Aleppo: da città della cultura a centro di una guerra sciagurata

20 Gennaio 2017 /

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a-aleppo
di Claudio Cossu
Come Dresda, anche Aleppo era una città di cultura, ridente, punto di incontro per uomini e donne, mercanti e intellettuali, dove brillavano le luci dei negozi ed i bazar erano sfavillanti, mentre il traffico assomigliava a quello di un normale agglomerato urbano occidentale, che ora solo distruzione, morte e desolazione presenta, sovrastando ed avvolgendo come una nube nefasta le macerie della parte abbandonata dai ribelli contro il tiranno Bashar al Assad e dagli jihadisti.
Un tempo la gioia degli abitanti rincorreva, nello svolgersi normale della vita, la grande Moschea e la fortezza custodita dai governativi, unitamente alla relativa parte antica e storica della città. Gli abitanti che sono rimasti ancora, dopo la caduta di Aleppo nelle mani di Putin e Erdogan, ora alleati, appaiono come ombre tra polvere di calcinacci, malattie e miseria e tutto assomiglia ad una visione del 1945, che pensavamo ormai rimossa e appartenere a un triste passato.
Invece, ecco ancora, bambini laceri e abbandonati, le vie colme di rovine e corpi, causa le incursioni degli aerei russi e turchi. Anche gli iraniani partecipano a quella guerra sciagurata, per rendere maggiormente in brandelli quella che fu una storica e bella città. Ancora una volta Dio ha deciso di abbandonare quegli esseri, un tempo umani ed ora solo larve, divenuti tali in un mare di bombardamenti crudeli e si è arrestato senza intervenire pietosamente, senza fermare quella carneficina.

Come ad Auschwitz, a Bergen Belsen e negli altri campi di sterminio nazisti degli anni ’40, a Dio si è sostituita l’ indifferenza di tutti, dell’europa e del mondo intero e come una nebbia melmosa avvolge quel che resta di Aleppo, le rovine delle case, ormai tuguri, e per le strade deserte si vedono solo le truppe cecene, quelle dei turchi e dei curdi. Anche i cinesi si aggirano intorno, come sciacalli, per approfittare di quegli affari che si possono ancora ricavare da quelle tristi rovine.
E l’indifferenza avviluppa anche i veri vincitori, i russi che curano solo gli interessi di Putin e della relativa smania di estendere il suo potere verso il medio-oriente. Nelle strade ai corpi si sono ammassati agli altri corpi inanimati e chi ha potuto è fuggito oltre quelle macerie, cercando di sottrarsi a quella globale, imperturbabile apatia per poi incorrere in un’altra indifferenza che copre come una malvagia coltre i popoli ed i governi dei Balcani e dell’europa centrale, quella dei muri, dei reticolati innalzati dai governi centro-europei e dei manganelli degli sgherri di Orban.
Ma Aleppo, o quel che resta di Aleppo, è ormai un’ombra lontana, dilaniata e lacera. Amaramente ricorda Dresda, che nel febbraio del 1945 venne distrutta, pur essendo ricolma di profughi provenienti dall’est, donne, bimbi e anziani che cercavano solo un rifugio sicuro, un pò di misericodia dal terrore di una guerra spietata e senza umanità. Come tutte le guerre.

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