Luigi De Magistris: "Abbiamo bisogno di un fronte popolare paneuropeo contro l'estrema destra"

24 Ottobre 2018 /

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di Argiris Panagopoulos
“Per sconfiggere Salvini, il razzismo e il neoliberismo abbiamo bisogno di un fronte ampio e aperto con una visione condivisa dai strati popolari, gente di diverse culture e religioni, la diversità per la quale combattiamo e che va oltre gli orizzonti ristretti degli sconfitti del Centro sinistra e della sinistra radicale. La nostra patria è l’Europa e dobbiamo vedere se ci sono le condizioni per affrontare l’estrema destra che ci governa nelle elezioni europee del maggio” ha detto ad “Avgi” il movimentista Luigi De Magistris, il sindaco di Napoli, che ha dichiarato che i porto della sua città rimane aperto agli immigrati.
L’Italia è tornata ad essere un terreno di sperimentazione politica dall’estrema destra, come abbiamo visto dal “Fronte della libertà”, annunciato da Salvini e Le Pen.
Salvini è sintonizzato sulla lunghezza d’onda di Orban e Le Len. Lo fa nel modo più chiaro. Sta lavorando per le elezioni europee in vista di un’Europa “nera”, del nazionalismo, del neofascismo, dei recinti, dell’odio, della persecuzione della diversità, l’ Europa dell’insicurezza. L’Europa di Salvini non è l’Europa della sicurezza e della prosperità. I suoi alleati rendono questo messaggio politico e sociale in modo ancora peggiore.
Da un lato c’è il “fronte nero”, e dall’altro il sindaco di Riace Lucano vien messo agli arresti domiciliari…

A Napoli abbiamo visto in modo estremamente negativo l’ingiusta persecuzione nei confronti di Lucano. Abbiamo espresso non solo la nostra solidarietà ma anche il fatto che siamo vicini a lui e alla sua città per la sua umanità e solidarietà. Lucano ha dimostrato che il problema di Riace non erano gli immigrati stranieri che venivano, ma il fatto che gli italiani erano stati costretti ad emigrare perché non avevano un futuro nel loro paese. Riace era deserta, come molti altri villaggi e aree del sud Italia. Lucano è riuscito a dar vita a Riace per riunire popoli, culture, religioni, costumi diversi. È riuscito a stimolare l’economia locale e creare posti di lavoro. Il “Modello Riace” ha sbugiardato tutti quelli che basano la loro politica sulla paura, l’intolleranza, ostilità verso chi è diverso, l’immigrato.
Il “Bilancio del popolo e dei poveri”, come è stato soprannominato dai ministri del governo, prevede qualcosa di positivo per i governi locali?
Finora, abbiamo solo sentito parole grosse sul sostegno alla crescita, agli investimenti, all’occupazione. Abbiamo fatto delle proposte per superare gli impegni del Patto Fiscale per gli organismi dei governi locali. Ci rispondono con dichiarazioni di principio, senza alcun risultato o misure specifici. Tutto ciò che abbiamo visto è che hanno tagliato 1 miliardo per le regioni italiane. Dovremmo aspettare il Consiglio dei ministri alla fine del mese che discuterà del bilancio, per vedere come saranno divisi i vari fondi e se sosterranno i governi locali, i comuni, le comunità, la società. Come migliorare la qualità della vita senza investimenti in servizi e allo sviluppo?
Abbiamo visto una l’Italia che ha mostrato la sua solidarietà a Lucano, centomila persone di marciare ad Assisi per la pace, gli studenti uscire per le strade per avviare un’opposizione sociale. Al contrario, a livello politico, e anche dopo i risultati disastrosi del Partito democratico e della sinistra radicale, sembra che nulla si muova…
Non c’è il minimo dubbio che il centrosinistra tradizione ha fallito consegnando il nostro paese al governo più di destra nella nostra storia del dopoguerra. D’altra parte, la frammentazione delle forze minoritarie della sinistra, i microcosmi della sinistra radicale, non funzionano affatto. Dobbiamo costruire una coalizione politica e popolare, un forte fronte democratico, nazionale e transnazionale, che includerà coloro che con coerenza hanno combattuto nei territori per i problemi delle persone, collettivi, associazioni, comitati, amministratori di governi locali, sindaci, attivisti. Dobbiamo costruire un nuovo fronte, non solo di estrema sinistra per mettere insieme esperienze fallite, ma cercare di presentare un progetto per cambiare il sistema e con la credibilità della nostra proposta per governare il paese. La esperienza del nostro lavoro a Napoli può aiutare in prima linea nel cercare di costruire una coalizione politica e popolare ampia per una proposta alternativa.
Una proposta alternativa a livello nazionale o addirittura una sfida per le elezioni europee?
Certo, l’obiettivo più importante e ultimo deve essere governare l’Italia. Dobbiamo prendere il governo con credibilità, con proposte, con consenso, con prestigio, dalle mani della destra che oggi ci governa per attuare la nostra costituzione. Allo stesso tempo, dobbiamo anche avere un progetto che possa essere attuato in vista delle elezioni europee. E in questo caso, abbiamo bisogno di una rottura, qualcosa di nuovo, di non apparire con forze che hanno fallito e che non hanno una credibilità sostanziale. Dobbiamo lavorare duramente nelle prossime settimane per vedere se ci sono le condizioni per scendere alle elezioni europee e di confrontarsi con le forze tradizionali del neoliberismo, che hanno totalmente fallito negli ultimi anni, contro le forze di centro-destra e di destra che governano oggi e che sono forti anche in Europa.
Questa sinistra, che dovrebbe essere creata, come affronterà il nazionalismo e il sovranismo? Anche a sinistra incontriamo diversi ritornelli di Salvini alcune volte…
Le liturgie politiche e i ritornelli non mi appassionano. Dobbiamo entrare nella logica dello spazio aperto e ampio. Non sarà costruito solo dalla sinistra. Abbiamo bisogno di un ampio fronte popolare, che avrà al suo interno la sinistra del cambiamento, quella radicale e quella riformista, ma si può avere al suo interno e si esprimere altre culture politiche e sociali significativi, il mondo cattolico che sembra disorientato e perso, le culture di altre religioni, coloro che stanno affrontando l’attacco alle libertà e ai diritti politici e sociali. Dobbiamo essere in grado di mettere insieme tutti i movimenti sociali che hanno combattuto in Italia e in Europa, nei comuni, nelle società locali, nella realtà delle difficoltà e delle contraddizioni quotidiane. Ho sempre pensato ad un fronte ampio e aperto, non mi appassiona il nazionalismo, il sovranismo, la personalizzazione della politica, in leaderismo, i confini, la patria, la nazione. Oggi la nostra patria è l’Europa, il mondo intero. Invece di lottare un popolo contro l’altro, dobbiamo unire i popoli per salvare il pianeta, non per combattere l’uno contro l’altro. Chiunque pone dei limiti, stabilisce le condizioni con recinti, tu sei con Melanchon o Varoufakis, con l’uno o l’altro, non mia appassiona. L’esperienza di Napoli ci ha insegnato a vedere di fronte a noi con una visione ampia e aperta oltre i tradizionali confini della politica che sapevamo per essere una forza rivoluzionaria per governare il nostro paese con credibilità. Dobbiamo cambiare le condizioni di vita delle persone a Napoli, all’Europa e nel mondo.
Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano di Syriza, Avgi, il 14 ottobre 2018

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