Silvio Berlusconi e Matteo Renzi: democrazia a termine (indipendentemente dagli inciampi)

10 Giugno 2017 /

Condividi su


di Alessandra Daniele
Dopo averli aboliti temporaneamente per evitare un’altra disfatta referendaria, il governo ha reintrodotto i voucher. Se Renzi tornerà premier, anche la sua controriforma costituzionale rispunterà dalla tomba allo stesso modo. Smantellare la Costituzione è il compito affidatogli dall’establishment, e il Cazzaro sta facendo di tutto per ottenere una seconda chance di portarlo a termine, benché i suoi stessi committenti non si fidino più di lui.
Le prossime elezioni politiche saranno il secondo tempo del referendum. Come tutte le riforme renziane, la nuova legge elettorale in preparazione è una porcheria scritta col culo. È un proporzionale mezzo maggioritario, ma a liste bloccate, un Maggiorinale di costituzionalità molto dubbia che non garantisce né governabilità né rappresentanza, ma soltanto le esigenze speculari dei due partiti più grossi: per il PD poter governare senza dover vincere, per il M5S poter vincere senza dover governare.
Nelle intenzioni di Renzi c’è riesumare la Grossolana Coalizione con Forza Italia, mentre il voto antisistema finisce di nuovo congelato all’opposizione dal Movimento 5 Stelle, e Alfano resta decapitato dalla soglia di sbarramento. La Vendetta degli Alfaniani (che sembra il titolo d’un vecchio episodio di Doctor Who) non preoccupa il Cazzaro, anzi: un casus belli per scannare Gentiloni è esattamente ciò che gli serve.

Il conte è comunque DOA. Resta solo da decidere la causa ufficiale della morte. La campagna elettorale è già cominciata. Si parlerà di migranti, di vaccini, di cinghiali, Renzi si sforzerà di sembrare un uomo del popolo e far dimenticare il suo tentato golpe, ma se riuscirà a tornare a palazzo Chigi, stavolta lo realizzerà.
Non si vendicherà soltanto di quei quattro stracciaculo degli scissionisti, si vendicherà di noi che abbiamo osato negargli il trionfo sperato, e l’abbiamo costretto a mandare Gentiloni al G7 al suo posto. Renzi sognava di conoscere Trump, e conquistarlo col suo inglese farlocco. A Renzi sotto sotto The Donald piace, è un bancarottiere di successo come entrambi i suoi papà, Silvio e Tiziano. Ed è un piazzista da televendita, come lui.
Il Cazzaro non vede l’ora di tornare a vendere il suo pentolame sul palcoscenico internazionale. E se ci riuscirà, per cacciarlo stavolta non basterà un No.
Questo articolo è stato pubblicato da Carmilla online il 4 giugno 2017

Aiutaci a diffondere il giornalismo libero e indipendente.

Articoli correlati