Il banchetto dei Rosaspina: una fiaba junghiana

17 Gennaio 2020 /

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di Luca Mozzachiodi
Alessandra Gabriela Baldoni porta in scena di nuovo a Bologna il suo atto unico il banchetto di Rosaspina, liberamente tratto dalla fiaba tradizionale della “Bella addormentata”. Non è la prima volta che quest’opera viene rappresentata, io stesso ho assistito a due differenti versioni, ma una delle caratteristiche del lavoro della giovane regista e scenografa romagnola oramai attiva stabilmente in città è proprio quella di concepire ogni spettacolo come un’opera aperta, rimodulandone a piacere e secondo le esigenze le scansioni drammatiche, facendo insomma della teatralità e dell’occasione un punto di forza.
In questo caso lo spettacolo mescola, nello spazio di poco meno di un’ora, elementi del folklore tradizionale e fiabe arcinote, magari mediate come in questo caso da una lunga catena di riscritture che va da Basile a Perrault ai fratelli Grimm, ma nella quale si iscrivono con pieno diritto anche Čajkovskij e Walt Disney, con suggestioni poetiche e filosofiche attinte a una schiera di poetesse, scrittrici e filosofe di cui fanno parte Hilleusm, Campo, e Simone Weil.
Più che però la messe di riferimenti che lo spettacolo contiene lo spettatore noterà il condensato emotivo-psicologico che essi generano una volta compresa la direzione nella quale l’autrice si propone di muoversi: non siamo infatti solo di fronte al racconto di una fiaba, che a rigore narrativo può anche mancare come possono mancare i personaggi o le azioni. Si va infatti da una compagnia di cinque-sei attori che rappresentano vari spiriti, potenze o se si vuole stati della coscienza di Rosaspina fino a un duetto quasi minimalista tra Rosaspina e il narratore, impersonato dal bravo poeta bolognese d’adozione Giancarlo Sissa che arricchisce la sceneggiatura di diversi momenti lirici anche con i suoi versi.
Ciò che invece si vuole con Rosaspina è una fiaba dell’inconscio, che sia una riflessione sugli archetipi e miti profondi che, secondo la regista, formano ineludibilmente la nostra personalità, tramutando e rivestendo i contenuti della nostra psiche individuale e sociale con immagini mistiche e criptiche che sono insieme una forma di conoscenza altra da quella vigile. Il tempo del sogno è così il sottotitolo dell’opera che sceglie oltre ogni naturalismo di rappresentare che cosa avviene nel tempo in cui Rosaspina (La Bella Addormentata della tradizione) giace nel sonno incantato.
Se la magia sia una trasfigurazione inconscia della biografia, se sia un linguaggio arcano con cui la società da secoli parla delle sue pulsioni di disgregazione e conflitto o se sia effettiva presenza del soprannaturale Alessandra Baldoni non lo dice, ma possiamo legittimamente aspettarci che conti una buona parte di verità per ciascuna delle ipotesi che si possono fare su questo dramma tutto d’atmosfera in cui anche l’attrezzatura di scena, poca e selezionata, è in genere usata secondo una latente contrapposizione di luce e ombra, candele, accendini, lampade da un lato e dall’altro velami, foglie secche, sudari, oltre all’immancabile fuso, volta alla suggestione più che alla spiegazione.
Una parte importante è affidata alla musica e alle voci fuori campo, progettate e eseguite con l’aiuto del duo Memorie del Sottosuono (Martina Campi e Mario Sboarina) che servono sia a introdurre l’argomento fiabesco che a perturbarne ogni possibile interpretazione consolatoria. Questo piccolo dramma tutto interiore e di sapore junghiano in cui a rigor di termini non accade nulla ha certo agli occhi allenati al teatro una parentela evidente con i drammi del simbolismo europeo, vengono in mente i tentativi teatrali di un Mallarmé, il teatro statico di Maeterlinck con le sue atmosfere leggere e vagamente morbose e la sua materia leggendaria e fiabesca, i drammi di Blok sulle maschere che ricordano i tarocchi parlanti che appaiono in alcune versioni di questa Rosaspina.
Non ce ne saranno due uguali. Anche per questo sarà interessante vedere come la regista riuscirà a dare una consistenza abbastanza stabile alla sua creazione per inserirla in una trilogia sulla fiaba a cui sta lavorando e di cui, sembra, a febbraio potremo vedere un secondo atto. Intanto però è certamente una buona occasione vista la fatica in cui versa il teatro indipendente andare a vedere, o rivedere, Rosaspina all’Officina teatrale dei Malcontenti venerdì e sabato 17 e 18 gennaio alle 21.
Il banchetto dei Rosaspina, di e con Alessandra Gabriela Baldoni e con Giancarlo Sissa e Diana Kuribayashi.
Musiche originali delle Memorie dal Sottosuono (di Martina Campi e Mario Sboarina).

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