di Silvia R. Lolli
Le foto narrano un’edificazione meno cementificata, si vedono pannelli di legno e le indicazioni di vendita raccomandano le importanti scelte ecologiche dell’impresa. Siamo a Bologna e dal muro di cinta vecchio si nota che si tratta anche di una ristrutturazione, anzi chiamiamola pure una delle molte riqualificazioni territoriali così tanto propagandate negli ultimi anni a Bologna.
Però allargando l’orizzonte e partendo dallo stesso muro finestrato, segno evidente che prima era parte di un manufatto di un solo piano, possiamo notare un’incidenza edificatoria molto più alta di prima; si dirà normale amministrazione per una città che continua a mantenere alti gli indici di abitabilità nonostante le tante case vuote e sfitte, anche nuove.
Possiamo notare che almeno due piani, se non tre, vanno oltre l’edificio a fianco nella foto in cui quest’ultimo è in primo piano, fra il verde. Infatti la costruzione sembra in zona verde vista la siepe lungo una via ciclabile e pedonale. Ma dove siamo? Il muro laterale alla strada è il muro della Certosa; la “riqualificazione” che finalmente (!) sembra portare a Bologna l’edilizia sostenibile si sta facendo a fianco del cimitero comunale nella parte sud, cioè a fianco del canale di Reno e con ingresso su Via A. Costa a pochi metri dallo stadio Dall’Ara.
Alcune domande vengono a questo punto naturali. La prima: non esistono regolamenti comunali che non permettono di costruire a fianco della Certosa soprattutto abitazioni di molti piani? La seconda: è proprio opportuno permettere un’alta abitabilità in una zona molto trafficata? Già anni fa nella zona Barca/Saragat si mise in luce l’assurdità di aumentare in modo spropositato le abitazioni lasciando le vie di comunicazioni uguali a prima.
Allora a nulla valsero le richieste dei cittadini, tanto erano i tecnici comunali ad avere le conoscenze… A distanza di anni, in una situazione in cui le varianti al PEC vengono certamente decise negli uffici comunali e non discusse in consiglio comunale o nei quartieri, abbiamo sempre più la certezza che ci sia soprattutto un filo diretto ai voleri di costruttori ai quali l’abuso sul territorio non si fa mai pagare.
Non si parla già da troppi anni di istituire delle Tobin tax? Questa sarebbe una vera scelta politica.