le risposte alla richiesta turca, il primo cittadino di Fossalto si dice stupito dalla piega che ha preso l’iniziativa voluta dalla sua amministrazione, che era stata ideata con un l’obiettivo di enfatizzare la necessità di un dialogo per la pace. Come è stato evidenziato nella nota che ha accompagnato il conferimento della cittadinanza: “Per aver fatto propri i valori nonviolenti che personalità come Mahatma Gandhi, Martin Luther King Jr e Nelson Mandela hanno donato all’umanità. Perché attraverso la richiesta di una commissione di verità e riconciliazione è il fautore di una politica di distensione, dialogo e convivenza tra il Popolo Turco e il Popolo Curdo all’interno di una stessa nazione. Per aver più volte sollecitato il proprio popolo alla fratellanza, la democrazia, la pace e la dignità umana e al rinnegamento della battaglia politica attraverso mezzi violenti”.
L’Italia del resto chiarisce con diplomazia che i comuni sono completamente autonomi nelle decisioni di questo tipo. I toni si fanno più accesi quando si considerano le dichiarazioni di quanti in Italia si sono impegnati per la causa curda, che definiscono il comportamento di Ankara inaccettabile, intimando al governo turco di non interferire in alcun modo sulle manifestazioni della democrazia in Italia.
Questo articolo è stato pubblicato su Il manifesto sardo l’8 marzo 2020