Aeroporto Marconi di Bologna: tanto rumore… per nulla?

15 Gennaio 2020 /

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di Sergio Caserta
Bologna sta vivendo una bella stagione dal punto di vista turistico, diciamo che è una scoperta del turismo nazionale e internazionale. Il suo centro storico veramente unico nel suo genere per dimensioni e unitarietà architettonica, sta diventando un’attrazione grazie anche alle politiche di promozione che il Comune da un po’ di tempo sta realizzando, in particolare ma non solo, intorno al tema della gastronomia di qualità e alla cultura.
Il maggior fattore in termini di infrastrutture dello sviluppo turistico è rappresentato dall’aeroporto Marconi che da circa dieci anni registra una crescita ininterrotta di flussi, soprattutto da quando Ryanair ne ha fatto uno scalo tra i più importanti per i voli nazionali e soprattutto europei.
Dal 2009 è passato infatti da cinque milioni di passeggeri agli oltre nove milioni in transito nel 2019, uno sviluppo imponente. I piani della società aeroportuale sono di una crescita ulteriore di rotte e di potenziamento dei servizi attraverso un ulteriore ampliamento del terminal.
Tutta questa crescita possiamo dire abbastanza tumultuosa presenta altresì come non potrebbe essere altrimenti, nonostante i miglioramenti apportati, problemi di congestione dello scalo, in primo luogo all’interno: la forte espansione di servizi commerciali ha reso ad esempio molto angusti gli spazi di movimentazione delle persone alle partenze. Per quanto riguarda traffico e parcheggi negli orari di punta, certo non risolti dall’asfittico people mover quando andrà in funzione, l’ubicazione dell’aeroporto è in effetti a ridosso dell’area urbana possiamo dire esattamente in città.
I problemi maggiori però si determinano per i residenti delle zone soggette agli ormai oltre trentamila sorvoli annui degli aerei, in particolare i quarantamila abitanti del quartiere Navile che hanno ingaggiato da molti anni una dura lotta contro l’inquinamento soprattutto acustico, attestato anche da studi della ASL.
La contestazione degli abitanti alla gestione dei sorvoli è motivata dal fatto che nonostante gli impegni assunti in precedenza, non c’è una riduzione effettiva dei sorvoli sulle zone abitate, al contrario e soprattutto in estate quando il rumore è ovviamente più forte, aumentano a dismisura con conseguenze rilevanti sulla salute psicofisica soprattutto dei bambini a casa e nelle scuole, attraversate dai sorvoli.
L’istituzione recente dell’IRESA, tassa regionale sull’inquinamento acustico degli aeromobili, porterà secondo le previsioni a due milioni di introiti che dovranno essere utilizzati per misure di protezione acustica in primo luogo degli edifici pubblici, scuole, strutture sanitarie ecc. in parte andranno anche ai residenti danneggiati per migliorare la coibentazione delle proprie abitazioni, almeno questi sono gli impegni presi dalla Regione.
Su come effettivamente verranno gestiti e ripartiti, c’è altresì più di un dubbio, c’è chi pensa che alla fine potrebbe non arrivare veramente nulla, causa cavilli ed eccezioni che riducono la potenzialità di esazione effettiva. Sarà sufficiente questa tassa per raggiungere nel tempo risultati soddisfacenti? Lo si vedrà, i cittadini resteranno vigili e attivi per controllare che gli impegni siano mantenuti, ma nel lungo termine forse, al di là degli adeguamenti e delle mitigazioni doverose, resta l’interrogativo di fondo se un’attività aeroportuale così rilevante, sia compatibile nella localizzazione attuale.
In ogni caso sarebbe già importante se si cominciassero a spostare come promesso un certo numero di voli su altri scali: a Parma, dove la regione ha già stanziato 12 milioni di auro per lo sviluppo della pista e Forlì, dove, sembra, la regione si appresta a stanziare 12 milioni di euro, e dove potrebbero essere spostati i voli low cost.
Penso che la questione dell’assetto infrastrutturale di Bologna, per l’aeroporto e non solo, perché analoghi problemi si pongono per la rete autostradale e per il sistema ferroviario, riguardi la stessa concezione dello sviluppo urbano. Non è da ora che si discute se Bologna città di medie dimensioni come numero di abitanti ma inserita in una area metropolitana che con Modena, senza soluzioni di continuità, raggiunge oltre un milione e mezzo di abitanti, e per la sua collocazione e funzione centripeta per gli spostamenti di persone soprattutto merci in tutte le direzioni, nord-sud e est-ovest, richieda una pianificazione di medio-lungo termine che ripensi la collocazione di alcune funzioni strategiche di grandi dimensioni come e non solo l’aeroporto.
Un dibattito centrale che nella nuova legislatura regionale, e nella prossima scadenza del mandato amministrativo comunale (che poi di fatto è metropolitana), dovrà impegnare a fondo la capacità di governo, soprattutto per l’attuazione del piano trasporti e dello stesso piano territoriale regionale, oggi in fase di stallo.
Senz’altro per migliorare una realtà economico sociale, articolata e complessa come la città di Bologna e la nostra regione occorrerà che siano al governo le forze che possono garantire un’effettiva capacità di innovazione e non i salti nel buio del populismo che ci viene prefigurata dalla destra leghista.

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