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Le battaglie di Sartori contro le leggi pericolose

7 Aprile 2017 /
Voci

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addio giovanni sartori politologo roma


di Pancho Pardi
Un ricordo non accademico di Giovanni Sartori. I movimenti e i girotondi contro Berlusconi e le sue leggi ad personam l’avevano piacevolmente sorpreso. Approvava e sosteneva. Nel 2006 avevamo finalmente sconfitto la riforma costituzionale di Berlusconi, ma il centrosinistra che aveva vinto d’un soffio le elezioni politiche batteva il passo.
Nel novembre di quell’anno la nostra associazione “Liberacittadinanza” pensò a un rilancio del protagonismo civile con un convegno al teatro Vittoria, al Testaccio di Roma. Invitati il presidente emerito Scalfaro, Dario Fo e Franca Rame, Furio Colombo e Antonio Padellaro, Marco Travaglio e Paolo Flores d’Arcais, si chiese un intervento anche a Sartori. La cosa avvenne in modo involontariamente comico. Confuso da un guasto del telefono di casa, andai a chiamare New York dal posto pubblico in paese e mi dimenticai del tutto il fuso orario.
Il professore rispose esterrefatto: ma sono le sei! Pensai di essermi giocato il rapporto, ma invece aggiunse: richiamami fra tre ore. E al successivo appuntamento accettò volentieri. Al convegno fece l’intervento corrosivo che ci aspettavamo. La sala era strapiena, seicento posti a sedere e altri in piedi. Il giorno dopo Repubblica con la consueta benevolenza titolò: “Mesto ritorno dei girotondi”.

La sera successiva Sartori per caso era ospite in Tv della Dandini e si prese la soddisfazione di smentire platealmente il quotidiano. Qualche anno dopo un progetto di legge della Toscana rischiava di autorizzare nuove aperture di cave di marmo sulle Alpi Apuane (non tutti sanno che più della metà del materiale estratto va polverizzato in preparati abrasivi e dentifrici).
Nuova telefonata, questa volta per fortuna a Roma. Non ebbi bisogno di spiegare: aveva antica consuetudine con quelle montagne e firmò subito l’appello. L’ultima occasione è stata la “riforma” costituzionale di Renzi. Qui di sua iniziativa il professore ha preso ferma posizione critica dando il suo contributo personale al grande successo del voto referendario del 4 dicembre 2016. Mi sembra quasi di sentire ora la sua domanda scettica: che cosa credete, il ceto politico avrà capito o farà finta di nulla?
Questo articolo è stato pubblicato da Micromega online il 6 aprile 2017 riprendendolo dal Fatto quotidiano dello stesso giorno

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