di Tomaso Montanari
Caro presidente Rossi, caro Enrico, ti scrivo pubblicamente per chiederti di aiutarmi a capire perché sei deciso a costruire l’Autostrada Tirrenica. I cittadini e le amministrazioni comunali (di ogni colore politico) delle città e dei territori tra Talamone e Ansedonia stanno chiedendo a gran voce di non farlo, e io trovo che le loro ragioni siano fondate.
Essi argomentano che il tragitto insiste caparbiamente su quell’area di Albinia, a fortissimo rischio idrogeologico, che cinque anni fu devastata dalla terribile alluvione che tutti ricordiamo. Poco più a sud, l’autostrada lambirebbe la meravigliosa laguna di Orbetello: un ecosistema delicato, e già provatissimo. E poi sventrerebbe, letteralmente, la frazione di Orbetello Scalo: in cui dovrebbero essere abbatuti molti edifici che contengono civili abitazioni e negozi.
Ancora: fanno notare che l’introduzione di un pedaggio, e ancor più la profonda lacerazione del territorio provocata da un tracciato autostradale largamente non attraversabile, finirebbero per mettere in ginocchio le uniche economie che tirano questa parte di Maremma, e cioè l’agricoltura e il turismo. Aggiungiamo la ciliegina sulla torta: lo scempio di un paesaggio ancora da favola.
Sia chiaro: i cittadini della costa non dicono «fatela altrove, non nel nostro cortile». Nella fattispecie non suggeriscono affatto di riportare il tracciato nell’interno della Maremma, dove sarebbe altrettanto devastante. No: dicono la cosa più banale, semplice e onesta del mondo: «quella autostrada non serve a nessuno, se non a chi la costruirà».
Provo a farti sorridere: Federico Zeri diceva che le mostre sono come la merda, che fa bene a chi la fa, non a chi la guarda. Ecco, non vorrei che anche questa autostrada facesse bene solo a chi la fa.
Essa non serve perché nessuna pressione di traffico lo richiede (e anzi un impegno europeo impone di trasferire su rotaia buona parte anche di quello che c’è oggi), e non serve perché comunque i suoi eventuali tronconi non arriverebbero mai a Livorno, e dunque non sarebbero parte di una vera rete autostradale.
E, bada, i cittadini maremmani non dicono di lasciare tutto così: dicono che esiste un progetto dell’Anas per mettere in sicurezza l’Aurelia (che ne ha certamente bisogno), e chiedono a gran voce di attuarlo. Non chiedono di non fare: chiedono di fare la cosa giusta. Non dicono no: dicono sì. Ma dicono sì a ciò che serve al territorio: non a ciò che si serve di esso.
Accanto a queste ragioni naturalmente ne esistono molte altre, di tipo tecnico, amministrativo, giuridico: quelle che i nostri concittadini faranno valere nei tribunali della Repubblica per bloccare ciò che ritengono un’aggressione alla loro stessa vita. Ma io qua vorrei una risposta politica, una risposta del Rossi che si sta candidando (con ottimi argomenti) a guidare il Partito Democratico e dunque il Paese.
Non credi, caro presidente, che sia tempo di uscire dall’epoca delle Grandi Opere imposte a territori fragili e ai loro abitanti, che non le vogliono? I fatti tragici del terremoto, così vicino a noi, non ci insegnano forse che l’unica opera di cui abbiamo davvero bisogno è la cura, e non già lo stravolgimento, del territorio?
Il futuro è, in questo periodo, una categoria decisamente abusata dagli slogan politici. Ma qualunque cosa sarà il nostro comune futuro non credi che debba tenersi alla larga da un modello di sviluppo insostenbile che fa perno sul cemento inutile, sugli interessi privati, sul centralismo delle decisioni?
Ecco perché la Tirrenica è la strada che serve, di Enrico Rossi
Caro Tomaso Montanari, ti ringrazio, credo però che tu conosca appena, tanto il progetto di Autostrada Tirrenica, quanto le azioni intraprese dalla Regione a tutela del territorio. Partirei dal rischio idraulico.
