Il voto per la Sinistra Europea: un invito e un chiarimento

22 Maggio 2019 /

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Riceviamo la segnalazione di questo appello pubblicato da Inchiesta Online il 16 maggio 2019 e riproponiamo.
di Enrico Pugliese
Il panorama politico europeo è quanto mai confuso con una frammentazione che attraversa gruppi e coalizioni. Anche l’Italia dà il suo contributo in questo senso con un partito che non si dichiara né di destra né di sinistra e che fa gruppo parlamentare europeo a sé. Poi c’è l’area ‘sovranista’ che non si esprime in una collocazione parlamentare specifica talché la sua punta più avanzata neo-fascista e xenofoba (Orban) aderisce al gruppo dei popolari di Merkle. Comunque, variamente collocata, una destra c’è e fa politiche di destra sui principali temi che riguardano la vita della gente e in particolare contro la solidarietà umana e sociale. E in questo l’Italia contribuisce con la Lega di Salvini
A questo punto si dirà che c’è anche una sinistra. Essa è rappresentata dal gruppo socialista al quale aderisce per l’Italia il Pd. E poi c’è – poco nota, ma molto combattiva e nettamente schierata con i lavoratori e i sindacati e per l’accoglienza degli immigrati – la Sinistra Europea (Gue-NLG). Ad essa aderisce il raggruppamento italiano ‘La sinistra’ costituito tra le altre forze da Rifondazione Comunista e Sinistra Italiana.
Insomma non mancano le alternative. La motivazione di base per il voto deve al contempo tener conto del quadro europeo, cioè della qualità politica e del ruolo svolto dalle aggregazioni presenti a livello europeo e dei contenuti e delle scelte politiche portate in dote dai partiti o coalizioni nazionali che ai gruppi europei appartengono.
Nella sinistra, la componente italiana rappresentata dal PD, porta in dote sul piano dei diritti dei lavoratori e del ruolo delle rappesentanze sindacali, il ‘Jobs act’ di Renzi non smentito in alcun caso e in alcuna occasione dal nuovo segretario Zingaretti. E, per quanto riguarda immigrati e rifugiati, il PD porta in dote una linea di chiusura che ha ormai una storia lunga: dalla eliminazione dell’operazione ‘Mare nostrum’ da parte del governo Renzi-Alfano fino ai decreti del ministro Minniti – che identificano i pericoli per la sicurezza e il decoro con la presenza degli immigrati – per finire con l’accordo con il traballante governo di una parte della Libia per bloccare l’immigrazione. La ben prevedibile fine dei migranti non lasciati partire dalla (o respinti in) Libia è nota ed è stata stigmatizzata anche dall’Europa.
Ma né le politiche anti-immigrati di Minniti né le politiche di precarizzazione del Jobs act sono una specificità italiana o un residuato renziano. Politiche di riduzione del salario e dei diritti sindacali sono state condotti anche in Francia con Macron ministro e con Macron presidente. E la Germania aveva anticipato con le riforme Hartz e con i suoi mini-jobs e le politiche di flessibilizzazione.
Essere più a sinistra di Orban e Salvini, ma anche di Macron e Merkle, non significa essere dalla parte dei lavoratori e per i diritti umani . Non credo che siano necessari molti esempi per giustificare scetticismo nei confronti della solidarietà di democristiani e socialisti europei . Basti pensare al comportamento dei loro esponenti qualche anno addietro nei confronti della questione greca e alla persecuzione continua della Grecia di Tsipras. Certo, non sono stati loro i più crudeli e più aggressivi ma prove di durezza e assenza di solidarietà non sono mancate neanche da parte loro.
È per questo che alle scorse elezioni noi della Sinistra Italiana (allora Sel) decidemmo di formare, anche in solidarietà con la Grecia, la coalizione “L’altra Europa per Tsipras”, scegliendo come nostro capolista nazionale, proprio per il valore simbolico dell’operazione, Alexisis Tsipras.
