di Gianluigi Trianni
Quanto segue non è l’ennesima analisi sulle azioni terroristiche in Europa e sulle origini delle attuali vicende belliche in medio oriente ed in Africa (tra i tanti ne ha scritto ottimamente T. Di Francesco su “il Manifesto” del 23.03.2016), pur se sono convinto che il terrorismo sul suolo europeo sia una tecnica militare usata, con manovalanza fondamentalista autoctona, da contendenti che cercano di allargare il campo di battaglia medio-orientale e condizionarne gli esiti.
Quello che segue è un sintetico, e certamente incompleto, appello ad una iniziativa più incisiva delle sinistre sui temi di politica estera che, per la sinistra, sono i temi della politica per la pace e per la cooperazione internazionale.
“Sento”, infatti, che manca nelle prese di posizione delle sinistre, soggetti politici partitici e non, il tentativo (almeno) di proporre elementi, ed obbiettivi di lotta politica qui ed oggi, per una politica estera alternativa a quella del governo Renzi.
Faccio riferimento ad un chiaro e sufficientemente definito programma politico “da sinistra di governo”, o quantomeno “da opposizione di sinistra” condizionante le maggioranze di governo “neoliberiste”, per una politica estera centrata:
- sulla rinuncia immediata delle “opzioni militari” poste in essere e progettate dal governo italiano e dagli altri governi europei e non fuori dai propri confini, fuori da mandati Onu, e per l’Italia, fuori dai vincoli costituzionali (nonostante le previsioni legislative introdotte furbescamente di soppiatto dal governo Renzi per equiparare le attività dei corpi militari speciali all’estero alle attività dei servizi segreti);
- sulla valorizzazione dell’Onu come unica entità deputata a riportare la pace là dove essa è negata, nel nostro caso, dalla cinica e disumana trasformazione della “guerra economica” tra “imprenditori” (dei vari settori economici, da quelli finanziari a quelli della produzione di beni e servizi) variamente intrecciati ai gruppi dirigenti/governanti le varie entità statali ed i potentati locali (dagli USA alla Russia giù giù sino all’Isis), in guerra condotta con mezzi militari (con sofisticatissime nuove tecnologie quelle occidentali e russe.) ed anche con tecniche terroristiche, attuate tramite il ricorso a manodopera fondamentalista (generata dall’intrecciarsi delle diseguaglianze sociali in Europa, oltreché nel resto del mondo, con la competizione tra caste sacerdotali per il controllo di masse di “fedeli” utili a consolidare ed espandere il proprio status sociale ed economico);
- sulla adozione di misure di “redistribuzione del reddito e delle opportunità” su scala globale, e quindi anche nel medio-oriente ed in Africa, e sul risarcimento dei danni di guerra provocati dalle proprie forze armate da parte degli stati che hanno “operato militarmente fuori dai propri confini”, come volano della ripresa economica dei ceti popolari e medi e della ricomposizione sociale delle popolazioni vittime delle azioni militari sui vari teatri di guerra nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale, antidoto alle migrazioni per sfuggire a guerre e miseria e consentire il diritto al movimento globale alle persone (non solo ai capitali.);
- sulla “redistribuzione del reddito e delle opportunità” in Europa e quindi anche a favore dei cittadini e dei residenti di più recente immigrazione, come diritto di cittadinanza;
- sulla richiesta al governo italiano ed ai governi europei di rendere di pubblico dominio in quali stati risiedano gli “imprenditori” che hanno attività commerciali con l’Isis, e di applicare embarghi economici e vigorose iniziative diplomatiche contro tali stati, a cominciare dalla Turchia stessa, con la quale va stracciato l’ignobile accordo appena siglato sui migranti, dalla Arabia Saudita e dalle petromonarchie della penisola araba;
- sulla richiesta al governo italiano ed a quelli europei di sottrarre alle mafie occidentali e turche ed ai potentati ed alle milizie medio-orientali ed africane il traffico dei migranti tramite la riorganizzazione dei trasporti civili e la apertura delle ambasciate per la concessione dei visti e l’accoglienza in Europa come prima riparazione dei danni di guerra provocati dagli stessi eserciti occidentali illegalmente operanti fuori dai loro confini.
Su questi temi e sugli altri di politica estera, certamente in modo ulteriormente preciso e più dettagliato di quanto in questa sede per oggettivi limiti di competenza di chi scrive, occorre, anche se è tardi, ma non lo è mai troppo, convocare un confronto con i parlamentari Italiani, a cominciare da Sinistra Italiana, sì che si veda una alternativa alla demagogia renziana, (un piede sul freno alla attuazione delle programmate avventure militari in Libia e l’altro sull’acceleratore del sostegno alla politica estera neo-imperiale degli USA) certamente meno nociva del razzi-nazi-lepenismo italiano della destra di Salvini e del filoatlantismo scomposto e senza freni del centro e della destra berlusconiana.
Non è in gioco la brillantezza di una analisi politica o un astratto ecumenismo, è in gioco l’esigenza vitale ed immediata della difesa della sicurezza e del reddito delle persone a livello mondiale, compresa, nel nostro specifico, quella delle persone-cittadini in Italia e in Europa.