La legge 21/2012 vieta nuove colate di cemento su tutti gli argini dei fiumi. Circa 973 kmq distribuiti in 263 dei 276 Comuni toscani. Abbiamo poi riaperto (con la legge 35/2011) tutti i cantieri per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua e in qualche caso restituito alla natura quello che il boom edilizio aveva tolto. Prima di questi “ripari e argini” i corsi d’acqua toscani assomigliavano a quelli descritti da Machiavelli: “fiumi rovinosi che quando si adirano, allagano e ‘piani, rovinano gli arbori e li edifizi”.
Nel 2012 proprio l’Ombrone e l’Albegna, esondando, provocarono la devastante alluvione, che anche tu ricordi. Non è un caso che nel territorio maremmano coincidente con l’attuale tracciato dell’Aurelia, il rischio idraulico e la pericolosità della strada si intreccino. Oltre all’assenza di argini, tanti incroci a raso e nessuna corsia di emergenza la rendono oggi un tratturo insicuro. Col progetto di autostrada tirrenica invece la sistemazione della carreggiata coinciderà con il nuovo argine della cassa d’espansione di Camporegio. Ed è proprio il Piano del paesaggio – come sai uno dei più severi e avanzati nel Paese – che individua il progetto attuale come quello con minore impatto ambientale e paesaggistico.
Proporre di realizzare il vecchio progetto d’adeguamento dell’Aurelia al posto dell’autostrada è un falso argomento. Il tracciato della tirrenica è quasi identico al progetto Anas. Per l’80% coincide con l’attuale Aurelia. Siamo giunti a questa soluzione dopo un serio confronto con il territorio e chiediamo a SAT risposte a tutte le criticità segnalate dai Sindaci. Anas peraltro non dispone del miliardo necessario per realizzare la strada. L’unica alternativa all’autostrada resterebbe dunque la situazione attuale. Oltre che per la sicurezza idrica e stradale, la Tirrenica è necessaria per ragioni economiche, occupazionali e commerciali. La parte meridionale della Toscana realizza infatti un PIL pro capite il 15% più basso del resto della regione.
Ha un sistema produttivo debole, con bassa capacità d’esportare. Compensata solo parzialmente dal turismo. L’assenza d’infrastrutture le impedisce un salto di qualità. Per cogliere il divario basta guardare la cartina della Toscana. Il centro, con l’Autosole e l’Alta velocità e la costa priva di grandi arterie. Completare l’asse costiero Milano-Roma rappresenta per tutta quest’area l’uscita dal cono d’ombra. L’industria d’altro canto non è in contrasto né con il turismo, né con l’agricoltura.
Pur essendo componenti forti del sistema essi oggi sono insufficienti ad assicurare nuova crescita. Quand’anche la Maremma fosse solo olio, vino e mare, per crescere e svilupparsi i prodotti agroalimentari e i turisti dovrebbero comunque poter partire e arrivare sicuri e in tempo. Scriveva Le Corbusier a metà degli anni ‘20: “Tortuosa è la strada dell’asino, dritta quella dell’uomo. L’asino ad altro non pensa che a infischiarsene di tutto. Oggi è nato il culto della strada dell’asino, tragico e paradossale errore nel secolo dell’automobile. I popoli e le società che si lasciano andare passivamente al corso della sorte finiscono per farsi sopraffare”. La Tirrenica è la strada dell’uomo che la Toscana attende.
Risposta a Enrico Rossi dell’Associazione Colli e Laguna
Sabato 11 febbraio su queste pagine il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi non rispondeva alle domande che Tomaso Montanari gli aveva posto in merito alla costruzione dell’Autostrada Tirennica. Noi cittadini della Maremma da anni impegnati a dire di no a un progetto a nostro avviso sbagliato veniamo nell’articolo definiti “asini”, che non sanno interpretare i superiori ideali dei loro Principi, i quali soli intendono le ragioni del progresso e della storia. Il caso vuole che noi cittadini della Maremma avessimo, proprio per sabato 11 febbraio convocato, a Orbetello un gruppo di tecnici – ingegneri idraulici e strutturalisti, architetti paesaggisti e ambientalisti – perché con animo obiettivo ci aiutassero a valutare l’impatto sul territorio e sulla loro vita del nuovo percorso proposto dalla SAT.
