La sinistra non esiste, ma la destra sì

4 Luglio 2017 /

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di Mauro Barberis
Tutta questa discussione sulla sinistra, dopo le elezioni comunali, discussione che oggi culmina nelle manifestazioni dei due tronconi della medesima sinistra – è davvero surreale. La sinistra non esiste. È forse esistita nella preistoria, prima dell’invenzione degli smartphone: come gli spazzacamini, il lavoro, la posizione del missionario. Le wikipedia del futuro – che sostituiranno le enciclopedie e i libri in genere – la definiranno proprio così: superstizione originata in occasione di un evento semileggendario, la Rivoluzione francese, ma poi confutata definitivamente, agli inizi del terzo millennio, dall’esempio di un politico italiano, un certo Mattia Penzi o Matteo Squinzi, o Mattarello Renzi.
L’inesistenza della sinistra sarebbe una buona notizia, e anzi ci risparmierebbe un sacco di seccature se, come molti credono, comportasse l’inesistenza della destra e, meglio ancora, di tutto il resto della politica: ma purtroppo non è così. Come a suo modo aveva capito quella santa donna di mia moglie, che confonde sistematicamente la destra e la sinistra quando mi dà indicazioni stradali, la sinistra certamente non esiste, ma esiste inoppugnabilmente la destra, sennò verso dove andrebbe mai il mondo? Anzi non solo la destra esiste, e ci vede benissimo, ma ne esistono almeno tre.
La prima destra, la peggiore di tutte, è proprio quella che si crede sinistra: da Renzi a Pisapia, da Prodi a D’Alema. Qualcuno dirà: ma vi sembra sinistra questa? Qui vi volevo: state cominciando a capire che quella di sinistra è un’idea platonica, priva di alcuna corrispondenza nella realtà? Tutti i politici di sinistra, in realtà, sono solo politici di destra che si sono inventati la sinistra per fregarvi meglio. Al punto che non so neppure chi siano i migliori: quelli che se ne sono resi conto, e fingono alla facciazza nostra, oppure quelli che ci credono davvero, come a Babbo Natale.

La seconda destra, un po’ migliore, è quella che tutti considerano destra, e che comprende personaggi come Trump, Putin e Salvini. È un po’ meglio della precedente solo perché almeno non alimenta illusioni: uno li vota e sa già che prima o poi lo fregheranno, ma a quel punto se l’è andata a cercare. Vi ricordate quando, prima delle elezioni statunitensi, si diceva: speriamo che vinca Trump, sennò se vince Hillary Clinton c’è il rischio di una guerra con la Russia? Adesso Trump, eletto (forse) grazie al Russiagate, alza vertiginosamente le spese militari, aumenta il contingente militare in Afghanistan, vende armi all’Arabia Saudita e gioca con la Corea del Nord a chi butta per primo la bomba. Pura destra, wow.
Ma la destra più sofisticata è la terza, quella trasversale: i Cinquestelle, per fare anche qui il primo esempio che mi viene a tiro. Non solo loro, per carità: tutti quelli che dicono che non c’è differenza fra destra e sinistra e che io ho sempre considerato di destra già solo per questo. Beh, non avevo tutti i torti, ma devo ammettere che in parte avevano ragione loro, sul fatto che la sinistra è solo una delle cinquanta sfumature della destra, per così dire.
Ma basta, la chiudo qui dicendovi un ultimo vantaggio della mia posizione: beninteso, oltre a giustificare l’abbandono della politica per la pastorizia. Sinché uno credeva all’esistenza della sinistra, dire che i Cinquestelle sono di destra suonava come un insulto. Ma ora no: i Cinquestelle sono di destra, e allora? Certo, alla fine sono di destra come tutti gli altri. Ma non c’è mica da offendersi per questo…
Questo articolo è stato pubblicato dal Fattoquotidiano.it il 1 luglio 2017

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