Braccianti e prostitute: l'Emilia arruola sempre più schiavi nelle mani di caporali

31 Ottobre 2017 /

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di Marcello Radighieri
Sono manovali, braccianti, badanti, muratori e, soprattutto, prostitute. Vengono da Nigeria e Romania, Moldavia e Marocco, ma anche dal Bangladesh o dal Pakistan. Per arrivare in Italia si sono indebitati per migliaia di euro (qualcuno, pure per decine di migliaia). E una volta giunti qui sono finiti inesorabilmente nelle mani della criminalità organizzata, a rinforzare le fila dell’esercito dei nuovi schiavi, costretti a raccogliere frutta e verdura per pochi spicci nelle campagne oppure a battere lungo i viali delle città d’Emilia.
Stando ai dati forniti dalla Regione, il fenomeno è esploso con il massiccio incremento dei flussi migratori non programmati. Negli ultimi anni, infatti, sono praticamente raddoppiate le persone aiutate dal progetto “Oltre la strada”, un insieme di interventi dedicati alla lotta alla tratta che punta ad allontanare le vittime dalle reti di sfruttamento, accogliendole in case protette e concedendo loro il permesso di soggiorno.
Erano 110 ingressi nel 2013, sono stati oltre 200 nel 2016. E il dato sembra trovare conferma anche per l’anno in corso, visto che a fine giugno il numero delle vittime assistite toccava già quota 89. Tanto che, a partire dall’anno prossimo, l’Emilia Romagna prevede di potenziare ulteriormente i progetti di protezione e accoglienza, aggiungendo una trentina di nuovi posti letto alla rete regionale.

«Il boom – spiega Viviana Bussadori, funzionaria regionale che segue il progetto – è dovuto soprattutto al notevole incremento della tratta delle donne nigeriane e di altri stati africani come la Costa d’Avorio, arrivate attraverso gli sbarchi e avviate al mercato della prostituzione». Per capire le dimensioni del fenomeno, basta pensare ai dati dell’Hub di viaMattei: nel 2015 le nigeriane ospitate nel centro di smistamento regionale erano 440, l’anno scorso sono salite a più di 900. Di queste, aggiungono dalla Regione, rifacendosi alle stime dell’Organizzazione internazionale dell’emigrazione, l’80% è destinato ai marciapiedi. A costringerle non è solo il grosso debito accumulato (si parla di cifre tra i 20 e i 70mila euro), ma anche le violenze e i riti voodoo praticati da madame e papponi, come è emerso in una recente indagine dei carabinieri di Bologna.
L’incremento delle nuove forme di schiavitù, in ogni caso, non si limitaal mondo delle lucciole. «Fenomeni di tratta e sfruttamento tra le persone richiedenti asilo – continua la Bussadori – coinvolgono anche uomini del Bangladesh e del Pakistan, e in misura differente cittadini del Marocco, destinati in Italia a forme di sfruttamento lavorativo». Tradotto: alla raccolta di frutta e verdura nelle campagne, al volantinaggio porta a porta delle grandi città e alle forme di badantato abusivo. In questo caso i numeri sono decisamente più contenuti, ma il tasso di disperazione è esattamente lo stesso.
Questo articolo è stato pubblicato sull’edizione bolognese del quotidiano La Repubblica

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