Ed è per questo che i compagni greci per riconoscenza hanno insistito ad avere come loro capolista Luciana Castellina, la quale nel suo lungo percorso politico in più occasioni si è trovata a lottare a fianco dei militanti antifascisti greci duramente perseguitati. Tra l’altro Castellina è stata una degli artefici della operazione di unificazione pro-Tsipras, che portò il gruppo di Rifondazione Comunista e il gruppo Sel a presentarsi sotto un’unica bandiera.
Una delle accuse che solitamente si rivolge alla sinistra più radicale è quella di restare sempre divisi. Ma all’epoca ci presentammo insieme. E anche in questa occasione di nuovo ci presentiamo insieme con l’aiuto di molti piccoli gruppi su base locale o uniti intorno a tematiche specifiche. E questo dovrebbe bastare.
Secondo i sondaggi saremmo messi piuttosto male e questo anche grazie al principio della profezia che si auto verifica. Basta dire che “tanto non ce la si fa” per scoraggiare chi sarebbe disponibile al voto per noi e peggiorare ulteriormente – nei sondaggi – le previsioni relative ai risultati della nostra lista. E qui voglio ricordare che le previsioni non erano rosee neanche la volta scorsa sempre sulla base del ricatto del voto utile- Eppure prendemmo qualcosa come il 4,01 per cento o poco più che ci permise di essere in Parlamento Europeo e portare avanti qualche battaglia.
Ed ora con la nostra aggregazione ci presentiamo nuovamente quale partito italiano aderente al raggruppamento della ‘Sinistra Europea’ con una differenza nel contesto politico: a livello europeo, dopo il progressivo slittamento a destra della socialdemocrazia, la ‘Sinistra Europea’ é cresciuta anche per il significativo rafforzamento della sua componente più grande che è il partito tedesco della Linke.
Ma chi siamo noi in Italia? L’accusa è di essere e rappresentare un ceto politico anziano e irrilevante dal punto di vista politico e sociale. Ma in piazza, in sostegno delle Ong che salvano gli immigrati e nelle stesse navi delle Ong ci sono soprattutto compagni appartenenti a questa area politica. E sono persone impegnate nella nostra stessa area quelle che hanno sostenuto Baobab ( a parte l’impegno meritorio di religiosi e gruppi cattolici) E nelle lotte contro il Jobs act e le altre aberrazioni quest’area è stata particolarmente presente. Infine la voce di migranti, esclusi e lavoratori è stata portata dai nostri compagni e amici anche nel Parlamento Europeo. Un resoconto delle battaglie condotte anche a livello Europeo è stato fatto in occasione della presentazione della nostra lista dalla Capolista di ‘La Sinistra’ per la circoscrizione Sud.
Infine molti dicono che per contrastare Salvini o Di Maio e dare un segnale in tal senso bisogna votare la coalizione PD-Calenda. Ma se ogni voto non dato a Salvini è un voto contro Salvini – e questo è ovvio – lo stesso vale per il voto a ‘La sinistra’ che per altro ha praticato una opposizione più radicale. E, andando alla conta finale, i nostri voti sono un segnale allo stesso modo di quelli dati al PD-Calenda o ai radicali. Inoltre a livello europeo essi si sommano a quelli delle altre forze che costituiscono la Sinistra Europea che è l’unico gruppo che ha difeso la Grecia dall’attacco di Bruxelless e della Troika.
Infine se non si dovesse raggiungere il quorum – e speriamo che la profezia non si autoverifichi – non saranno i nostri mancanti quattro deputati a determinare o impedire una svolta democratica in un parlamento di sovranisti, pentastellati italiani (che vorrebbero chiuderlo), xenofobi di Visegrad, fautori di destra e di sinistra della Brexit, socialdemocratici in crisi, rappresentanti dei giubbini gialli, democristiani di Taiani, Merkel e Orban.
Rispetto a tutti questi la Sinistra Europea rappresenta una linea alternativa radicale e solidale. E la sua voce nel Parlamento Europeo sarebbe utile.

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