di Massimo Franchi
La notizia della giornata sindacale è arrivata dalla Cgil. Con la conferma dell’anticipazione data da Il Manifesto nel giorno della manifestazione di piazza San Giovanni. A sostituire Maurizio Landini alla guida della Fiom sarà Francesca Re David (nella foto), a lungo segretaria nazionale e molto vicina al leader dei metalmeccanici. Una continuità sindacale che però diventa storia: per la prima volta una donna guiderà una federazione dei metalmeccanici, rompendo i 16 anni di dominio reggiano (sia Landini che il predecessore Rinaldini vengono dalla terra di Prodi) portando una romana alla carica che fu di Bruno Trentin e Claudio Sabattini.
Se il passaggio di Landini a segretario confederale verrà ratificato dall’Assemblea generale della Cgil del 10 e 11 luglio, due giorni sarà l’assemblea della Fiom a eleggere Re David sempre su proposta di Susanna Camusso. Se si tratterà di un traghettamento fino al congresso del 2018 o di una leadership più lunga dipenderà molto anche dal contesto esterno in Cgil. Quello che anche Susanna Camusso chiama «percorso unitario» che va a superare le divisioni del congresso 2014 dovrà reggere alla prova delle tante anime della Cgil, dai riformisti ai pensionati.
Ma i presupposti ci sono tutti e la Cgil pare unita e a sinistra come non accadeva da decenni. L’entrata di Landini in segreteria Cgil porta ad un sbilanciamento di genere (6 uomini: Baseotto, Colla, Ghiselli, Martini, Massafra e Landini e solo 4 donne: Camusso, Dettori, Fracassi, Scacchetti) che sarà sanato – ha annunciato ieri Camusso – al congresso del 2018 che, se non vorrà essere sfalsato rispetto alla scadenza del mandato di 8 anni della stessa Camusso, si terrà non in primavera ma in autunno. A distanza dunque dalla campagna elettorale politica. Un congresso che se sarà unitario verrà celebrato avendo già definito il successore di Susanna Camusso.
Oltre a Landini i papabili sono la giovane segretaria dei pubblici (Fp) Serena Sorrentino e l’ex segretario dell’Emilia Romagna Vincenzo Colla. Per giocarsi al meglio le sue carte Landini nel frattempo dovrà tenere un profilo confederale, anche se è difficile immaginarselo rimanere in disparte in attesa.
Questo articolo è stato pubblicato da Inchiesta online il 2 luglio 2017 riprendendolo dal quotidiano Il manifesto del 30 giugno 2017