di Laura Gamberini
Basta incontri autoreferenziali, no a convegni nei salotti buoni e soprattutto basta occuparsi di problemi marginali per la gente. La nuova sinistra riparte dalla strada, dai banchetti davanti alle fabbriche, dal dialogo con associazionismo e comitati di cittadini. La via l’ha intrapresa Elly Schlein che si è inventata una campagna elettorale low cost, dove la presenza fisica sul territorio è stata l’alternativa vincente a figure virtuali, ormai presenti solo in poster giganti, in spot a pagamento o ad eventi di partito.
Cinque anni all’Europarlamento e l’esperienza di volontaria nella campagna elettorale di Barack Obama sono serviti ad affinare il suo fiuto politico, e a capire che, dopo la svolta del Papeete, nella gente era scattato qualcosa.
C’era anche lei quel 14 novembre in Piazza Maggiore, perché il tam tam sui social aveva messo in moto tanta energia positiva e creativa, e lei l’aveva perfettamente recepita. Lì, insieme a tanti giovani ma anche vecchi compagni, sardine improvvisate ma toste, ben rappresentate da un ironico “sardina vecchia fa buon brodo”, per Elly è stato chiaro che qualcosa era cambiato.
E sì. I mille volti della società civile erano tutti in Piazza: dai i compagni che non hanno più avuto casa dopo la svolta della Bolognina (o dopo Renzi), agli attivisti per i diritti umani; dai i cattolici della Chiesa sociale, agli ambientalisti, dalle comunità di cittadini immigrati, ai precari senza voce, al mondo lgbt, alle femministe; tutti presenti senza bandiere.
È partito tutto da lì, inutile negarlo, perché finalmente ci si è resi conto che: contrasto al fascismo, difesa dei diritti umani e civili, rispetto della Costituzione, attenzione all’ambiente non erano valori antiquati e ormai minoritari, ma patrimonio profondo di chi, da quel momento, aveva deciso di lasciare la resistenza passiva per una resistenza attiva e gioiosa. Bisognava esserci per capire, ma bisognava avere coraggio per dare un’organizzazione politica ad un sentimento che si era invece espresso così bene proprio perché completamente libero.
Elly lo ha avuto quel coraggio. Ha avviato un percorso molto “free” e destrutturato, con incontri aperti su tutto il territorio regionale, dove ognuno poteva portare un tema, un’idea una domanda. Nessuna tessera, nessun bisogno di qualificarsi, ma la libertà di iscriversi ad una piattaforma per contribuire a costruire insieme un programma, sempre aperto per ulteriori arricchimenti.
E’ stata una scommessa vinta (eletta con 22.000 preferenze record regionale), grazie al suo intuito politico (vedi una domanda a Salvini), ma anche da competenze espresse in buon lavoro di squadra. Candidate e candidati, volontarie e volontari, hanno lavorato con molta generosità, senza le vecchie logiche delle coalizioni di sinistra, abborracciate alla vigilia di una tornata elettorale e pronte a sfaldarsi un minuto dopo.
Il resto è cronaca. Già annunciato un importante incarico per Elly nella Giunta della Regione Emilia-Romagna, mentre continua il corteggiamento assiduo di tv, radio, giornali. Un effetto mediatico profondo, avvertito soprattutto da chi, in questi anni, non si era più sentito rappresentato da una sinistra rosa pallido e aveva smesso di andare persino a votare. Ma adesso? Cosa farà Coraggiosa? Resterà una esperienza regionale o ha respiro e forze per ambire ad organizzarsi a livello nazionale?
Una partita non semplice considerando che Coraggiosa è composta da varie anime della sinistra, che qui in Emilia Romagna hanno trovato una sintesi alta, rinunciando a riproporre vecchi gruppi dirigenziali e lavorando sui contenuti (non tanto valoriali su cui comunemente ci si ritrova), ma nella loro declinazione in azioni chiare e concrete.
Occorre valutare bene per non bruciarsi, poiché l’informazione oggi ha bisogno di santi e di mostri a giorni alterni. La Regione Emilia Romagna è già un bel palcoscenico, laboratorio innovativo che ha spesso fatto scuola anche per il livello nazionale.
Qui la società civile, dal movimento delle sardine all’associazionismo sociale, ha una vitalità il cui ascolto (e contaminazione) potrebbe far nascere qualcosa di nuovo e più grande. Il terreno? Elly potrebbe averlo già trovato. Se per la Regione transizione ecologica e nuova attenzione sociale sono le parole d’ordine, il tema che potrebbe diventare la nuova sfida, locale e nazionale, è l’immigrazione.
Rimessa in discussione del famigerato memorandum Italia-Libia, abolizione dei decreti sicurezza e approvazione dello ius soli. Solo un grande e coraggioso movimento culturale, a cui Elly può dare volto e sorriso, può sollecitare l’accelerazione di un cambio di passo del Governo, sul tema che è la cartina di tornasole alla discontinuità salviniana.
Non basta un partito, non basta un movimento, occorre che le forze si uniscano per cambiare il paradigma immigrazione-sicurezza mentre il tema attiene al riconoscimento dei diritti umani prima di ogni altra cosa, alla declinazione della nostra Costituzione, al futuro di questo Paese e della stessa Europa.