Il primo a non ‘conoscere’ il progetto, è proprio il Governatore Rossi. Troppo impegnato a leggere Machiavelli e LeCorbusier si è dimenticato di guardare le carte. Il Piano di Indirizzo Territoriale non promuove affatto il tracciato di cui lui parla. Non lo dice Colli e Laguna, ma un Professore ordinario dell’Università di Firenze, che del PIT è stato responsabile scientifico, il quale nella relazione peritale allegata alle osservazioni dell’Associazione Colli e Laguna depositate nei giorni scorsi, afferma senza mezzi termini che le prescrizioni del PIT sono state violate in ogni loro parte. Queste osservazioni non sono state inviate soltanto a SAT e al Ministero dell’ambiente, ma anche alla Regione Toscana. Le legga, caro Governatore Rossi, prima di citare a sproposito piani della sua regione.
Tale tracciato non solo non risolve i rischi dal punto di vista idraulico e idrogeologico, ma li aumenta, sottraendo preziosa superficie alla cassa di espansione e creando ulteriori barriere nella zona alluvionata dell’Albinia. Anche questo non lo dice Colli e Laguna, ma un gruppo di consulenti tecnici che hanno elaborato puntuali relazioni peritali anche queste inviate alla Regione Toscana, nelle quali si dimostra che le prescrizioni contenute nelle delibere di Giunta che Rossi ha firmato sono state totalmente disattese.
Al Governatore non fa problema che una strada statale, l’Aurelia, venga ‘regalata’ a una società privata, la SAT- gestita da persone di cui a quanto pare il Governatore si fida. Al Governatore non fa problema che l’Europa abbia aperto una procedura di infrazione nei confronti del governo italiano sospettato di aver prolungato la concessione SAT senza seguire le procedure di legge. Al Governatore non fa problema che ogni mutamento di tragitto da parte della SAT sia stato legato in questi anni solo e semplicemente a come guadagnarci di più e spenderci meno. Al Governatore non fa problema che della povera gente venga espropriata della casa. Che un paesaggio naturale meraviglioso venga distrutto. Ripetiamo: il Governatore non sembra neppure accorgersi che l’attuale progetto SAT non tiene affatto in conto le criticità indicate dalla stessa Regione Toscana (delibera916/2013). Continua a ripete da anni come un dogma di fede, come un postulato tautologico, che l’autostrada serve perché porta sviluppo e porta sviluppo perché serve. Un’idea di sviluppo per altro anacronistica, che non intende discutere.
Né intende confrontarsi e ascoltare i cittadini di questa terra che se continuano a lottare contro l’Autostrada è, secondo lui, perché ne ‘infischiano’ (così li accusa) del bene comune. Che, guarda caso, coincide con il progetto della SAT. Afferma: “Anas non dispone del miliardo necessario per realizzare la strada,” e cioè l’adeguamento dell’Aurelia che da tempo il territorio richiede. E dunque? Dunque, lasciamo che sia una società privata a fare i suoi investimenti e i suoi profitti. Né si sofferma sul fatto che tale società imporrà un pedaggio, che ancora una volta saranno i cittadini a pagare a vantaggio non certo del bene comune.
Ma il punto è che in questi anni, niente affatto indifferenti, gli uomini e le donne di queste terre si sono rimboccati le maniche, hanno impegnato il loro tempo e il loro denaro per quello che il Governatore non fa: per valutare il reale impatto sulla loro vita di un tracciato, che non è per loro, come per il Governatore, solo un segno su un pezzo di carta. Solo il vettore di un ipotetico sviluppo economico. Sempre vantato. Mai dimostrato.
Asini o non asini, caro Governatore, chi abita in queste terre non lo fa in modo ‘passivo’. Al contrario, vuole prendersene cura impedendo scempi voluti da una classe politica che crede ancora di poter governare imponendo scelte non condivise, in nome di un’idea di potere niente affatto al servizio della democrazia. Ma sappia, caro Governatore, che qui in Maremma crediamo nel buon governo, e pensiamo di meritarci una sana democrazia. La invitiamo dunque ad ascoltare la voce di una popolazione, che, indipendentemente dalle diverse posizione politiche, è unita nel difendere i propri diritti, sostenuta in modo chiaro e netto dai sindaci dei territori interessati.
Questo articolo è stato pubblicato da Micromega online il 17 maggio 2017 riprendendolo da Repuibblica Firenze del 9 febbraio