Anziani: con il co-housing a Modena il welfare è fatto in casa

14 Giugno 2016 /

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di Redattore sociale
La poltrona preferita, i quadri di una vita, le foto dei familiari incorniciate, la macchina da cucire e il pianoforte. Entrando nell’appartamento si ha l’impressione di entrare, semplicemente, nella casa, ordinata e accogliente, di persone anziane. Invece, in via Matilde di Canossa 17, in un quartiere residenziale non lontano dal centro di Modena, si sta sperimentando una forma di welfare innovativo, un’esperienza praticamente inedita in Italia, anche se adottata con successo in molte realtà del Nord Europa. Si tratta di un modello di coabitazione per anziani non-autosufficienti e persone con problematiche legate a demenza o a deficit cognitivi.
L’appartamento, messo a disposizione dal Comune di Modena e gestito dalle famiglie con il supporto delle associazioni e delle istituzioni locali, è divenuto la casa di Etta, Adriana, Fernando, Carmelo. Gli inquilini condividono spazi comuni, mantenendo camere singole, ed è completamente accessibile a persone con ridotta mobilità, per favorirne il più possibile l’autonomia.
Oltre a familiari e volontari è presente il personale che, a turno, garantisce un servizio di assistenza domiciliare per 24 ore al giorno. In caso di necessità, vengono poi attivati operatori assistenziali e personale sanitario dell’Ausl, come il medico di medicina generale, infermieri, medici geriatri o psicologi.

Il progetto, denominato “Ca’ nostra”, è coordinato dal CSV di Modena, con il sostegno dell’Assessorato al welfare del Comune di Modena e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, promosso da Ausl Modena, Forum provinciale del Terzo Settore e da numerose associazioni di volontariato locali, a partire da un’idea dell’associazione G.P. Vecchi. Sono coinvolti anche Auser, Ancescao, Amazzonia sviluppo, Alice, Centro sportivo italiano, Anteas, Csi Volontariato.
Gli obiettivi del progetto sono dunque quelli di incrementare il benessere degli ospiti attraverso la convivenza e la valorizzazione del ruolo dei familiari; migliorare la qualità della vita dei famigliari alleggerendo il loro carico assistenziale; sperimentare nuove forme di assistenza in grado di coniugare centralità della domiciliarità, cura e bisogno di socialità degli ospiti.
Una risposta concreta e innovativa alle esigenze e alle problematiche della popolazione anziana che, in provincia di Modena, attualmente rappresenta circa il 21 per cento del totale ed è destinata ad aumentare considerevolmente: tra 40 anni arriverà al 30,5 per cento. Inoltre, si assiste anche a un incremento degli anziani con demenza: nel modenese, infatti, il tasso di incidenza annuale è di circa 1,8 per cento di nuovi casi.
“Le famiglie coinvolte – afferma l’assessora al welfare Giuliana Urbelli – dividono le spese e possono entrare e uscire dall’appartamento quando vogliono, nella certezza che i propri cari sono sempre assistiti in un ambiente familiare. “Ca’ nostra” è quindi un modo per condividere risorse, a partire dall’alloggio e dalla badante, ma soprattutto per condividere problemi e soluzioni, dando valore alle relazioni di comunità”.
“Questo progetto che alle spalle vede tanti mesi di lavoro di squadra, dimostra ancora una volta che fare rete tra istituzioni e mondo del terzo settore porta a risultati importanti per la comunità”, commenta Emanuela Carta presidente del Csv modenese, intervenuta per presentare il progetto insieme ai rappresentanti delle numerose realtà coinvolte. Tra questi, anche i referenti della G.P. Vecchi che sottolineano: “La realizzazione di questo progetto è un grande esempio di rete solidale. Questo progetto è unico in Italia per l’aspetto dell’autogestione, perché rispecchia la migliore espressione della domiciliarità”.
Per informazioni, si può visitare il sito del Csv di Modena.
Questo articolo è stato pubblicato su Redattore sociale il 9 giugno 2016

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